Slimma, i mercati turistici del futuro
Slimma è l’acronimo che identifica Sri Lanka, Indonesia, Malesia, Messico e Argentina e potrebbe presto diventare il “rivale” dei più noti Brics (cioè Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica), già potentissimi “intercettatori” di flussi turistici da tutto il mondo. Il dato è emerso al Wtm di Londra, durante la presentazione del World Travel Market Industry Report, che ha chiamato in causa oltre mille tra buyer membri del Wtm Meridien Club ed espositori.
Ebbene, da questo rapporto è apparso come segnale forte che questo acronimo potrebbe, in un futuro non troppo lontano, diventare una delle economie del turismo più importanti al mondo. Il perchè è presto detto: innanzitutto tutte queste destinazioni hanno in comune un costo contenuto del soggiorno; dopo le varie vicissitudini che a vario titolo hanno attraversato i diversi paesi in questione (guerre civili come nel caso dello Sri Lanka o il default economico come nel caso dell’Argentina) è arrivato per essi il tempo di guardare al futuro, accendendo i riflettori priorio sul turismo.
In particolare lo sviluppo dello Sri Lanka deriva dagli investimenti che sta operando sulle infrastrutture: l’indagine ha rilevato, ha un potenziale in entrata, per le sue bellezze naturali, in particolare le sue spiagge pittoresche identificate come una chiave di attrazione per i turisti globali.
L’Indonesia invece, oltre a contare sull’attrazione delle sue bellezze naturalistiche, può rappresentare un ottimo potenziale di turismo outgoing. La popolazione è giovane e la crescita di una generazione con un reddito relativamente alto fornirà aperture per gli operatori in uscita. Per l’incoming potrà fare appello alla varietà del suo paesaggio e al gran numero di isole inesplorate.
La Malesia è da tempo già considerata una meta turistica per eccellenza grazie anche alle campagne di marketing sulle quale investe, soprattutto in Europa, negli Stati Uniti e in altri mercato chiave in Asia. Il Governo infatti, ha individuato nel turismo una parte importante del suo sviluppo economico.
Il subcontinente sudamericano è rappresentato da Messico e Argentina. Il Messico ha un’industria turistica consolidata, guidata dalla sua vicinanza agli Stati Uniti. Si continua ad investire nelle infrastrutture per crescere la propria attività in entrata, mentre i redditi disponibili sono abbastanza buoni. Questa nazione ha un potenziale turistico in entrata e in uscita ed è aiutato da un regime fiscale generalmente basso per gli investitori, i visitatori e la sua popolazione. Infine, l’Argentina ha il vantaggio di essere una nuova destinazione sulla mappa del turismo mondiale. E’ una delle poche grandi economie al mondo ad essere vista in forte crescita, il che significa che ha una maggiore flessibilità sui prezzi di molte destinazioni.
Si parla in ogni caso di potenziale di sviluppo, quindi i Brics risultano ancora protagonisti nello scenario turistico mondiale, sia come mercati emissori che come destinazioni. E c’è chi è pronto a scommettere sul Brasile come protagonista assoluto, soprattutto in vista dei mondiali del 2014 e dei Giochi Olimpici del 2016 per i quali saranno investiti 150 miliardi di dollari. Intanto il paese è pronto a ricevere dal prossimo anno – e solo a Rio de Janeiro – un milione e mezzo di visitatori.
Da una parte dunque ci sono economie emergenti che hanno deciso di investire nei settori dell’ospitalità – servizi e infrastrutture comprese – dall’altra abbiamo una fetta sostanziosa dei manager intervistati che ritengono inadeguate o insufficienti – e in alcuni casi assolutamente penalizzanti – le misure adottate dai propri Governi.
Non sembra essere il caso dell’Italia, secondo Fiona Jeffery, presidente del Wtm che ha citato il nostro Belpaese come caso virtuoso, insieme al Messico e all’Argentina. Bocciati invece l’Inghilterra – che ha pianificato un ulteriore aumento delle imposte sui biglietti aerei – e il governo degli Stati Uniti che vuole tirare fuori dalle tasche dei passeggeri americani ben 25 miliardi di euro. La Jeffery ha auspicato dunque che i governi facciano molto di più per il turismo, settore che nel 2010 ha superato i 235 milioni di posti di lavoro e che le previsioni al 2030 indicano muoverà globalmente 1,8 miliardi di persone.