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Destinazioni turistiche, le potenzialità dei racconti orali

Destinazioni turistiche, le potenzialità dei racconti orali

Tramandare a voce? Sì, può essere una grande opportunità per raccontare le destinazioni turistiche.

Sì, lo ammetto: posso essere “leggermente” di parte, sono la zia di un bambino meraviglioso.

Curioso e con una carica energetica inesauribile, a volte da esaurimento per i suoi genitori.

Qual è stato uno degli antidoti più efficaci per tranquillizzarlo?

Ricordo momenti di silenzio.

Era quando, muto, ascoltava storie passate del territorio Modenese raccontate a voce da uno “storico” d’eccezione: sua nonna.

Gli raccontava di quando, da ragazza, la domenica si preparava per la giornata al fiume e di come si presentava il Panaro a fine anni ‘40.

Di quando sua madre preparava la sfoglia e dell’attesa impaziente che finisse per raccogliere i ritagli di pasta e mangiarli anche crudi.

Delle riunioni di tutta la famiglia davanti alla radio.

Gli diceva: “Era come ascoltare voci che arrivavano da oltre il monte Cimone”.

Dai sapori della tavola alla seconda guerra mondiale

E ancora: di tortelli dolci riempiti in modalità variabile a seconda di quello che si riusciva a raccogliere in casa. Un po’ di caffè, di savòr.

E del gioco a tavola: “Cosa abbiamo dentro i tortelli? Quali sapori sentite?”

Il savòr, per chi non lo conoscesse, è un dolce tipico della tradizione emiliano-romagnola. È una marmellata di mosto d’uva con aggiunta di frutta, molto calorico e versatile.

Gli narrava dei giorni di gioia, fino alle lacrime, quando terminò la seconda guerra mondiale.

Pippo e le leggendarie scorribande notturne

“Nonna, nonna… e Pippo”?

Delicatamente ma, appassionatamente, la nonna raccontava anche di quando, durante la seconda guerra mondiale, si sentivano le sirene degli allarmi e delle scorribande notturne di Pippo.

Quante leggende, canzoncine, folclore ha alimentato Pippo…

Le azioni di “Pippo” erano state programmate dagli Alleati con l’articolata operazione denominata “Night Intruder“.

Agendo principalmente di notte, gli aerei “Pippo” , perché erano più di uno, rappresentavano una presenza misteriosa e incombente per la popolazione.

Ma qui non voglio tanto e solo soffermarmi sugli argomenti ma sulla modalità.

Il racconto orale per valorizzare le destinazioni turistiche

Una comunicazione della storia partendo DAL QUOTIDIANO. Attraverso un racconto orale capace di raccontare in modo intenso, riportando alla luce sfumature e punti di vista.

Scoprendo fatti e abitudini.

Come ci insegna lo storico belga Jan Vansina:

“Le tradizioni orali fanno la loro comparsa quando vengono riferite. Per momenti fugaci possono essere ascoltate ma il più delle volte esse dimorano nella mente delle persone”.

È una definizione molto efficace. E che mette in guardia rispetto a un patrimonio che corriamo il rischio di non potere condividere se non uscirà dalla “dimora” della mente delle persone.

Quanta memoria, quante emozioni e punti di vista potrebbero andare persi senza le tradizioni “consegnate” oralmente.

Parlando di destinazioni turistiche e della loro narrazione: la loro storia vista da un’angolatura distintiva.

Personaggi.

Paesaggi.

Prodotti antichi.

Modalità produttive.

Ricette.

I ricordi non scritti: valore aggiunto per le destinazioni turistiche

Tradizioni su cui innestare anche elementi di creatività e innovazione.

Contenuti che rischiano di essere sepolti.

E che invece possono essere così autentici per valorizzare le destinazioni turistiche anche attraverso questa luce da puntare sui ricordi non scritti.

Argomenti ma anche modalità di racconto.

Il suono è il più reale, o esistenziale, fra gli oggetti dei sensi, nonostante sia anche il più evanescente.

Lo sapevate che i versi dell’Iliade e dell’Odissea furono, per secoli, recitati e non letti, declamati da professionisti che si esibivano durante le feste religiose o le celebrazioni pubbliche ?

La parola parlata sa essere più comunicativa rispetto a quella scritta.

Dunque, per raccontare i luoghi a fianco della stampa, dei media digitali e televisivi, la parola va promossa quale complemento di un sistema di comunicazione necessario per fare assaporare le esperienze.

Anche questa potrebbe essere un’opportunità per rafforzare progetti finalizzati a creare un’identità competitiva di un luogo.

Un progetto-pilota nelle scuole

Un’ultima riflessione riguarda il mio impegno a lavorare presto su un progetto che, anche attraverso il coinvolgimento delle scuole, possa aiutare a “suonare” in modo organizzato e adeguato i campanelli delle dimore dei ricordi, sempre riferendomi alla definizione di Jan Vansina e aprire le porte alla tradizione orale.

Mi sembra ci siano i presupposti perché chi abbia voglia di ascoltare possa sedersi accanto a chi ha voglia di raccontare.

Parole da ascoltare e non solo ritwittare, inoltrare, condividere. Ma anche da riportare a voce.

Come faccio a dimenticare l’effetto di quella“cantastorie” di mia madre sugli occhi estasiati di mio nipote, consapevole ed emozionato allo stesso tempo?

E, a diversi anni di distanza, dei racconti di sua nonna continua a ricordare tutto.