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I turisti cinesi nel Bel Paese

Riprendiamo l’analisi dei paesi esteri toccando ancora una volta la Cina dopo aver descritto, qualche tempo fa, alcune delle caretteristiche del mercato turistico cinese.

Un mercato questo che, insieme a quello russo dei Brics e dei paesi Slimma, costituisce una opportunità che richiede però una adeguata conoscenza.

La Cina negli ultimi anni ha avuto una crescita economica continua, accompagnata dall’aumento degli stipendi; questo ha permesso la formazione di una nuova classe sociale, quelli che vengono definiti i “nuovi ricchi” cinesi, che vogliono godersi il più possibile questa condizione di benessere.

Uno dei modi è quello di viaggiare: ed ecco che aumentano i viaggi all’estero, un nuovo must, come quello che poteva essere l’auto o il cellulare qualche anno fa.

Nel 2011 abbiamo avuto il 22,4% [1] in più di turisti con gli occhi a mandorla in giro per il mondo e, per  la destinazione Italia, c’è stata una crescita del 23,5% rispetto al 2009 [2].

Ci sono due tipi di turista cinese che sbarca nello Stivale: quello che fa parte di un gruppo di circa 40 persone, con accompagnatore dalla Cina – che molto probabilmente girerà il maggior numero possibile di città europee in 2 settimane – e che vive molto superficialmente l’esperienza del viaggio.

L’altro tipo è quello che fa parte di un gruppo più piccolo, una decina di persone, che si prende una settimana/dieci giorni per visitare esclusivamente il nostro Paese, che ricerca un’esperienza italiana al 100%.

Certo, sempre con sfumature cinesi.

Gli italiani, così orgogliosi delle proprie tradizioni, commettono a volte un piccolo errore, dimenticando che non siamo tutti uguali.

Perciò il cinese potrà apprezzare il cibo italiano, ma non vorrà mai mangiare per 10 giorni seguendo esclusivamente la dieta mediterranea.

Potrà apprezzare il caffè e il cappuccino a colazione, ma non meravigliamoci se poi si alzerà e farà seguire a un cornetto con la crema un bel piatto di funghi trifolati.

D’altra parte è la stessa cosa quando l’ italiano va in Cina, potrà apprezzare i jiaozi (i ravioli), ma tirerà un sospiro di sollievo quando vedrà che la cena sarà di tipo occidentale.

Ogni popolo è  convinto che il cibo del proprio Paese sia il migliore, quindi sì alla sperimentazione di pietanze del posto, ma cerchiamo di venire incontro alle esigenze dei nostri ospiti cercando di variare il più possibile.

Evitiamo gli aperitivi: se per un italiano un aperitivo può essere la sostituzione economica di una cena, per un cinese – che è abituato a pasti che partono dalla zuppa fredda e arrivano alla frutta, passando per carne, pesce e verdure – il solo buffet esula dalla concezione di “pasto”. Al massimo può fare da antipasto.

Inoltre in Cina, anche negli alberghi a tre stelle, vengono fornite ciabatte e bollitore per il the; potete immaginare con che sorpresa possano notarne la mancanza in hotel a cinque stelle.

Inoltre in Cina c’è wireless gratuito in camera e Spa aperta fino a tarda notte, servizi che in Italia non vengono quasi mai offerti, se non a pagamento.

Teniamo presente che, di solito, durante tutto il percorso non c’è nessuno che parli la loro lingua, se non l’accompagnatore di turno o, al massimo, qualche guida.

Si dice che i cinesi siano dei clienti difficili: da una parte può essere vero, perché sono abbastanza vivaci, indisciplinati e confusionari.

Ma non è che gli stessi italiani abbiano la fama di turisti modello all’estero.

Quindi, il mio suggerimento è quello di cercare di favorire l’accoglienza e l’integrazione: cerchiamo di farli sentire integrati, non strabuzziamo gli occhi se con la pizza bevono il the, ma aiutiamoli a conoscere il nostro Paese e la nostra cultura.

Anche perché i turisti sono un bene prezioso, che l’Italia non si può permettere di perdere.

Per saperne di più sul mercato turistico cinese ti consigliamo di scaricare l’ebook gratuitoIntroduzione al mercato turistico cinese“.

[1] AGI China 24 – Continua il boom dei viaggi all’estero
[2] ICE, Il turismo cinese in Italia, 2011