L’importanza della formazione nel turismo digitale
Parliamo ancora del Td Lab, perché l’annunciata operazione di rilancio del settore turistico, varata dal ministero del Beni culturali, continua a far discutere. Nel bene e nel male. C’è chi vede nel progetto Restart Italia – il Td Lab è infatti il cuore di un progetto di più ampio respiro – l’àncora di salvezza per gli operatori turistici italiani. E chi, al contrario, pensa che il tutto si dissolverà come una bolla di sapone. Salvo rimpinguare le tasche dei soliti pochi, senza peraltro ottenere risultati concreti.
FormazioneTurismo.com, invece, ha scelto una linea per così dire neutrale, equidistante dai due estremi: da tempi non sospetti ha detto – e lo ribadisce oggi – che non intende lasciarsi condizionare dai soliti pregiudizi, ma di voler aspettare e capire se davvero questi buoni propositi si traducano o meno nell’auspicata crescita del settore turistico del Bel Paese. Anzi, ha fatto di più: ha voluto dare il proprio contributo durante quei primi confronti in cui si è cominciato a discutere sulla necessità di cavalcare con convinzione l’era digitale.
Diffusione Competenze Digitali: la nostra proposta
FormazioneTurismo.com, attraverso il suo fondatore, Francesco Mongiello, ha partecipato alla videoconferenza del gruppo “Diffusione Competenze Digitali” (Obiettivo due). Naturalmente l’intervento ha focalizzato l’attenzione sulla necessità di una formazione – a ogni livello di studio – che sia più al passo con i tempi. Bisogna cioè cambiare completamente approccio e dare una svecchiata al sistema istruzione.
Non si può stare sempre a inseguire con il fiatone: bisogna saper leggere bene il presente e farsi trovare pronti davanti alle sfide future. È necessario, dunque, evitare certi paradossi all’italiana. Qualche esempio? Negli anni ’90, quando ormai era chiaro a tutti che i pc avevano ormai preso il sopravvento, in molti istituti tecnici ancora si facevano lezioni di dattilografia con le macchine per scrivere.
Le stesse macchine per scrivere, inoltre, solo fino a pochi anni fa venivano obbligatoriamente richieste ai giornalisti che dovevano affrontare l’esame per diventare professionisti. Avete capito bene: anche se i giornalisti già da una vita lavoravano regolarmente sui computer nelle rispettive redazioni, per sostenere l’esame dovevano chiedere in prestito la macchina per scrivere alla nonna. Oppure andare a comprarsela dall’antiquario.
Ecco: commettere errori del genere sarebbe imperdonabile in un mondo che – ormai dominato dal web – ha letteralmente messo il turbo. Ecco perché a nostro avviso è fondamentale inserire nei vari piani di studio – dalle scuole superiori all’università, passando per la formazione – discipline che permettano di studiare a fondo il digitale applicato all’ambito turistico. In effetti il digital tourism, già realtà nell’offerta formativa privata, è quasi del tutto assente nel pubblico, salvo rare eccezioni (come ad esempio i master post laurea).
Università: la necessità di puntare su piani di studio innovativi
Sarebbe a nostro avviso necessario elaborare un vero e proprio Piano Organico Nazionale per la formazione e lo sviluppo delle competenze digitali in ambito turistico, che magari perfezioni e unifichi quelli già esistenti. Scendendo nei dettagli, troviamo condivisibile, oltre che necessaria, l’ipotesi di inserire nei piani di studio universitari di una disciplina come questa: “Digitalizzazione nel turismo: impatti e applicazioni in ambito organizzativo, gestionale e di marketing”, differenziandola e “personalizzandola” a seconda del corso di laurea.
Altrettanto utile, nei Corsi di laurea imperniati sul turismo e i beni
culturali, predisporre laboratori pratici che permettano di prendere materialmente confidenza con l’uso dei sistemi di gestione digitali. Ma soprattutto – magari anche in collaborazioni con i privati – è necessario aprire laboratori di ricerca e innovazione.
Mentre appare del tutto inutile proporre corsi di laurea specialistici in hotel management. Non offrono niente di nuovo: da anni percorsi formativi del genere vengono proposti in tutte le salse. Molto meglio, a nostro avviso, puntare su una specializzazione in Digital Tourism.
Scuole superiori: “resettare” i vecchi programmi ministeriali
Anche nelle scuole superiori è il caso di revisionare i programmi ministeriali, partendo dalla formazione di profili professionali più attuali. Sia negli Istituti tecnici per il turismo, sia in quelli alberghieri, è opportuno puntare sulla pratica, ossia sull’uso dei sistemi di gestione digitale (travel e servizi turistici nel primo caso; area ricevimento e accoglienza nel secondo).
Al tempo stesso – proprio per via dei sempre più rapidi cambiamenti dettati dalle nuove tecnologie – i docenti devono essere sottoposti a una formazione continua, devono essere aggiornati con costanza. Altrimenti si resterà sempre e comunque indietro.
Formazione alle imprese e alternanza scuola-lavoro
Anche sul fronte della formazione professionale rivolta alle imprese appare a nostro avviso utile un approccio più marcatamente digitale al management d’impresa. Da rivedere anche la cosiddetta alternanza scuola/lavoro: prima di incontrarsi, i due mondi devono formarsi a dovere sul digitale. Altrimenti non si va da nessuna parte. Troppo spesso, infatti, la formazione on the job cozza contro realtà impreparate, disorganizzate e prive di strategie che diano benefici reciproci allo studente e all’imprenditore.
In ultimo è sempre bene tenere gli occhi aperti su ciò che accade all’estero: l’istituzione di una sorta di Osservatorio internazionale di buone pratiche nel Digital Tourism potrebbe dare buoni spunti per far crescere il mondo dell’istruzione, delle imprese e delle istituzioni pubbliche che operano nel settore turistico.
L’imperativo è dunque quello di svecchiare il sistema. Ma al tempo stesso non bisogna fossilizzarsi sulle novità che eventualmente verranno introdotte: ciò che oggi appare innovativo e trendy, domani potrebbe essere stato già superato, diventato obsoleto. Ci si ritroverebbe cioè a commettere gli stessi errori. Che hanno portato il settore turistico italiano a livelli francamente inaccettabili per una Nazione che dovrebbe essere nominata per intero Patrimonio mondiale dell’umanità.