Il Bel Paese e il turismo: un rapporto tra pregi e sprechi
La nostra penisola è una vera e propria miniera su vari fronti e il settore turistico non fa eccezione: peccato che i tesori artistici e le bellezze naturali del nostro Paese siano sì posti capaci di animare la passione di qualsiasi turista come lava ma siano anche sepolti sotto strati e strati di cenere fatta di scarsa valorizzazione. Il turismo in Italia avrebbe di certo molte potenzialità perché in potenza l’Italia avrebbe davvero tutte le carte in regola per chiudere la partita con successo ma, a quanto pare, avere una buona mano non basta quando chi ha le mani in pasta negli affari del turismo non sa puntare forte su destinazioni che, invece, se adeguatamente valorizzate, potrebbero esprimere appieno il loro potenziale e dare all’economia italiana un impulso non indifferente.
Il turismo in Italia? Un razzo da rilanciare!
Se il potenziale non basta ciò che esiste in potenza va allora trasformato in fatti e i fatti sono i numeri: il turismo ha bisogno di risultati, di bilanci positivi, di viaggiatori che, se italiani, scelgono di scoprire le meraviglie che li circondando o che, se stranieri, scelgono tra le mille mete per cui potrebbero optare proprio l’Italia perché culla di artisti che hanno lasciato un chiaro e meraviglioso segno del loro passaggio. Lo Stivale è pieno di creta che chi opera nel settore del turismo dovrebbe impegnarsi a modellare. Le fondamenta ci sono perché la Storia ha regalato all’Italia attrazioni dal valore inestimabile ma per arrivare in alto su queste fondamenta è necessario costruire e costruire bene.
Per cambiare il futuro… Bisogna imparare dal passato
Il passato non deve essere vissuto come una zavorra ma come una ricchezza. Il grande potenziale inespresso dell’Italia in campo turistico è infatti proprio figlio di questo glorioso passato. Un esempio chiarificatore? I pittoreschi borghi che sorgono sparpagliati su tutto il territorio. Esistono infatti sul nostro territorio interi paesi dove è la struttura del borgo a farla da padrone e trattare queste zone alla stregua di qualsiasi luogo è riduttivo: la presenza di un borgo, infatti, può essere un invito a reinventare in funzione di esso l’intera strategia delle strutture ricettive magari puntando sulla formula dell’albergo diffuso che mira a dare nuovo smalto al borghi facendoli diventare veri e propri protagonisti.
Quante reticenze bisogna combattere per reinventarsi?
Sfruttare le proprie possibilità sembra, almeno in teoria, la cosa più semplice del mondo. Perché l’Italia allora non riesce a ottenere i meritati successi nell’ambito del turismo? Perché le attrattive turistiche continuano a non essere valorizzate a dovere? Se tra il dire il fare c’è di mezzo il mare spesso c’è un mare di reticenza anche tra il prendere consapevolezza di quanto valore sonnecchia sepolto sotto l’indifferenza e l’agire per fare in modo che tesori dal valore turistico inestimabile riemergano dall’oblio. L’albergo diffuso e la sua capacità di regalare una vita nuova ai borghi è un’idea, solo una goccia nell’oceano, forse, ma l’oceano non è forse fatto di gocce?