Destination Management

Il Manifesto del Turismo di Federturismo Confindustria

Ecco i 10 punti del Manifesto del Turismo di Federturismo Confindustria, redatto in base alle  linee emerse dal convegno “Turismo 4.2.10”, tenutosi in Confindustria lo scorso  febbraio.

Il documento punta alle politiche industriali per la competitività delle imprese, da non confondere con la promozione:

1. è urgente semplificare e chiarire il quadro di governance: 21 strateghi (Ministero del turismo + 20 Regioni) e 13.000 enti che si occupano a vario titolo di turismo sono troppi, inefficienti ed inefficaci. Va quindi superata la competenza esclusiva delle Regioni, prevista dalla riforma del titolo V della Costituzione, con una chiara suddivisione dei ruoli, dando competenza strategica allo Stato e snellendo la micro governance locale;

2. nel turismo devono essere fortemente complementari le azioni dei tre attori: istituzioni, imprese e banche. Molti paesi concorrenti hanno saputo dar seguito a questa complementarietà, creando importanti ritorni economici per il turismo e per lo Stato, corrispondendo alle esigenze e alla domanda espresse dal turista. In questo senso è necessario attivare una sede permanente di consultazione fra governo e rappresentanze delle imprese;

3. l’obiettivo di portare la quota del turismo al 20% del PIL può esser raggiunto, ma certamente non in assenza di un piano a medio termine che declini responsabilità, obiettivi, tempi di attuazione e strumenti di misurazione dei risultati, e che si integri col sistema economico finanziario;

4. le politiche per il turismo non si esauriscono nella promozione: le imprese hanno bisogno di vere politiche industriali e il turismo deve essere al centro di politiche coordinate. Federturismo Confindustria ha svolto un ruolo decisivo per far diventare il turismo centrale nell’Unione Europea, con il suo inserimento nel trattato di Lisbona: la stessa centralità deve essergli riconosciuta anche a livello nazionale;

5. le risorse per il turismo non mancano. Il settore non chiede risorse addizionali o incentivi, ma solo maggiore chiarezza, efficienza e comprensione delle sue specificità;

6. per un settore come il turismo, per sua natura in competizione globale, la velocità di reazione di tutti gli attori è fondamentale: rispondere con prontezza alle richieste del mercato e implementare rapidamente soluzioni innovative sono la chiave del successo per il futuro. Non possiamo permetterci attese di oltre cinque anni per progetti, pur validi, ma che poi si rivelano inefficaci (per es. il portale) o di portata marginale (per es. i buoni vacanza);

7. avere il “prodotto” non basta: occorre investire nella componente di servizio, elemento ormai discriminante nella scelta del consumatore, partendo da un’analisi attenta della domanda e segmentando di conseguenza l’offerta, sviluppando l’efficienza delle filiere e dei sistemi turistici. Vanno valorizzate managerialità e progettualità;

8. tutti i soggetti coinvolti nel turismo devono privilegiare gli obiettivi di qualità, trasparenza e innovazione. C’è bisogno della capacità di trasformare l’offerta (per esempio nelle città d’arte). Rimanere fermi non è un opzione, neanche per un paese come il nostro. E’ necessario innovare prodotti e servizi, superando la logica della rendita;

9. è necessario affrontare in modo serio e completo il problema della stagionalità ed è possibile farlo a costo zero, anzi creando ritorni per le casse dello Stato. Federturismo Confindustria ha a più riprese e a più governi fatto proposte concrete, anche sull’esempio di esperienze maturate in altri paesi. Nonostante la mancanza di risposte, siamo pronti a collaborare per quello che riteniamo un tema chiave per il turismo del nostro paese, in particolare per il Mezzogiorno;

10. le politiche fiscali e finanziarie, così come quelle del lavoro, devono tener conto delle caratteristiche strutturali del settore: dalla “Tremonti ter” alla “Tremonti tour”, incentivi all’aggregazione, exit strategy dall’IRAP, che penalizza un settore così labor intensive, e armonizzazione dell’IVA, forme di impiego che valorizzino la strutturale flessibilità del settore. Va data priorità alla formazione, come requisito per elevare gli standard di qualità e il rapporto con la clientela.