Luxury hotels are recession proof?
Ma davvero il lusso non sente la crisi? Quali categorie alberghiere sono più vulnerabili quando la crisi avanza?
L’annuale rapporto di Market Metrix Hospitality Index (MMHI) ha esaminato la sensibilità al prezzo dei clienti d’albergo e la tolleranza degli ospiti agli aumenti. E stando ai riferimenti di parte manageriale i prezzi degli alberghi di lusso sarebbero bassi, troppo bassi nonostante l’aumento medio del 7% registratosi nel 2007.
La forza degli alberghi di lusso sta proprio nella limitata dimensione dell’offerta e nella contemporanea, continua crescita del segmento di domanda più alta.
Il numero dei clienti che si possono permettere una sistemazione di lusso è aumentato del 170% nel triennio 2005-2007, più del numero di camere disponibili. I clienti che vogliono distinguersi pagando aumentano, nonostante la crisi del petrolio e dei consumi.
Ma c’è una condizione negativa: i turisti internazionali dell’area del dollaro non riescono più ad assorbire gli aumenti dei prezzi alberghieri dell’area euro, mentre quelli dell’area euro possono accedere ad alberghi di lusso nell’area del dollaro spendendo come in un 4 stelle.
Va segnalato che le catene di lusso (Intercontinental, Grand Hyatt, Four Seasons, Ritz Carlton) si sono guadagnate livelli di fedeltà da record, nonostante aumenti di prezzo sostanziosi, perché sono simboli di “distinzione”.
Allo stesso modo gli alberghi a 5 stelle indipendenti che hanno saputo offrire letti da pascià, una ristorazione eccellente e un room service con i fiocchi alla clientela indipendente (per la quale conta il prestigio dell’indirizzo e il prezzo è secondario) hanno aumentato l’occupazione del 9%.
Pare proprio che solo gli alberghi a 5 stelle siano a prova di recessione.