Turismo sostenibile e grandi numeri: perché no?
Un’intervista al volo, fatta sull’automobile che portava Eugenio Yunis, direttore dell’ufficio per lo sviluppo sostenibile dell’Organizzazione mondiale del turismo, da Trento a Padova.
Dopo due giorni più “tecnici”, di botta e risposta serrati tra gli studenti del Master of Tourism Management di tsm, è ora di tirare le fila.
Nella breve intervista che segue, EugenioYunis definisce alcune delle più interessanti prospettive per la sostenibilità nel turismo.
Signor Yunis, quali sono le sfide da affrontare per rendere il turismo mondiale più sostenibile?
Io credo che si debba far penetrare il turismo comunitario nei grandi circuiti del turismo più classico. In molte zone del mondo esiste già un prodotto potenziale pronto per essere commercializzato.
Si deve lavorare perché i grandi tour operator occidentali dell’outgoing o gli incomer locali già organizzati inseriscano nelle loro offerte queste forme di turismo comunitario.
Faccio un esempio: immagino un tour guidato per i parchi naturali della Tanzania nel quale, dopo giornate passate in fuoristrada tra la natura e pernottamenti in comodi alberghi, ci si ferma per un paio di giorni in una comunità locale, vivendo in tutto e per tutto la loro vita quotidiana.
Quali ostacoli incontra oggi questa sua idea?
Al di là dei problemi operativi, che possono comunque essere affrontati, credo che si debba riflettere prima di tutto su una sorta di pregiudizio di chi oggi è impegnato nel turismo sostenibile.
Dobbiamo liberarci dagli stereotipi negativi sul turismo di massa. È vero che ha prodotto e produce tuttora grandi danni, ma ciò non vuol dire che non si possa praticare un turismo di massa sostenibile.
Già oggi c’è una crescente domanda di turismo sostenibile. Una domanda che non è solo potenziale, ma già reale. Ci sono infatti moltissimi turisti che girano il mondo seguendo standard di alta sostenibilità. Spesso sono turisti individuali. Perché non creare offerte standardizzate sulle loro esigenze e motivazioni di viaggio?
Dobbiamo credere che sia possibile estendere la sostenibilità ai grandi numeri del turismo odierno. Oggi questa idea non è così diffusa come dovrebbe. Questo è il primo ostacolo da rimuovere.
Cosa sta facendo l’UNWTO per realizzare questa strategia?
Abbiamo in corso circa sessanta micro-progetti di sviluppo turistico comunitario, studiati e strutturati in questa direzione.
La formazione professionale è un altro nodo cruciale da affrontare nei suoi diversi aspetti. Da un lato le comunità devono acquisire una buona conoscenza dei bisogni e desideri del turista e delle tecniche dell’ospitalità, sempre nel rispetto delle loro culture locali. Dall’altro servono soggetti capaci di sviluppare le moderne tecniche di comunicazione e che siano pronti a commercializzare questi prodotti. Una formazione, quindi, che coinvolge anche il mondo della cooperazione internazionale occidentale.
Inoltre abbiamo avviato un dialogo costante con i governi locali, in modo che indirizzino parte delle loro politiche turistiche in questa direzione. Ogni progetto locale deve essere appoggiato da un’adeguata visione istituzionale, altrimenti non funziona.
Infine, signor Yunis, un consiglio ad un giovane professionista del turismo che desidera lavorare in questo ambito.
Ripeto quello che ho già detto prima: credere fermamente che sia possibile sviluppare sostenibilità nel turismo. I turisti interessati a questo ci sono eccome, serve offrire loro un prodotto vero, creativo, trasparente. Bisogna mantenere un idealismo bello, a cui aggiungere competenze e concretezza
Sergio Lucci
tsm-Trentino School of Management