Destination Management

“L’Italia ha bisogno di Destination Manager”, parola di Josep Ejarque

La crescente industrializzazione del fenomeno turistico, la globalizzazione dei flussi e la “multinalizzazione” dei grandi gruppi, pone nuove sfide alle destinazioni turistiche classiche. Tra esse figura sicuramente l’Italia e le sue regioni.

Come fare in modo che lo sviluppo del territorio locale, nelle sue dinamiche e nei suoi frutti economici e sociali, rimanga in mano a chi lo abita? Come coordinare un’offerta turistica inevitabilmente distribuita tra una moltitudine di soggetti? Come affrontare la nuova competizione mondiale?

tsm-Trentino School of Management, da cinque anni, è impegnata nel formare professionisti che siano in grado di rispondere a queste domande, attraverso un master rivolto a giovani laureati e un executive master per manager già impegnati nel settore.

La figura professionale che si intende creare in questi progetti è il Destination Manager. Josep Ejarque, catalano,oggi direttore generale di Turismo Friuli Venezia Giulia, è considerato uno dei migliori Destination Manager europei. Il suo curriculum vanta un posto nel top management delle Olimpiadi di Barcellona e di direttore di Turismo Torino.

Ejarque, cosa fa un professionista del destination management?
Gestisce il territorio, crea il prodotto turistico locale: coordina il sistema degli operatori privati dell’offerta turistica con il lavoro dell’ente di promozione territoriale. Deve insomma creare delle sinergie virtuose al fine di “vendere” meglio il prodotto turistico del territorio che gestisce.
Una delle frontiere più interessanti del nostro lavoro è proprio quest’ultima: sviluppare una commercializzazione della destinazione.

Come si sta sviluppando il management delle destinazioni italiane?
Fino ad oggi il turismo italiano è sempre stato improvvisato, autogestito dai singoli. È mancata la professionalità di un management preparato a governare sistemi complessi territoriali.
Inoltre, il settore pubblico della promozione turistica è spesso formato da una cultura tecnica antiquata e da scarsa competitività.
Oggi servono nuovi professionisti, con un bagaglio di competenze innovative, capaci di far dialogare le strategie del settore pubblico con quelle delle imprese private e di portare a sintesi gli obiettivi di sviluppo di un territorio, di fare marketing territoriale.

Quali sono le competenze necessarie?
Parlerei piuttosto di predisposizioni personali, perché senza di queste le competenze non si riescono ad acquisire. Curiosità, grande ambizione, spirito di sacrificio, apertura mentale verso un mondo che cambia di continuo: sono queste le doti che cerco nelle persone per lavorare con me.
Bisogna sapersi muovere bene nei processi economici, ma anche nelle dinamiche sociali di un territorio. Bisogna avere una forte concretezza e perseveranza, perché le fatiche di oggi producono risultati solo in un futuro non vicino.

Un master aiuta?
Di sicuro non si esce da un master in destination management già pronti per fare il manager del turismo. Ma si possono avere strumenti e forme mentali adeguate a diventarlo. Il master fornisce gli strumenti giusti per collegare la teoria alla realtà. Ma poi è nella realtà del lavoro successivo alla formazione, che lo studente diventa professionista. E’ anche vero che la sola esperienza pratica non basta, oggi più che mai servono bussole teoriche.

Quali sono le prospettive di occupazione di oggi in Italia?
Tutte e nessuna, mi spiego meglio: le possibilità ci sono solo per chi sa crearsele. Sembra una frase di comodo, ma così stanno le cose. E chi oggi si affaccia al mondo del lavoro, di sicuro a quello del turismo, deve accettare questa regola del gioco. Vale anche per chi è top manager.

Sergio Lucci
tsm – area turismo