La Riforma delle Università online in Italia
Il sistema delle università telematiche italiane sta attraversando una fase di profonda trasformazione.
Da un lato, la riforma proposta dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) mira a elevare la qualità e l’affidabilità dell’istruzione a distanza; dall’altro, emergono rischi e questioni aperte legati alla crescita del settore e alla necessità di una regolamentazione più adeguata.
Negli ultimi anni, il numero di iscritti alle università telematiche è cresciuto del 300%, raggiungendo circa 250mila studenti, pari all’11,5% del totale degli studenti universitari in Italia.
L’espansione delle Università Telematiche: rischio di un mercato “for profit”
Negli ultimi dieci anni, le università telematiche hanno registrato un’espansione senza precedenti. Il settore stia attira sempre più giovani, con il 50% degli studenti iscritti sotto i 30 anni.
Tuttavia, questo successo ha sollevato preoccupazioni sulle modalità operative di questi atenei, spesso guidate da logiche di profitto che potrebbero comprometterne la qualità.
Il modello “for profit” è stato favorito dalla riforma Gelmini del 2010 e da un pronunciamento del Consiglio di Stato nel 2019, che hanno permesso agli atenei di diventare società di capitali.
Questa trasformazione ha dato vita a un sistema di “quasi-mercato”, dove gli interessi economici rischiano di prevalere sulle esigenze formative.
Il problema della concorrenza sleale
La regolamentazione attuale consente alle università online di operare con criteri di accreditamento meno stringenti rispetto alle università tradizionali.
Questo crea una situazione di concorrenza sleale, con un rapporto docenti-studenti di 1 a 384, contro 1 a 30 nelle università tradizionali, e una percentuale elevata di docenti precari (circa il 29,5%).
Queste disparità compromettono la qualità dell’insegnamento, riducendo il supporto ai singoli studenti e impoverendo l’esperienza di apprendimento.
Le Novità della Riforma del MUR: lezioni ed esami in presenza
La riforma del MUR introduce cambiamenti significativi, come l’obbligo di svolgere almeno il 40% delle lezioni in diretta e il ritorno agli esami in presenza, salvo eccezioni.
Tuttavia, senza un controllo adeguato e norme stringenti, queste misure potrebbero rivelarsi insufficienti. Il rischio è che si continui a permettere alle università telematiche di operare con standard inferiori rispetto alle università tradizionali, minando la credibilità dell’intero sistema universitario.
Un altro punto centrale della riforma è l’obbligo di aggiornamento continuo per i docenti e la certificazione dei corsi attraverso un test standardizzato.
Se da un lato queste misure mirano a garantire standard più elevati di qualità, dall’altro si corre il rischio di burocratizzare eccessivamente il sistema, senza affrontare le vere problematiche, come il numero elevato di studenti per docente e l’assenza di norme che impediscano il predominio delle logiche di mercato.
Il dibattito sulla presenza nelle Università Telematiche
Questo approccio ha generato perplessità, in quanto tenta di adattare alle università telematiche modelli tipici di quelle tradizionali, senza tenere conto della loro specificità.
Le università telematiche nascono per essere flessibili e accessibili, permettendo a studenti con impegni lavorativi o familiari di seguire le lezioni online.
Imponendo modalità di “presenza”, si rischia di snaturare la loro essenza, che si basa sulla flessibilità.
Qualità della didattica e modalità di valutazione
Un altro punto critico riguarda la qualità della didattica e delle valutazioni. Alcuni atenei limitano la libertà dei docenti attraverso format rigidamente preimpostati, spesso riducendo l’offerta formativa a semplici quiz e test a crocette.
Queste pratiche favoriscono il superamento degli esami senza una reale valutazione delle competenze.
In questo contesto, sono state già avviate indagini su esami facilitati e irregolarità nei titoli, dimostrando i rischi di una regolamentazione inadeguata.
Il ruolo della tecnologia nelle Università Telematiche: un approccio diverso
Le università telematiche puntano a soddisfare le esigenze individuali degli studenti, offrendo strumenti come chat e videoconferenze per garantire un accesso continuo ai docenti.
L’obbligo di esami e lezioni in presenza introduce rigidità che potrebbe minare questo modello.
Nelle telematiche, infatti, il “ricevimento” è spesso continuo e accessibile grazie alle tecnologie di comunicazione. In questo senso, la tecnologia rappresenta il ponte che permette un’interazione flessibile tra studenti e docenti.
Proposte di Legge e rischio “Far West” telematico
Alcune proposte di legge presentate vorrebbero escludere lo scopo di lucro dalle università telematiche, equiparando i criteri di accreditamento e valutazione a quelli delle università tradizionali per garantire equità.
Tuttavia, non sembra esserci un orientamento verso questa direzione, mantenendo le telematiche in un “limbo normativo” che rischia di allontanarle ulteriormente dagli standard di qualità delle università tradizionali.
Confronto con l’Europa: modelli virtuosi di educazione a distanza
Paesi come il Regno Unito e la Spagna offrono modelli virtuosi di educazione a distanza.
Questi esempi dimostrano che è possibile mantenere elevati standard di qualità senza dover ricorrere al modello ‘for profit’.
L’Italia potrebbe trarre ispirazione da questi esempi per sviluppare un sistema che garantisca qualità e supporto pubblico, piuttosto che favorire una crescita incontrollata del settore profit.
La necessità di una regolamentazione equilibrata
La riforma delle università telematiche rappresenta un’opportunità per rendere il sistema universitario più equo e trasparente.
Tuttavia, senza una regolamentazione rigorosa e uno sguardo ai modelli europei più virtuosi, esiste il rischio che la crescita del settore profit comprometta la qualità dell’istruzione e la validità dei titoli.
È urgente che il governo intervenga per garantire che l’istruzione rimanga una priorità, valorizzando l’educazione a distanza con criteri di accreditamento che rispettino le esigenze degli studenti e promuovano pari opportunità.
Regolamentare non significa imporre alle università telematiche la stessa didattica di quelle tradizionali, ma consentire loro di evolversi in modo sostenibile, garantendo pari criteri di accreditamento e valutazione rispetto alle università tradizionali per offrire un’educazione di qualità adatta alle esigenze personali e professionali degli studenti.
Solo in questo modo sarà possibile valorizzare le potenzialità dell’istruzione a distanza, senza compromettere i principi fondamentali dell’istruzione pubblica in Italia.