Destination Management

Il 26° Ministro del Turismo

Il Presidente del Consiglio ha annunciato che Michela Brambilla sarà Ministro del Turismo. La nomina cambierebbe però gli equilibri interni al Consiglio dei Ministri e ci sarà da attendere un po’. In attesa delle decisioni finali, scorrendo la lista dei Ministri del Turismo dal 1959 al 1993 emergono persone brave e buone, ma impreparate, che non si fanno ricordare per ciò che hanno detto, fatto o prodotto. E’ una storia di ministri immobilizzati da confederazioni, federazioni, lobbisti e associazioni di categoria.

Ma cambierebbe davvero il turismo italiano con l’arrivo di un vero e potente Ministro? Qualora il Governo intendesse impegnarsi e, semmai, riappropriarsi di un’industria abbandonata alla competenza delle Regioni, le cose cambierebbero in meglio, perché dal referendum del 1993 non c’è stato più un serio impegno dei governi e dei partiti per lo sviluppo del turismo.

A chi può giovare  la corsa di 20 concorrenti intenti a promuoversi nel mondo ognuno con propri slogan, immagini e brochures? Ecco, se un potente Ministro riuscisse a coordinare tutto questo in un unico brand, l’Italia farebbe un passo avanti.

E’ fondamentale però che il Ministro prenda le distanze dai peggiori operatori, si sganci dal sistema di convegni e conferenze che l’immobilizzano, denunci sprechi e inefficienze, evasori ed elusori, privilegi e scorrerie promozionali di Regioni che deprimono l’immagine dell’Italia. Un vero Ministro liberato dai vincoli burocratici avrebbe le mani libere per agire, anzi per assicurare all’Italia 3 cose essenziali:

1°- un urgente miglioramento della qualità dell’ospitalità, che non dipende dalla nuova classificazione a stelle, ma da una pressione ispettiva efficace. Se il Ministro ha le mani libere il miglioramento dell’ospitalità è garantito;

2° – una comunicazione internazionale decente, di glamour, di pura immagine, che ENIT non può fare e non saprebbe fare. Il Ministro, da solo, può farla e farla meglio;

3° – impedire che le Regioni, in concorrenza tra loro, vadano all’estero con uffici, “case”, offerte, pacchetti, messaggi, slogan e conferenze stampa sgangherate, che non fanno altro che annebbiare e danneggiare il brand Italia. I turisti di tutto il mondo le sarebbero riconoscenti.