Turismo alla Presidenza del Consiglio
Chi lavora nel turismo e si interessa della crisi che sta attraversando il settore per cui il paese, secondo alcuni, rischia di scendere ancora dal quinto al settimo posto nella scala dei top ten, dopo che negli anni 70 era stato al primo posto in classifica, non può non leggere con grande rammarico quanto scrive Italia Oggi il 1 settembre: con ben due articoli, ha preso posizione contro la remunerazione dei dipendenti del Dipartimento del turismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Secondo il giornale, mentre si parla di contenere la spesa pubblica, si programma di aumentare la retribuzione di questi lavoratori trasferiti non per loro decisione da un ministero alla Presidenza ove vi sono particolari indennità, corrispondenti ai maggiori oneri di orario e di lavoro, che peraltro non costituiscono la voce stipendio, sono da considerare come oneri accessori e come tali non influenti sull’aumento della spesa pubblica in via definitiva e determinante.
Anche l’ammontare della spesa sembra non rispondere alla realtà ove si pensi che i dipendenti del turismo sono circa 30 persone, ma è sorprendente che si prenda posizione contro una struttura necessaria dal momento che le Regioni non accettavano di essere coordinate da un organismo ministeriale per cui la Presidenza del Consiglio è apparsa come sede appropriata per svolgere quei compiti di regia necessari e imprescindibili se si vuole che il turismo italiano possa cercare di risalire la china della quale lo ha gettato il frazionamento dovuto a 21 politiche regionali. Tra l’altro recentemente la Confindustria, attraverso Federturismo, e l’onorevole Mantini, titolare dell’Osservatorio sul turismo alla Camera dei deputati, si sono pronunciati a favore della necessità di una struttura centrale autorevole e qualificata che possa esprimere una efficace politica del turismo necessaria per il recupero di quelle posizioni che il paese merita.
Il rammarico risulta ancora maggiore se si pensa che in questi giorni il governo francese è intervenuto pesantemente sui cittadini per esortarli a sviluppare e migliorare l’accoglienza del turista modificando le loro ancestrali e tradizionali diffidenze e modi d’agire, per evitare la Francia possa perdere quella posizione di preminenza che ha acquistato, mentre in Italia si censura la giusta remunerazione di coloro che lavorano nel campo, e tuttavia ci si accinge a spendere dai 40 ai 70 milioni di euro per un futuro portale telematico promozionale.
Certo è triste registrare che la stampa manifesti anch’essa quel frazionamento di interessi che ha sempre giocato contro il turismo italiano, invece di esortare a un’attenzione sempre maggiore verso questo settore che è sinonimo di crescita economica e sociale del paese ove finalmente si decida di seguirlo con la dovuta attenzione e con rispetto per coloro che vi operano.
Antonio Sereno