Le chiamano pipelines
Una volta il punto di forza delle catene internazionali era la standardizzazione. Milioni di persone in viaggio da una nazione all’altra pretendevano modelli di ospitalità e camere riconoscibili, senza sorprese, con identici comfort e medesime atmosfere in ogni città del mondo.
L’importante era la continuità del brand, città dopo città. Era ed è tuttora una pipeline di ospitalità. Oggi le catene faticano ad ammetterlo ma sono tanto omologate da non piacere più.
Gli standard di ospitalità sono cambiati e la pipeline è datata, non profuma di fresco, non attira le nuove generazioni.
Per continuare a servire vecchi e nuovi viaggiatori le catene devono quindi:
a. rigenerarsi, aggiornarsi, riqualificarsi;
b. convertirsi per apparire diverse;
c. dare ai propri franchisee nuove opzioni, nuovi prodotti, nuove formule che consentano loro di espandersi e di svilupparsi in altre destinazioni.
Solo l’espansione infatti può assicurare profitti compatibili con le quotazioni di Borsa e il rientro dei capitali dei grandi fondi d’investimento.
Nel 2010 una dozzina di nuovi brand saranno pronti per catturare i viaggiatori nati dopo il 1970. Obiettivi palesi di questi brand: aumentare il volume dei fatturati, penetrare nuovi mercati in nuove nazioni, distinguersi dagli altri brand.
La parola al sistema finanziario.