Turismi

Il turismo culturale può e deve giocare un ruolo di primo piano

Tutti, ormai, possono andare ovunque. Le distanze sono state abbattute. Perché i mezzi di trasporto sono capaci di portare le persone dappertutto e i prezzi sono crollati praticamente per tutte le destinazioni.

Allora perché qualcuno dovrebbe scegliere di andare proprio in un posto?

Perché in quel luogo si respira cultura.

E tutti sanno quanto ciò sia fondamentale per la propria formazione non solo di turisti ma proprio di persone.

Perché il profumo inconfondibile della cultura sia una vera attrattiva è però necessario che ogni molecola della composizione, che ogni particella che ne permette la formazione, sia attentamente curata.

L’olfatto dei turisti, infatti, sembra da secoli pronto a cogliere la presenza di cultura e dare la giusta importanza nei propri programmi di viaggio.

Proprio per questa ragione, proprio perché ha sempre avuto quasi senza lottare un ruolo di spicco nel panorama turistico, ecco che il patrimonio culturale si è ripiegato su se stesso, lasciando che passassero in secondo piano questioni invece di estremo rilievo in merito alla sua gestione.

Oggi le cose sono cambiate. Il mercato è più competitivo e l’Italia rischia di restare ferma al palo.

Qualcosa tuttavia comincia a muoversi.

Seppur in ritardo, tanto per fare un esempio, si cominciano  a usare le nuove tecnologie a vantaggio del turismo e della cultura.

Non solo conservazione: la parola d’ordine deve essere anche valorizzazione

Preservare il valore del tesoro artistico e culturale di una meta turistica, infatti, non significa solo mirare a conservarlo.

La conservazione è un aspetto senza dubbio cruciale, ma prendersi cura del patrimonio artistico vuol dire anche altro.

L’arte e la cultura vanno infatti anche esaltate, valorizzate.

In un mondo dove sempre più “si conosce il prezzo di tutto e il valore di nessuna cosa” è sull’insieme dei beni che non si possono acquistare, sulla bellezza di cui non ci si può appropriare indipendentemente da quanto si sia ricchi, che occorre puntare.

La cultura, in ambito turistico, vende perché regala un valore che non si può comprare.

Viaggiare è imparare a guardare il mondo con occhi nuovi e ammirare opere d’arte, prendere parte a spettacoli e vivere appieno una cultura diversa dalla propria, vuol dire proprio permettere ai propri occhi di scoprire l’immenso valore della capacità di assumere punti di vista sempre nuovi.

Dal punto di vista del turismo, la cultura ha quindi uno straordinario potere.

Ma non può gestirlo da sola.

È compito di chi ha una formazione in ambito turistico incanalare l’incredibile forza del patrimonio culturale.

In che modo? Cominciando da due semplici passi.

Informarsi sul target per formare l’offerta

I beni che costituiscono il patrimonio culturale di una meta turistica – è vero – non cambiano da un giorno all’altro.

Ma è altrettanto vero che il modo in cui la cultura viene presentata ai diversi turisti che propone il mercato può cambiare.

Anzi, l’offerta non solo può adattarsi al target, ma deve farlo.

Informare correttamente i turisti, dando un’idea chiara dell’offerta

Il valore immateriale dei beni culturali, per essere trasformato in risorsa economica attraverso il turismo, deve sapersi vendere, riuscendo a rendere chiaro il suo inestimabile valore.

I turisti devono essere guidati attraverso i meravigliosi meandri del patrimonio culturale di una destinazione turistica.

Evitando, tra le varie cose, di frapporre tra i visitatori e i beni culturali inutili ostacoli o barriere.

La formazione di un’offerta turistica adeguata passa attraverso la costruzione del profilo del cliente tipo e la creazione di una presentazione delle peculiarità artistiche e culturali che renda onore alla loro bellezza.

Senza dimenticare di guardare ai vari elementi del patrimonio artistico come un universo culturale in continua formazione, in cui l’organizzazione dei vari pianeti può sempre essere rimaneggiata a seconda delle esigenze dei turisti.

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