Un seminario del Centro Universitario a tutela delle tradizioni
L’artigianato è una delle peculiarità della cultura italiana, che conferisce al nostro Paese fama in tutto il mondo. Nato dalle esigenze quotidiane, esso testimonia, attraverso molteplici espressioni creative, la capacità di evoluzione da parte dell’umanità. La sua storia è prova inconfutabile della crescente abilità dell’individuo ad agire nell’ambiente, nonché filo conduttore del modo in cui la società stessa si è evoluta.
Con l’arrivo del ‘700, e quindi della rivoluzione industriale, questa ricchezza ha perso pian piano valore, poiché si è preferita la quantità delle grandi industrie piuttosto che la qualità della piccola manodopera. Oggi, in un mondo orientato sempre di più verso il prodotto di massa, sicuramente più economico, ma decisamente meno pregiato e dettagliato nella sua lavorazione, finalmente si sta riscoprendo tutta l’importanza dell’artigianato. Questa inversione di tendenza è testimoniata da innumerevoli iniziative organizzate in tutta Italia, tese al recupero di tradizioni ormai in via di estinzione.
La Costiera Amalfitana, in quanto territorio ricchissimo di storia, cultura, arte e tradizioni, non poteva rimanere estranea a questa “riscoperta�? e, anche se con ritardo e lentezza, ha finalmente iniziato a muovere i primi passi in tal senso.
Un segnale forte arriva dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali che, nei giorni dal 10 al 12 maggio, presso le stanze di Villa Rufolo, è stato promotore del Seminario “Un futuro per mestieri antichi�?.
Questa tavola rotonda si colloca all’interno di un progetto ben più ampio, che il Centro sta portando avanti da tempo. Già da alcuni anni, infatti, l’istituzione presta particolare attenzione al patrimonio culturale cosiddetto “minore”: centri storici non tutelati, coltivazioni tradizionali, edilizia rurale tipica, artigianato e mestieri legati all’economia e alle risorse locali.
Dopo aver stilato una mappa nazionale di tutte le istituzioni, degli esperti e degli studiosi che a vario titolo si occupano del tema, il Centro ha organizzato questo incontro con l’intento di creare un’occasione di confronto tra esperienze diverse nel settore dell’artigianato. Particolare attenzione è stata riservata al problema della formazione, intesa come premessa fondamentale per garantire sviluppi futuri agli antichi mestieri. E’ infatti emerso come, soprattutto in alcune località del Piemonte e del Lazio, la rivalutazione di mestieri e tradizioni locali ha creato interessanti opportunità di lavoro, sviluppando un nuovo tipo di turismo.
Molte infatti sono le persone attratte da tutto quello che rappresenta un ritorno alle tradizioni consolidate. Si spiegano così i successi delle risorte botteghe artigiane, della crescente domanda di oggetti artigianali, della corsa al restauro dei mobili dei nonni, il boom delle trattorie di cucina tipica tradizionale e anche il successo che feste di piazza, animate da canti e balli popolari, stanno avendo tra i giovani d’oggi. Forse sarà la stanchezza per tutto quello che oggigiorno la modernità e la globalizzazione hanno reso simile, con lo stesso sapore, stesso gusto, stesso odore.
La tecnologia avanza velocissima lasciando dietro chi si è distratto anche solo per un momento, eppure sono tanti i giovani che si lasciano incantare dall’eco di racconti lontani. Questo rinnovato interesse nasce probabilmente dalla presa di coscienza che non è possibile proiettarsi serenamente verso il futuro, se non si ha consapevolezza del proprio passato e delle proprie origini.
Le generazioni precedenti, che hanno vissuto la repentina ascesa economica post bellica, hanno visto nell’evoluzione tecnologica una possibilità di riscatto rispetto a situazioni di miseria. Incantati dai modelli americani e spinti dal desiderio di emulazione hanno voluto rimuovere il loro passato che, in quel momento, altro non rappresentava che stenti e frustrazioni, facendo quasi tabula rasa di un patrimonio culturale e materiale assolutamente ricco ed eterogeneo.
L’ormai acquisita stabilità economica, di cui godono le nuove generazioni ignari delle difficoltà che si possono incontrare dopo una guerra, permette di guardarsi dietro con la giusta tranquillità e di apprezzare quello che di genuino e di assolutamente unico c’era nel lavoro manuale.
Sta a noi quindi ridare voce e dignità al passato di cui siamo figli, non lasciandoci ingoiare da questo meccanismo che ci vuole pericolosamente tutti uguali.
di Valeria Di Martino, Associazione Askole giornale Agorà (fonte: positanonews.it)