Hospitality Management

Guai a chi vuole cambiare l’ospitalità

L’industria alberghiera sta imbarcando ogni tipo di  brand, ogni forma di marchio, di comfort e di fantasia ospitale. Ma cercando l’innovazione – dicono gli esperti veri – ci si può fare male.

Prendiamo la domanda, quella più giovane degli Echoboomers (18-29 anni nel 2008) e quella intermedia della X generation (i GenXers nel 2008 hanno tra 30 e 43 anni).

Si tratta di segmenti altamente scolarizzati, spesso laureati, socialmente impegnati a cercare soluzioni coerenti con il proprio stile di vita e alberghi assolutamente differenti da quelli scelti dai propri genitori.

Potrebbe essere un punto a favore dell’industria alberghiera, ma questi clienti sono prismatici e devianti: da un lato si professano amanti della cucina eclettica e dei vini pregiati ma dall’altro sono dei dilettanti superficiali.

Amano il design e tutto ciò che è wireless purché sia gratis, e sono sempre a caccia di occasioni perché temono di essere fregati. Vanno considerati ospiti infedeli e sleali, da rastrellare solo quando non ci sono alternative. Tra qualche anno cambieranno, avranno preso tante botte e tanti voli in ritardo da diventare adulti responsabili.

In tale attesa avvertiamo i lettori che gli “infedeli” sono i primi a provare le alternative, i nuovi brand, le nuove offerte alberghiere, gli All Seasons, gli Aloft, gli Element e gli Edition, e le cento formule messe in piedi da compagnie alberghiere ossidate, ma sono anche rapidi nell’abbandonarle.

Così, gira e rigira, si salvano gli alberghi classici e le catene storiche, Marriott e Hilton, Hyatt e Sheraton, Ramada e Sofitel (che però sta per cambiare brand e trasformarsi in Pullman).

Forse gli “infedeli” cercheranno un rifugio nei boutique hotels, ma questa è un’altra storia.

Per saperne di più: www.ypartnership.com