Say cheers! Il turismo del vino
Il turismo del vino o enoturismo è tra le tendenze di viaggio più in voga negli ultimi tempi. E l’Italia in tal senso è decisamente una destinazione privilegiata.
Dalle Alpi alla Sicilia si contano circa 400 vini a Denominazione d’Origine Protetta e 170 sono le Strade del Vino che percorrono i territori di produzione.
La combinazione di Vino e Turismo a dire il vero non è il frutto di una moda recente.
L’ Italia ha già alle spalle trent’anni di storia se pensiamo che nel 1987 nascono le Città del Vino e nel 1993 il Movimento del Turismo del Vino.
A queste prestigiose Associazioni si devono iniziative culturali ricorrenti di grande successo popolare come: Cantine Aperte e Calici Sotto le Stelle.
I Consorzi di tutela dei vini che rappresentano i produttori di una determinata denominazione sono oltre 120 tra tutte le Regioni.
Turismo del vino: un’esperienza “full immersion” nel territorio
Attraverso itinerari enoturistici da fare in macchina, a piedi, in bicicletta, o persino sidecar, con tappe a luoghi d’interesse – compresi alberghi e ristoranti – trasmettono anch’essi l’identità locale del territorio al visitatore.
Creando un network e sinergie tra le realtà locali.
Grazie a questo importante impegno, già in atto da anni, possiamo dire che oggi è normale per una Cantina aprire le porte ai visitatori.
Ed è all’ordine del giorno offrire un’esperienza di degustazione e in molti casi anche di ospitalità.
L’enoturismo rientra nel turismo di tipo esperienziale.
Non solo per le degustazioni e l”immersione’ in un contesto paesaggistico e produttivo.
Ma anche perché sono previsti elementi che implicano relazione e coinvolgimento diretto dell’ospite in attività studiate ad hoc.
L’incontro con il produttore, una camminata tra i vigneti, la vista dei barrique, la degustazione dei prodotti tipici, il museo storico: sono solo alcuni esempi che possono comporre un’esperienza in Cantina.
Wine escape
La Cantina oltre a offrire il contesto, il presupposto, per l’esperienza enoturistica, svolge anche un ruolo attivo nel mettere a disposizione le risorse d’accoglienza.
Facendo sì che la visita diventi un buon ricordo di viaggio. Questo mix di elementi definisce il cosidetto ‘winescape‘.
La visita quanti più aspetti d’interesse contiene, tanto più allarga il suo orizzonte dei potenziali visitatori.
Il wine tour diventa un’occasione di svago non solo per l’intenditore che gioisce nell’assaggiare il vino nel luogo stesso di produzione.
Ma anche per un pubblico di amatori semplicemente curiosi.
Gli stranieri e il vino
Nel panorama del turismo straniero d’incoming, il vino oltre a essere un prodotto agroalimentare, diventa un vettore per far conoscere il territorio nella sua interezza.
Località meno note a livello internazionale possono trovare nel prodotto vinicolo ‘un ambassador’ del territorio.
Per le destinazioni più famose, pensiamo alle grandi città, potrebbe essere un elemento di richiamo per favorire la destagionalizzazione e la visita a zone limitrofe.
Se il Wine Tour è tra delle proposte di viaggio in Italia più apprezzate dai turisti stranieri, lo si può a maggior ragione affermare se abbinato ad altri eventi.
Come ad esempio i matrimoni, i wine wedding, o ad altre attività a contatto con la natura come il trekking o il cicloturismo, bike and wine.
Quando il vino fa la differenza
C’è da dire che un bicchiere di vino non guasta mai e se viene aggiunto a un’altra proposta come elemento complementare, la rende più attraente.
Ad esempio, una passeggiata lungo la costa adriatica su un tratto dismesso della ferrovia con visita al Trabucco è una cosa interessante per sé.
Se poi nella sosta è prevista una degustazione di vini tipici e spuntini di prodotti locali, allora decisamente vale la pena!
Il vino in questo caso non è il protagonista del tour ma può fare la differenza nella scelta di adesione.
Dall’immersione virtuale all’immersione nella natura
Durante la pandemia sono diventate popolari le degustazioni guidate a distanza attraverso online meeting e visite virtuali.
Grazie all’utilizzo delle VRE, Virtual Reality Experience, tecniche d’avanguardia di realtà aumentata, il visitatore viene ‘trasportato’ dalla sua poltrona di casa al vigneto.
Nell’impossibilità del viaggio questo mezzo è stato utilizzato molto come avvicinamento tra domanda e offerta.
Il telespettatore sceglie di visitare virtualmente l’ambiente esterno dei vigneto oppure interno dei luoghi di riposo del vino trasformazione, accompagnato dal produttore che guida e spiega la visita.
Fondamentale la degustazione accompagnata, questa sì reale, dei vini in oggetto.
Tuttavia, proprio per l’assenza delle componenti che caratterizzano l’esperienza in loco – come la convivialità che implica prossimità – l’esperienza è qui più di tipo entertaining che turistica.
Finita l’emergenza e ripresi i viaggi, I VRE tematici in alcuni casi sono stati predisposti in sale di areoporti per i passeggeri in attesa, diventando così un’occasione di divulgazione. (Qui si parla dell’applicazione delle nuove tecnologie al turismo enogastronomico).
Il turismo del vino nella fase post pandemia
La fase post pandemia si dice sia caratterizzata dalla voglia di ritrovarsi insieme vis à vis.
La natura, in questo caso del vigneto, non è solo a far da cornice, ma fa parte di una dimensione rinnovata del “sentirsi a contatto con” e dove l’aspetto ‘outdoor’ è in primo piano.
Materiali riciclabili ed ecosostenibili. Cibo locale e di stagione, biologico. Riduzione degli sprechi.
Sono solo alcuni esempi che esprimono una sensibilità acquisita globalmente nei confronti dell’ambiente.
Aspetto, questo, al quale il wine tourism è particolarmente vocato.
Cosa cercano i turisti stranieri nelle visite in cantine
Ma cosa cercano i turisti stranieri?
L’ideale di un ‘viaggio lento’ a contatto con la natura? L’incontro con il viticoltori? Lo stare insieme?
E d’altra parte, cosa deve fare il produttore per predisporre in modo ottimale la visita?
Come per ogni prodotto turistico, anche la proposta enoturistica prevede la massima cura dei dettagli.
Ad esempio, il servizio navetta o driver, spesso ignorato, è fondamentale per il turista straniero che non ha la macchina.
Il punto di vista di un’operatrice di viaggi internazionale
Per approfondire il punto di vista del viaggiatore internazionale, abbiamo rivolto qualche domanda a un’operatrice di viaggi: Isabelle Du Plessix, general manager di Wine Chic Travel, Wine Travel in Francia e manager di Wine Travel in Repubblica Ceca.
Che cosa si aspetta un viaggiatore internazionale esperto da una visita a una cantina? E che cosa, secondo la sua esperienza, rende un tour enologico un’ottima esperienza?
Il viaggiatore cerca l’unicità. Vuole sentirsi viziato, privilegiato. Vuole imparare ma allo stesso tempo divertirsi. Quindi non troppe informazioni, ma storie e aneddoti.
L’enologo dovrebbe essere in grado di parlare un po’ di inglese, in modo da poter condividere direttamente con il viaggiatore, senza l’aiuto della guida.
In modo che il viaggiatore si senta a casa e non si senta ingannato.
Esperienze autentiche in cantina
L’esperienza del vino deve essere personalizzata/segmentata? O esiste un formato standard?
Dal punto di vista commerciale, dovrebbe esserci un formato standard. Ma il viaggiatore non dovrebbe sentirlo.
Anche in questo caso deve sentirsi unico. Il formato standard è più facile sia per l’organizzatore sia per il produttore di vino.
Nessuna sorpresa negativa.
Alcuni elementi chiave essenziali che un’esperienza di wine tour dovrebbe includere: le Cantine più insolite che abbiate mai visto…
Una visita alla cantina è l’essenziale, ovviamente.
Poi la degustazione alla botte/serbatoio funziona sempre. Mostrare delle attività, ad esempio come si pulisce la vasca.
Mostrare i diversi tipi di tappi di sughero e di tappo. Confrontare la tecnologia antica con quella moderna. Una degustazione alla cieca. Mostrare i filtri. Far etichettare una bottiglia
E poi certamente un buon cibo che si abbina bene al vino.
Benvenuti in Italia, la migliore destinazione vinicola
L’Italia è una delle migliori destinazioni vinicole. Qualcosa di veramente unico e speciale e qualcosa da migliorare secondo la sua opinione/esperienza personale.
Posso confermare che l’Italia è la migliore destinazione vinicola!
Il paesaggio, il paesaggio vitivinicolo, la varietà dei vini, la qualità dei vini, il buon cibo: il mix perfetto!
Forse l’esperienza può apparire troppo professionale, troppo standardizzata.
Forse c’è poco contatto con il produttore. Anche perché i gruppi spesso sono troppo grandi.
L’ingrediente vincente
Data come presupposto una organizzazione molto attenta e curata, quello che fa la differenza è l’aspetto della convivialità.
L’ingrediente segreto di ogni buon viaggio è lo svago e il piacere dello stare insieme.
A maggiore ragione se davanti a un buon cibo o calice di vino.
Un brindisi in buona compagnia fa rima con allegria.
Allora Cheers!