Enogastronomia e cultura: due facce della stessa medaglia
L’enogastronomia è oramai considerata un fatto culturale e l’evoluzione del fenomeno procede in una direzione positiva: il turista enogastronomico è alla ricerca non solo della conoscenza del prodotto ma anche del territorio di produzione, nel quale cerca un’esperienza di vita a contatto con identità e risorse.
Per questo, è disposto a coprire distanze maggiori che in passato per raggiungere la destinazione, non è più solo e necessariamente intenditore o appassionato ma si diversifica in vari segmenti di domanda, viaggia nei territori di produzione anche in estate (occasione in cui la visita enogastronomica diventa un plus della vacanza o tappa di ritorno) e opta per una ricettività sempre più varia. [In un mio precedente contributo ho cercato di delineare profilo e differenziazioni dei turisti enogastronomici].
La destinazione rappresenta per il turista enogastronomico una componente essenziale, nella quale identifica il cibo e il vino quali espressioni della cultura del luogo visitato, che diventa pertanto attrazione turistica.
Il turismo enogastronomico è una forma di turismo culturale
Il turismo enogastronomico si è candidato a rappresentare a tutti gli effetti una forma di turismo culturale. Difatti, proprio attraverso la conservazione e la valorizzazione dei territori agricoli e vitivinicoli destinati a delineare la cornice naturale, esso propone un nuovo modo di vivere la vacanza, associando la degustazione di vini, prodotti tipici e talvolta di piatti locali alla visita ad aziende vinicole e agroalimentari.
Grazie alla partecipazione diretta agli usi e alle abitudini dei territori rurali visitati, il turista entra pienamente in contatto con la realtà del luogo e partecipa a un’esperienza di vita che lo arricchisce. Il turismo enogastronomico prende così la forma del turismo culturale: il turista è alla ricerca del cibo locale da abbinare alla cultura del luogo e l’enogastronomia diviene così sotto-categoria della cultura della destinazione poiché unisce la volontà di acquisire familiarità con nuove culture alla partecipazione ad eventi e attrazioni culturali.
Gli eventi culturali, i festival e le sagre svolgono oggi un ruolo importante nella formazione e nel potenziamento del turismo culturale ed enogastronomico. Infatti, offrono ai turisti ulteriori motivi per visitare una destinazione al di là del prodotto culturale regolarmente offerto e danno modo di affiancare i valori sociali, locali e paesaggistici alla buona gastronomia depositaria della cultura del luogo.
Enogastronomia e cultura sono quindi due facce della stessa medaglia: il turista enogastromico-culturale è colui che presta attenzione all’aspetto culturale sia di una destinazione sia di un artefatto e che ritrova nel cibo quella parte di esperienza e dimensione culturale.
Non solo vino: il turista enologico
L’enoturismo, o turismo enologico, deve il proprio significato alla parola greca “oinos” (vino) e indica quella tipologia di turismo, in espansione in tutta Europa e non solo, il cui interesse è centrato verso la cultura del vino. Dalle visite alle cantine e ai vigneti alle degustazioni guidate, l’enoturismo è la valorizzazione delle risorse vitivinicole del luogo ma anche l’abbinamento di enologia, gastronomia e turismo.
Un connubio tra enogastronomia e turismo teso alla rivalutazione del territorio e delle sue specificità.
La scelta dell’enoturista è dettata da diversi fattori quali la qualità del territorio, la gastronomia e la ristorazione, gli eventi e, ovviamente, il vino. Quello dell’enoturista è un profilo complesso ed è importante prestare attenzione alle motivazioni vere che spingono gli amanti del vino a viaggiare.
Nonostante non esista un unico, stereotipato “turista del vino”, alcune caratteristiche comuni per quanto riguarda il profilo socio-demografico, le motivazioni e lo stile di vita del vino possono essere tratte dalla letteratura.
Identikit dell’enoturista. Numerose le presenze di “quote rosa”
L’XI Rapporto annuale realizzato da Censis Servizi mediante l’Osservatorio sul Turismo del Vino nel 2013 delineava in modo chiaro l’identikit di colui/colei che si dedica maggiormente ad attività enoturistiche italiane: l’enoturista è prevalentemente maschio con un’età compresa tra i 26 ed i 45 anni e le numerose presenze di “quote rosa” potrebbero esser il segnale dello svolgimento di esperienze di turismo di coppia, anche se è stato riscontrato che le donne sono in forte ascesa.
Solitamente, le persone che si dedicano all’enoturismo hanno un livello sociale ed economico medio-alto e non sono solo intenditori, ma anche consumatori e scopritori.
Il rapporto ha inoltre individuato alcune tipologie di enoturista:
- ci sono i “curiosi”, che hanno poche conoscenze specifiche, ma sono estremamente interessati al settore;
- gli “esploratori”, che includono in particolar modo la fascia giovane tra i 30 ed i 45 anni, che amano frequentare cantine ed enoteche;
- i così detti “eno-tifosi”, estremamente interessati a soggiorni e gite e che possiedono una buona conoscenza delle esperienze da intraprendere;
- i “professionisti”, che sono i perfetti conoscitori dei percorsi enoturistici e hanno una capacità di spesa elevata
- ed infine gli “eno-sperimentatori”, che indirizzano la propria esperienza alla cultura del settore.
Scelta e la motivazione del viaggio per il turista del vino
Per quanto riguarda la scelta e la motivazione del viaggio, un’indagine condotta dall’Associazione Nazionale Città del Vino mostra che il turista del vino considera importante la bellezza del panorama, la gastronomia tipica locale, l’arte e ovviamente il vino, considerato non solo come prodotto in sé ma come tutto il sistema che vi gravita attorno, come ad esempio le cantine, i musei, la storia e la degustazione.
La soddisfazione dunque non è dunque solo determinata dalla qualità del prodotto, bensì da elementi ad esso strettamente connessi quali la ricettività, le spiegazioni tecniche e gli assaggi così come dalla presenza di servizi complementari quali, ad esempio, il catering, lo sport, il relax e le soste attrezzate.