Turismo enogastronomico: come fotografare cibi, vini e prodotti tipici
Un tempo erano fagiani. Ma anche pernici, tortore e passerotti, melograni, mele, pesche e zucchine: un’estetica del cibo, quella rappresentata nel Rinascimento e nel Barocco, che ha trovato nelle nature morte la sua massima espressione.
Cibo riprodotto fin nei minimi particolari, cibo che in fin dei conti non era altro che rappresentazione esclusiva di se stesso.
In altre parole non è che guardando un quadro con appeso un fagiano o un melograno poggiato sul tavolo in chiaroscuro venisse poi così tanta voglia di addentarlo.
La comunicazione: l’importanza delle immagini
Lo storytelling barocco era fine a se stesso, ben diverso dalla comunicazione enogastronomica attuale dove il cibo, il vino e gli altri piatti tipici delle diverse cucine nazionali diventano strumento di comunicazione.
Riuscire a creare esperienze del gusto a partire da un’immagine è l’obiettivo di chi per professione lavora come food photographer, fotografando il cibo per agenzie turistiche, di marketing o per promuovere e valorizzare un intero territorio.
Certo, lo si può fare anche semplicemente per hobby e di fatto il cibo è diventato uno dei soggetti preferiti dagli Instagrammer, una vera e propria mania.
Ma anche a livello amatoriale possono essere utili pochi ed essenziali suggerimenti per rendere al meglio l’esperienza del turismo enogastronomico.
Come soddisfare le aspettative di un pubblico sempre più esigente
Innanzitutto il cibo. Siate certi che la qualità del cibo, la bottiglia di vino che avete intenzione di fotografare, il minestrone toscano che avete di fronte corrispondano agli standard e alle aspettative dei vostri clienti o del vostro pubblico più in generale.
Spesso questi fattori non dipendono dal cibo in sé, ma da ciò che l’osservatore proietta su quel determinato prodotto. Con l’avvento di app e smartphone il nostro rapporto col cibo è cambiato e di questo dovete tenere conto quando comunicate con il vostro pubblico.
Perché il setting, l’interpretazione personale e la luce sono importanti
Il setting è altrettanto importante per comunicare una narrazione del gusto efficace e coinvolgente, capace di generare in chi guarderà le vostre fotografie emozioni che vanno al di là dell’immagine stessa.
Il punto di vista è la vostra personale interpretazione del cibo che state fotografando. Certo questo può essere influenzato dal cliente che vi ha commissionato il lavoro, ma sarà comunque il vostro occhio a catturare quella luce particolare che renderà la vostra fotografia unica.
La luce naturale è fondamentale, dà freschezza e un aspetto di genuinità al prodotto che state fotografando. Se questa dovesse essere troppo intensa, utilizzate un foglio grande di carta bianca. In questo modo avrete una splendida luce chiara diffusa ad illuminare il soggetto.
La scelta del soggetto della narrazione
Il soggetto è il protagonista della vostra narrazione.
In un visual storytelling di tipo enogastronomico l’esperienza del cibo è un viaggio anche e soprattutto nel territorio in cui questo si trova.
Se siete in viaggio a Marbella, ad esempio, e vi trovate a sostare di fronte ad uno dei tanti locali tipici disseminati nel suo pittoresco centro storico, un marisco fresco potrebbe essere il punto di partenza di una narrazione che da qui vi porterà al mercato del pesce di Palamós in Costa Brava, seguendo un itinerario gastronomico che ha come protagonista il pesce.
Il vino, altro soggetto di una possibile narrazione, questa volta nel nostro Paese, può essere fotografato sia direttamente – le classiche bottiglie, i bicchieri, le etichette – sia indirettamente nei luoghi dove esso è prodotto e consumato.
Enoteche, cantine, le persone che lo bevono, il territorio diventano soggetto della narrazione al pari del prodotto stesso.
La regola dello storytelling: meglio suggerire che dire
Vale in questo caso una regola che è importante sia nello storytelling narrativo che in quello visuale: suggerire è meglio che dire direttamente.
Le emozioni legate ai prodotti enogastronomici avranno quindi una maggiore profondità e autenticità perché ancorate all’identità territoriale di cui il vostro soggetto è espressione.
Guardare gli scatti professionisti per migliorarsi
Se per essere buoni scrittori occorre leggere molto, per diventare un buon fotografo nel settore del turismo enogastronomico è necessario guardare tanti scatti dei professionisti che lavorano nel campo della food photography, veri e propri artisti che hanno trasformato il cibo in opere d’arte.
A partire da David Tortora e Jaime Travezan che hanno creato con le loro fotografie paesaggi costruiti con frutta, verdura e legumi dove montagne di insalata sono fianco a fianco a dolci colline di patate.
Nel nostro Paese il cibo ha trovato espressione artistica nella fotografa Isabella Cassini: hamburger immortalati in una proiezione esplosa che ne mette in risalto i vari ingredienti e composizioni dal forte impatto cromatico con una sapiente composizione di fiori e frutti.
Il punto di vista, la capacità di esprimere una propria personale visione narrativa del soggetto che abbiamo di fronte rappresenta la prima risorsa per produrre delle buone fotografie, il resto è il risultato di tanta pratica e di un grande amore per il cibo e per tutto ciò che riguarda l’enogastronomia.