I costi regionali per promuovere il turismo
E’ di oltre 900 milioni di euro il costo totale sostenuto annualmente dalle Regioni per autopromuoversi turisticamente. Questa ingente spesa è lievitata soprattutto dopo il 2005, anno in cui la delega alla promozione turistica è passata dallo Stato alle Regioni.
Questo provvedimento, evidentemente sbagliato, ha provocato numerosi danni. Non a caso oggi s’invoca il ritorno alle direttive generali impartite dallo Stato, come avviene nei restanti Paesi europei. Ci sono stati forti sperperi di denaro dato in gestione agli enti regionali. E di conseguenza le risorse finanziarie sono state – come spesso accade in Italia – mal amministrate, con un forte danno ai contribuenti.
Le gestioni allegre per fortuna non sono presenti ovunque. Consultando i dati si può ottenere un quadro abbastanza nitido della situazione.
In particolare, dividendo il numero delle presenze per l’intero ammontare della promozione, si capisce se i soldi che le Regioni hanno investito per la promozione turistica siano stati spesi bene o meno. Certamente questo metodo di valutazione non è esauriente e forse non del tutto corretto, ma un qualche riferimento per valutare la bontà degli investimenti bisogna comunque considerarlo.
Il risultato ottenuto mostra l’importo speso da ogni Regione per portare nelle sue strutture turisti italiani e stranieri. Ed è utile per dedurre se l’investimento ha ottenuto gli effetti sperati, misurando così anche l’efficienza dell’amministrazione locale.
I dati cui si fa riferimento provengono da un’inchiesta condotta da Confartigianato lo scorso anno. I risultati? Alquanto bizzarri. Ad esempio è merso che il Molise è la Regione che ha speso di più per ottenere in cambio bassissimi risultati in termini di turismo.
A fronte di un investimento di ben 11 milioni di euro, le presenze turistiche sono state di appena 183.559 persone. Dividendo, come detto prima, la somma investita per il numero di presenza, otteniamo, in questo caso, che il costo che la Regione Molise ha sostenuto per un singolo turista è stato di ben 63,29 euro.
Anche la Val D’Aosta non ha badato a spese, nonostante abbia registrato presenze pari a 928.000 turisti. Ma la promozione è costata comunque 59,10 euro per turista. La più proba – e anche la più efficiente in termini di promozione – è stata l’Umbria: ha sborsato solo 2,31 euro a testa. L’inchiesta non menziona, invece, le Marche: Che raggiungono un risultato appena superiore all’Umbria quanto a numero totale di presenze.
Se poi si passa ai metodi di promozione utilizzati, si scopre che ce n’è davvero per tutti i gusti. L’inchiesta ha messo in luce l’utilizzo non solo di spot, libri, inni e bandiere, ma anche uso e abuso (non sempre ben regolamentato a livello di norme regionali) di testimonial, organizzazione di viaggi in andata e di ritorno promozionali da parte di politici e giornalisti e, ancora, fiere, sagre e milioni di scatti fotografici.
Tutti questi elementi hanno interessato innumerevoli capitoli di bilancio, non tutti sempre riconducibili alla promozione turistica, creando una gran dispersione di soldi pubblici, difficilmente quantificabili nel loro quantum effettivo.
Ultimamente le strategie in atto tra le Regioni più attente alle spese e maggiormente virtuose, al fine di scovare nuove presenze e nuovi sbocchi di mercato, sono in buona parte indirizzate ai cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India e Cina).
Chissà che anche quest’attenzione alla ricerca di nuovi orizzonti turistici non comporti un ulteriore profluvio di spesa pubblica. Bisognerebbe prestare grande attenzione a questi capitoli di spesa per investimento, catalizzando contemporaneamente l’attenzione dell’opinione pubblica così come del legislatore su questi argomenti, in modo da poter provvedere ad emanare i dovuti correttivi a questo attuale sistema di spese miopi ed incontrollate, ad opera degli enti regionali.
Sarebbe auspicabile una riforma che permetta di gestire le spese per la promozione turistica non solo con oculatezza, ma anche con efficacia. In effetti si parla spesso di parziali modifiche alla carta costituzionale o comunque di una riorganizzazione dei rapporti tra lo Stato centrale e gli enti intermedi. Ma il problema è proprio questo: si parla soltanto.
Il ritornello è sempre lo stesso: riforme, riforme, riforme…. ma si arriverà davvero a farle? Ma soprattutto si riuscirà davvero a ottimizzare le spese di promozione turistica?