I cammini, grande attrattore per turisti sportivi e amanti della natura
Il 2016 è l’Anno Nazionale dei Cammini: lo ha annunciato a gennaio il ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini che ha dato il via a questa iniziativa allo scopo di promuovere gli innumerevoli percorsi a piedi che attraversano il nostro Paese.
“Il turismo italiano riparte, e lo fa a piedi”, ha detto a suo tempo il ministro, aggiungendo che “i cammini sono una opportunità per rivalutare zone intere del territorio italiano”.
Nelle intenzioni del ministro c’era anche quella di iniziare un lavoro di squadra coinvolgendo tutti i soggetti che, a vario titolo, si occupano di valorizzazione territoriale: lo Stato, le Regioni, i Comuni, la Santa Sede (il 2016 è anche l’anno del Giubileo della Misericordia), gli Enti locali e altri soggetti pubblici e privati.
Anno dei cammini: l’impatto sul turismo italiano
Con l’approssimarsi della fine dell’anno, è arrivato il momento di provare a tirare le somme di questa iniziativa, di capire quale impatto abbia avuto nel panorama del turismo italiano e quale tipologia di turista abbia coinvolto.
L’Italia è attraversata da una fitta rete di cammini, non solo religiosi ma anche culturali, storici, naturalistici e spirituali, la cui lunghezza è stimata intorno ai settemila chilometri. Questa stima è però approssimativa, poiché molti di più sono i chilometri costituiti da percorsi che non sono ancora stati valorizzati e quindi risultano sconosciuti, o quasi, ai più.
Se molti sono gli italiani che conoscono la Via Francigena – che con i suoi mille chilometri unisce il San Bernardo a Roma e che si avvia a diventare l’equivalente italiano del Cammino di Santiago de Compostela – sono sicuramente meno coloro che hanno sentito parlare, del Cammino dei Briganti (100 km tra Abruzzo e Lazio), del Sentiero del Viandante (45 km sul Lago di Como), dell’Alta Via dei Monti Liguri (440 km sullo spartiacque dell’Appennino ligure) o della Via della Transumanza (224 km da L’Aquila a Foggia).
Fenomeno sociale in forte espansione
Ciò che forse ha un po’ stupito, in questi ultimi anni, è il crescente numero di persone che percorrono i cammini italiani. Questa novità ha fatto del cammino un fenomeno sociale in espansione e lo ha incluso fra quelli che, in ambito turistico, sono considerati i motivi per cui si sceglie una destinazione piuttosto che un’altra: i cammini sono diventati degli attrattori turistici a tutti gli effetti e il turista che ama camminare è diventato un target a cui rivolgersi.
Ma quali sono le motivazioni che fanno scegliere il cammino, e i cammini, piuttosto che qualcosa di più facile, meno impegnativo fisicamente, più leisure nel senso più classico della parola?
Turismo e benessere vanno a braccetto
Camminare fa bene al corpo e alla mente e a tutte le età, ce lo dice anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nella “Strategia per l’attività fisica 2016–2025”.
Scegliere di camminare per turismo è certamente legato alla ricerca del benessere e di un arricchimento personale: la lentezza dell’incedere porta alla scoperta, o alla riscoperta, di noi stessi e dei luoghi che attraversiamo in modo più approfondito e intenso, ritrovando il senso più autentico del viaggio.
Si cammina per svago, per sport, per salute, per curiosità, per interesse nei confronti di luoghi accessibili solo a piedi, per stare in compagnia e si cammina per fede o comunque per visitare un sito religioso, tanto è vero che moltissimi fra i cammini più frequentati, siano essi lunghi itinerari di molti giorni o brevi percorsi facilmente praticabili, hanno come meta un luogo di culto.
In cammino tra cultura e sostenibilità
Secondo un sondaggio del Touring Club sarebbero la cultura e il desiderio di un turismo lento e sostenibile le due motivazioni principali dei camminatori che percorrono ogni anno la via Francigena, seguite dalla voglia di staccare dalla routine e dalla sfida personale. Al quinto posto, la fede, che motiva al viaggio a piedi il 10% degli intervistati.
Tutto questo, se gli itinerari sono abbastanza lunghi da richiedere almeno un pernottamento, diventa turismo-lento, sostenibile, ecoturismo – ma, al di là di tante classificazioni, comunque turismo che, secondo la definizione del WTO (World Tourism Organization), è “l’insieme delle attività realizzate dalle persone durante i loro viaggi e soggiorni in luoghi diversi da quello di residenza, per un periodo di tempo che va da almeno due giorni (minimo un pernottamento) a un anno, a scopo di vacanza, lavoro o altri motivi”.
Potenzialità economiche del turismo slow
Un turismo che, per le sue caratteristiche, è spesso un volano eccezionale per l’economia dei territori che ne sono interessati, luoghi paesaggisticamente di pregio, situati in aree che non sopporterebbero altro turismo se non quello slow di chi si muove a piedi, con lo zaino sulle spalle, e che spesso cerca dentro di sé, e non al di fuori, le motivazioni del viaggio, non considerando essenziali molti dettagli cui invece fa estrema attenzione il turista di massa.
Un turista, quello che cammina, che non sceglie una struttura ricettiva in base ai servizi dell’hotel o al menu del ristorante, ma che certamente ha le sue esigenze: vicinanza della struttura al percorso, innanzitutto, ma anche camere confortevoli in cui riposare e pasti ristoratori realizzati con prodotti della tradizione locale, magari da consumare con altri compagni di cammino conosciuti lungo il tragitto e con cui condividere la propria esperienza.
In questo anno dedicato ai cammini, l’Italia si accorge finalmente di essere un Paese da esplorare a passo lento, in cui viaggiare lungo le tante vie che hanno fatto la storia dell’Italia, percorse da migliaia e migliaia di pellegrini, o lungo i sentieri che i pastori hanno utilizzato, e ancora usano, per la transumanza, o che per secoli sono serviti per trasportare le merci sulle lunghe distanze, non ultime le vie del sale.
Nuova vita per i piccoli borghi
Grazie a questo turismo leggero, educato, sostenibile, alcuni luoghi abbandonati sono tornati alla vita, piccoli borghi di montagna si sono fatti conoscere, così come i molti parchi naturali di cui il paese è ricco e che sono una delle risorse dell’Italia.
Certo c’è ancora molto da fare, rispetto alle potenzialità che il paese offre, ma l’inizio offre buone speranze.
Via Francigena: in Toscana 300mila pernottamenti
Alcuni studi realizzati dalla regione Toscana nell’ambito della valorizzazione della via Francigena hanno messo in evidenza che nel 2014 circa 40 mila persone si sono messe in cammino per una media di 6 giorni: ciò significa 240 mila pernottamenti in varie tipologie di strutture ricettive.
Oltre ai camminatori bisogna considerare gli accompagnatori, che spesso trasportano il bagaglio ai pellegrini e li raggiungono a fine tappa, con i quali si raggiungono i 300 mila pernottamenti, per una ricaduta di tipo economico che si aggira intorno ai 20 milioni di euro.
Da tutto ciò si evince che le prospettive di crescita di questo settore turistico sono degne di attenzione, soprattutto da parte di chi si occupa della valorizzazione dei territori interessati da percorsi che abbiano un interesse particolare, sia esso religioso, storico, culturale o, perché no, puramente sportivo.
Anche a questo servono alcune iniziative come la Rete dei Cammini Francigeni e il progetto Cammini Italiani dell’Unpli (Unione Pro Loco Italiane) nate per valorizzare i territori e i cammini stimolando tutti gli interessati a lavorare insieme per un unico scopo comune.
Nuovi stimoli per l’economia
In attesa di poter analizzare i dati statistici relativi all’Anno dei Cammini 2016, che ci consentiranno di capire meglio il fenomeno e le sue ricadute reali, a livello economico e non solo, e di avere maggiori informazioni sul turista che cammina, appare comunque opportuno tenere in considerazione questo settore turistico con maggiore attenzione per creare nuove “destinazioni itineranti” che il turismo lento può contribuire a lanciare o rilanciare, con l’indispensabile contributo e la necessaria sinergia degli enti locali e di tutti i soggetti interessati, pubblici e privati, che operano lungo i percorsi.
Si stimolerà così l’economia di molti piccoli borghi altrimenti destinati all’abbandono e si potranno creare nuove opportunità di lavoro per i giovani e per le attività economiche già attive. Un passo alla volta, sui cammini d’Italia.