Food Beverage

Insegnamento nel turismo. Il nostro compito è formare non “deformare”

Alla fine dei miei interventi nel Master di Uplevel su Napoli, esperienza molto positiva, eccomi qua con alcune riflessioni sulla formazione e sull’insegnamento nel turismo. Leggo con interesse le newsletter che mi pervengono da FormazioneTurismo ma ancor più interessanti sono le richieste “d’aiuto” che i potenziali Corsisti lanciano in rete.

Tanta, troppa confusione, tante, troppe aspettative spesso mal riposte, costi non indifferenti condizionano le scelte di questi ragazzi che mirano alto! Giusto che sia così ma…una cosa di certo difetta in tutti loro, l’approccio “umile” verso una professione bellissima ma “maledetta”, persino un po’ refugium peccatorum!

Chi non sa cosa fare nella vita, si iscrive ad un Scuola Alberghiera e voilà il gioco è fatto! Poi la laurea, poi il o i Master poi… tutti a spasso! Perché? perchè le Aziende alberghiere vogliono solo gente con esperienza! Vogliamo parlare dei cosiddetti stages….?

Il buon Lubrano direbbe “Una domanda sorge spontanea…” perchè il nostro Bel Paese dopo aver insegnato l’Arte dell’Ospitalità a tutto il mondo, oggi si ritrova, turisticamente parlando, a livelli tanto bassi? Non posso credere, fermi restando gli errori commessi dalle parti in causa, che nessuno voglia e sappia porre rimedio a questa situazione! Per quanto riguarda i cosiddetti Docenti, quanti davvero provengono dalla “gavetta” e davvero mettono in gioco se stessi e le loro conoscenze? Pochi! la stragrande maggioranza sparge il proprio “sapere” senza premurarsi di capire se gli Allievi seguano, capiscano, siano in grado di recepire i messaggi trasmessi!

Ho assistito da “uditore” ad una lezione tenuta in ambito F&B da un personaggio piuttosto noto del quale, pietosamente, taccio il nome: che pena! Sguardi smarriti, spenti o peggio assenti, dispense che si riducono a orribili fogliacci fotocopiati e anche male! Supporti audiovisivi pressoché nulli o penosamente poveri! E vi assicuro che non è il solo caso! Lezioni fredde, senza partecipazione, nessun coinvolgimento emotivo.

Io, vecchio del mestiere, mi sono sentito a disagio e vi assicuro che spesso ne sono uscito oltre che perplesso anche “confuso”. Quali messaggi passiamo ai futuri Manager? Sono un tantino arrabbiato, come avrete capito, nei confronti di questo sistema che, a quanto pare, crea aspettative e spesso illusioni, puntando sulle giuste ambizioni dei nostri giovani: il nostro compito è quello di formarli non “deformarli”.

I miei ultimi ragazzi e ragazze, lasciatemeli definire così, hanno partecipato, vissuto le lezioni con avidità, curiosità, con domande pertinenti in un ambiente emotivamente coinvolto. Ai saluti finali un po’ di commozione e persino qualche lacrimuccia. Così dovrebbe essere.
Per quanto mi riguarda, innamorato del mio “mestiere”, non cambierò metodo né approccio perché so immodestamente che dò il massimo e le telefonate dei miei vecchi allievi, me ne danno gratificante conferma.
So di essere una voce fuori dal coro ma per onestà questa “cosa” andava detta!

Roberto Peschiera
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