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Da Est la risposta alla crisi!

Ridare linfa alle prenotazioni, elevare le presenze, riportare la tariffa media a condizioni accettabili: è questo il desiderio di tanti hotel in questo particolare momento di mercato.
Ebbene la risposta concreta a tutto questo è a Est.

Più che mai ci troviamo in una fase di profondo cambiamento, che avviene a velocità sempre più elevate, e coinvolge tutto il globo.
Spesso ci si chiede cosa poter fare per sanare la situazione in Italia, in Europa o negli Stati Uniti, ma oggi più che mai la “medicina economica” deve avere una visione olistica, analizzando i profondi mutamenti globali, e non deve lasciar prevalere uno sguardo “miope”.
Vi sono oggi paesi in cui la crescita, se non negativa, è pari allo zero; ma ve ne sono degli altri in cui la crescita è prossima alla doppia cifra da diversi anni.
Il mercato turistico italiano va nella stessa direzione, anzi a volte è proprio uno dei primi sul quale gli elementi macroeconomici si riflettono.

La risposta arriva quindi dai mercati che oggi stanno avendo una particolare crescita.

Il comparto turistico può ricevere una gradita sorpresa dai turisti in provenienza ad esempio dalla Russia. Nell’epoca della crisi globale l’economia russa si distingue per elevati tassi di crescita; in particolare la domanda turistica rappresenta un ghiotto boccone per le affamate nazioni della competizione internazionale: oltre 14 milioni di turisti che compongono l’outgoing russo, destinati a raddoppiare nei prossimi 5 anni: quasi mezza Italia che si muove…

Per rendere concreta tale risposta, è necessario chiedersi:
Come attrarre questi flussi in hotel?
Si riesce a colmare il gap creato in questo particolare momento dagli altri mercati?

L’attrazione di questi flussi passa per una accoglienza specifica e un impegno nella commercializzazione del prodotto alberghiero. Questa seconda non può prescindere dalla prima: sforzi importanti per commercializzare il prodotto sono spesso resi vani dall’assenza di una accoglienza specifica.
Tale accoglienza non necessariamente la si implementa con grandi sforzi: spesso molti dei servizi sono già presenti in hotel e non lo si sa, altri possono essere integrati con investimenti minimi.

Quando pensiamo al turista russo tendiamo infatti ad accomunarlo ad un qualsiasi altro turista straniero, americano o tedesco, trascurando le specificità linguistiche e culturali.

Poiché solamente il 14% della popolazione russa parla una seconda lingua (non necessariamente l’inglese), il primo fattore da considerare nell’accoglienza del turista russo è comunicativo: come indicare le informazioni essenziali dell’hotel, i contenuti del menù o del fact-sheet ad una persona che non parla una lingua a noi conosciuta?

E’ fondamentale accogliere il turista avendo predisposto le opportune traduzioni o magari inserendo staff di madrelingua: a prima vista una soluzione economicamente pesante ma risolvibile mediante l’accoglienza in stage di studenti russi.

Le peculiarità culturali del turista russo sono altrettanto importanti: i russi sono diffidenti e non espansivi, hanno bisogno di essere conquistati e rassicurati.
Hanno l’esigenza di conoscere tutto sul loro albergo e sulla loro vacanza, perciò occorre armarsi di pazienza perchè se vengono accontentati si ottiene un notevole incremento della loro soddisfazione, non fine a se stessa, ma portatrice di benefici quali: fidelizzazione del cliente e incremento del revenue.

La conoscenza delle usanze russe è altrettanto fondamentale per interagire produttivamente con i turisti russi: le loro abitudini alimentari differiscono profondamente dalle nostre e possono divenire ottima occasione di extra; i comportamenti a tavola (una donna russa non può versarsi da bere), così come le modalità espressive (i russi non usano il verbo ausiliare, per cui esprimendosi in inglese o italiano sembrano volersi imporre) sono estranee alla nostra cultura.

Questi flussi possono sicuramente colmare il gap lasciato da altri mercati: basti pensare che alcuni hotel ben organizzati hanno già una composizione di presenze che supera il 50% e il 70% del fatturato.

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