La formazione professionale iniziale vista dai giovani
Indagine Isfol – Iard mette in luce le preferenze dei giovani e individua nella formazione professionale lo strumento di prevenzione della dispersione scolastica
I giovani preferiscono i percorsi di formazione professionale perché “vogliono fare cose pratiche”. Risponde così, infatti, il 77% degli allievi in uscita dai corsi biennali e triennali di formazione professionale. Per il 71%, inoltre, altra motivazione fondamentale nella scelta è il desiderio di “voler fare il lavoro per cui il corso prepara”. Seguono di poco motivazioni quali “mi piacevano gli argomenti” (70%) e “volevo trovare subito lavoro” (57%).
Questi alcuni dei dati tratti dalla ricerca condotta dall’ ISFOL nel 2006, in collaborazione con l’Istituto IARD, su “La formazione professionale iniziale vista dai giovani”. Quali motivazioni spingono i giovani in uscita dalla terza media a scegliere un percorso di formazione professionale?
La ricerca, articolata in due filoni di indagine, ha previsto, da una parte, la realizzazione di interviste strutturate ad un campione rappresentativo di circa 2000 studenti, frequentanti nel 2006 la terza media, e le relative madri; dall’altra, la somministrazione di un questionario a circa 1000 allievi frequentanti il II e il III anno della Formazione Professionale Iniziale (FPI) presso le agenzie formative (circa 80), campionate in modo rappresentativo a livello nazionale e scegliendo in modo casuale i percorsi formativi.
Questa ricerca mostra come un canale di formazione professionale iniziale di qualità sia di importanza cruciale in un’ottica di inclusione sociale e di prevenzione della dispersione formativa: se infatti le motivazioni “vocazionali” (77% scelgono la FP per ragioni attitudinali) sono preponderanti, è pur vero che una fetta non trascurabile di motivazioni sono di tipo “strumentale” (per il 44% del campione le altre scuole “durano troppi anni” e per il 48% degli intervistati i corsi di FP “sono più facili”), sono cioè legate alla possibilità di “trovare subito un lavoro” e di scegliere un percorso “alternativo” alla scuola. Una formazione professionale di qualità costituisce quindi l’ingrediente fondamentale di un sistema formativo tarato sui molteplici stili cognitivi dei giovani, sui loro bisogni e sui loro interessi differenziati.
In linea con questo “sentire” anche il presidente dell’ Isfol Sergio Trevisanato: “storicamente l’Isfol ha sempre effettuato studi finalizzati alla formazione professionale, visto che un pezzo della sua attività è collegata essenzialmente alla formazione iniziale. Grazie alla formazione professionale si può in qualche modo contenere la situazione della dispersione scolastica, e nelle regioni dove la formazione iniziale è più consolidata la dispersione ha registrato diminuzioni considerevoli”.
Dunque la formazione professionale come “strumento prezioso per contrastare la dispersione scolastica (…), uno degli aspetti rispetto ai quali – ci ricorda il direttore dell’Isfol Giovanni Principe – l’Italia è più indietro relativamente agli obiettivi di Lisbona”. La centralità del “diritto” all’istruzione, rimarcata da Principe, passa attraverso una offerta formativa che sappia rispondere ad una utenza giovanile diversificata, connotata da quella pluralità eterogenea ed irriducibile di bisogni e di situazioni socio-culturali che questa ricerca Isfol-Iard ha voluto fotografare.