Le Cavagnette fenomeno solo locale? A quanto pare…No!
Come anticipato nel precedente post, oggi portiamo a conclusione il discorso iniziato sulle possibili azioni di promozione di riti folklorici religiosi, descrivendo ciò che è emerso dal “Convegno nazionale delle Cavagnette” tenutosi lo scorso 5 agosto a Trontano, piccolo paese a 50 Km da Verbania, nel VCO in Piemonte.
Prima di addentrarci nel pieno della tematica è giusto far osservare a tutti gli amici di Formazione Turismo tutta una serie di considerazioni che ben descrivono il fenomeno nazionale ed europeo delle Cavagnette.
A questo proposito riprenderò alcuni temi affrontati da studiosi e ricercatori presenti al convegno, che ringrazio sin d’ora per la disponibilità nell’avermi preparato un piccolo “sunto” dei propri interventi.
Il professor Massimo Centini, anch’egli antropologo, ha aperto la tavola rotonda evidenziando l’aspetto transculturale dei culti alberi formi, introducendo una serie di particolari che uniscono idealmente tutti i riti folklorici delle Cavagnette e tracciandone gli elementi fondanti.
L’antropologa Michela Zucca ha analizzato i casi degli alberi rituali presenti in Basilicata molto interessanti per le “metodologie” utilizzate a fini turistici, dove la presenza della musica popolare trascina i presenti in un ballo sfrenato.
E’ stato Battista Saiu, antropologo dell’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” di Vercelli ad entrare nel merito delle Cavagnette ossolane, analizzando nel dettaglio quelle di Viganella, sicuramente tra le più giovani e più “turistiche” in quanto si è potuto appurare attraverso un campione di interviste come le donne, soprattutto le più giovani, non avessero ben chiaro il motivo intrinseco del portare questa struttura. Alcune di loro hanno ammesso di aver addirittura abbellito (a gusto personale) il proprio “alberello”.
Se da un lato questo fatto ha creato non pochi problemi di lettura dei significati più antropologici dell’evento dall’altro ha permesso una tentata lettura “turistica fai da te” attraverso un semplice ragionamento: più sono belle e particolari queste lavagnette, più si è intenzionati a ricercarle! Ottimo spunto da mediare, però, con il bisogno di conservare una tradizione sicuramente centenaria a cui il professore ha fatto esplicito richiamo.
Il ricercatore Paolo Vailati ha condotto i partecipanti alla tavola rotonda in un viaggio per immagini nel mondo degli alberi fioriti, illustrando varie tipologie di feste, dall’Austria al Portogallo passando per quelle piemontesi, ad esempio a Maglione, Bollengo, Ceres, Giaglione ed altri comuni. Le testimonianze di queste cavagnette sono state anche ritrovate negli scritti degli etnologi che attraversarono il Piemonte in occasione del Gran Tour di fine ‘800: da Estella Canziani sino ad Emy Bernard, come dimostrato dal dott. Giampaolo Fassino dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo.
A concludere gli interventi degli antropologi troviamo una nostra “vecchia” conoscenza, amici di Formazione Turismo, Luca Ciurleo, che ha presentato alcune caratteristiche peculiari e tutte le differenze riscontrabili tra le Cavagnette ossolane di: Croveo, Vagna, Preglia di Crevoladossola e, per finire, Trontano (le “padrone di casa”).
Landexplorer, invitata al convegno, ha cercato di mettere in luce un lato più “profondo” ed “intimo”, riflettendo sul perché si partecipa ad un rito folklorico di questo tipo e sul perché sempre più persone si spostano, creando fenomeni di escursionismo o turismo, alla ricerca proprio di questa tipologia molto particolare di eventi culturali.
Per scovare il filo conduttore che li accomuna decidiamo di applicare la Teoria dei bisogni di Maslow – nata come concetto fondante del marketing ma adottabile i molti campi della ricerca – e scopriamo, scandagliando a fondo, che alla semplice domanda “Perchè partecipa ad un evento tradizionale?”, posta ai membri della comunità organizzatrice dell’evento, avremo una risposta o una categoria di risposte molto simili alla seguente: ” Perché sento la necessità (ho il bisogno) di partecipare all’evento e di sentirmi un piccolo “frammento” della comunità stessa”.
Quindi, secondo la Piramide dei bisogni, una vera e propria gerarchia dei bisogni e delle necessità dell’uomo, chi partecipa all’evento raggiunge il “gradino” più alto della piramide, compiendo l’autorealizzazione, quando riesce ad appartenere alla comunità e da essa viene riconosciuto come un membro effettivo della struttura sociale.
Il turista si muove per motivi diversi dall’attività lavorativa e principalmente ricerca il piacere, lo svago, il paesaggio e, non ultima, la cultura. Dagli anni ’60 ad oggi il fenomeno turismo è cambiato molto e schematizzando si potrebbe affermare che il turismo di massa alla ricerca delle tre “S”, sea sand see, si è sempre più avvicinato ad un modello di turismo culturale. Oggi in Italia è circa l’80% dell’intero turismo, fondato sulle tre “L”, Leisure Learn Landscape, dove il turista è molto attento all’ambiente, caratterizzato dalla voglia di imparare la cultura locale ed è attratto dai panorami che sa offrire un dato territorio.
Se a quanto appena esposto aggiungiamo alcuni recenti studi di antropologi che assimilano il gruppo di turisti ad una possibile “comunità nomade” dai caratteri molto particolari (rif. Duccio Canestrini antropologo), si può azzardare a pensare ad un “incontro” fra comunità spinto non solo dalla voglia di conoscere o di ricercar “virtute e conoscenza”, ma ancor di più da un bisogno più profondo; infatti, intervistando i turisti appassionati di riti folklorici affini, alla domanda “Perchè si sposta alla ricerca di questa tipologia di eventi?”, la risposta risulta essere: “Perché sento la necessità (ho il bisogno) di scoprire culture lontane alla ricerca dei caratteri più veri, degli usi e dei costumi della comunità che mi ospita”. Quindi, il turista si autorealizza, secondo la piramide di Maslow, quando entra in simbiosi con la comunità ospitante e da essa riceve segnali di una possibile appartenenza!
Ora che abbiamo un legame consolidato basato su un bisogno condiviso, i pericoli che si “annidano” sono di due tipologie e risultano molto insidiosi poiché possono portare alla distruzione dell’evento folklorico o al non interessamento da parte del target – il possibile pubblico – di turisti appena delineato e questo succede in definitiva per una diversa ed opposta “visione mentale” da parte di chi appartiene alla comunità e lavora (per lo più sottoforma di volontariato) all’evento folklorico rispetto al turista con le sue esigenze e caratteristiche, determinate dall’appartenenza a questa “tribù nomade speciale”.
Il problema da affrontare è quello semplicemente di evitare l’insorgere di “pregiudizi” e “preconcetti” che da una parte vogliono rendere il rito folklorico banale, ad esempio creando un “raduno delle Cavagnette” ogni fine settimana che da un lato potrebbe trarre in inganno, solo in primo momento, i turisti che crescerebbero velocemente al fine di scoprire l’evento, ma, subito dopo, capirebbero di essere di fronte ad un artifizio costruito ad hoc. Oppure, rischiare di vedere il rito folklorico come una peculiarità locale da tenere ben nascosta, assolutamente non “monetizzabile”, anzi questa caratteristica potrebbe portare ad una irrimediabile “scissione” della comunità.
A queste problematiche esiste una soluzione in teoria molto facile – più difficile da attuare nella pratica – che se voluta e ricercata fortemente può portare a risultati insperati: l’evento folklorico deve essere il più possibile conservato nel modo originale al quale va aggiunto o “aggiustato” il possibile valore aggiunto economico, facilmente derivabile dal turismo. L’evento, a questo punto, ha due anime e viaggerà su due “binari” distinti ma fittamente collegati che permetteranno di salvaguardare gli aspetti folklorici e di sviluppare una possibile economia integrativa a supporto della sopravvivenza dell’evento stesso, soprattutto in momenti di crisi, come quello odierno.
Sperando di aver portato spunti positivi alla tematica non mi rimane che dare l’ appuntamento al prossimo post…mi raccomando condividete il post ed esperienze, siamo qui per aiutarvi! Alla prossima!
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