Turismo quale futuro
Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Dott. Silvio Lorenzo Calamandrei, indirizzata agli organi di stampa e a tutti i Senatori, sulla questione politica del turismo in Italia con il nuovo Governo.
“Vorrei richiamare l’attenzione su quanto sta accadendo al nostro turismo. Un settore in perenne affanno che nelle classifiche mondiali continua, inesorabile, a scivolare sempre più in basso. Ogniqualvolta c’è un cambio di compagine politica al Governo del Paese, ci si mettono le mani, a torto o a ragione. Così, negli ultimi venti anni, dall’abolizione avvenuta nel 1993 dell’allora Ministero ad oggi, il carrozzone statale del turismo è stato ripetutamente bistrattato, costituendo specchietto per le allodole per quanti speravano in una seria politica di rilancio per il settore e, per quei soliti noti, invece, ghiotta opportunità di potersi sedere pur sempre su una poltrona governativa.
Dalla Presidenza del Consiglio, all’allora Ministero dell’Industria, poi Attività Produttive, quindi Sviluppo Economico, per ritornare sempre più smunto e mal dimensionato ancora alla Presidenza del Consiglio, il turismo rischia di continuare sempre più ad essere cenerentola anziché volano dell’economia italiana. Ma si sa in Italia lo sport più praticato è quello dello sfascio. Se qualcuno prima costruisce qualcosa di buono c’è sempre il picconatore di turno dell’opposta casacca politica che, appena al potere, si affretta a distruggere.
E, intanto, il turismo annaspa con numeri in rosso da far paura. Dal turismo culturale a quello religioso, da quello enogastronomico a quello balneare, l’intera filiera continua ad accusare i colpi di una politica che predica bene ma continua a razzolare sempre peggio. Adesso, si vuole tentare di recuperare il terreno perduto semplicemente appiccicando il nome “turismo” a quello del Ministero dei Beni e Attività Culturali, proposta che arriva, tra gli altri, da Bernabò Bocca, presidente storico della Federalberghi e, oggi, Senatore della Repubblica.
Una domanda è d’obbligo: ma è sufficiente spostare il turismo dalla Presidenza del Consiglio al Mibac perché l’intero settore ne tragga beneficio? Non è meglio, al contrario, lasciare le politiche di impulso, di indirizzo e di coordinamento lì dove l’allora Governo Prodi le ha allocate nel 2006?
Forse, come spesso accade, la risposta è più partigiana che politica. Probabilmente, ancora una volta, la cenerentola del turismo serve come pedina di scambio, come premio per chi ambisce ad una poltrona governativa avendo speso in passato parte del proprio tempo in comitati e commissioni dedicati alla politica dell’accoglienza. Così, oggi, per pagare pegno al personaggio di turno prestato alla politica si finisce con il rischiare il blocco dell’attività amministrativa istituzionale con gravi ripercussioni per gli operatori del settore e i cittadini utenti. Scelta scriteriata di un Governo che potrebbe non avere il tempo di mangiare il panettone ma che in pochi mesi potrebbe spingere definitivamente a fondo il petrolio della nostra economia. L’ennesimo autogol per il turismo italiano proprio alla vigilia di una stagione estiva che si preannuncia tutt’altro che rosea”.
Silvio Lorenzo Calamandrei
stoca93@gmail.com