Turismo incoming da Brasile e Cina: realtà emergenti a confronto
Turismo incoming da Brasile e Cina: parliamo di questi due mercati lontani con molte affinità. Ma anche grandi differenze. Quanti sono e dove vanno in Italia i turisti cinesi e quelli brasiliani? Perché è più facile puntare sui secondi?
Doverosa premessa: questo è un post di parte. Chi scrive tifa ovviamente per il Brasile. Non ha mai messo piede in Cina. Né in più di trent’anni di turismo ha mai avuto a che fare con quel mercato.
Mossi da curiosità e un po’ di sana gelosia per la super attenzione riservata al fenomeno asiatico, continuamo a studiarlo da lontano. Per fare le dovute comparazioni con quello che ci interessa più da vicino.
I due mercati hanno qualcosa in comune: la lontananza, sono saliti alla ribalta negli ultimi dieci anni, la consistente componente di visitatori che per la prima volta sceglie la destinazione, la spiccata dipendenza della domanda dal trade turistico.
La Cina vince sulle quantità
Dal punto di vista quantitativo non dovrebbero esserci dubbi sul primato della Cina. Anche perché ha una popolazione quasi sette volte più grande del Brasile.
Abbiamo usato il condizionale perché la questione non è poi così pacifica. Per Banca d’Italia il Brasile vincerebbe alla grande sia per arrivi che per presenze. Mentre per l’ISTAT la fotografia è tutt’altra.
Nonostante l’incertezza statistica, non ci facciamo prendere dal tifo e rimaniamo realistici. Il punto quantità non può non andare alla Cina.
Il Brasile vince per la spesa
Ci piacerebbe assegnare il punto alla Cina anche per la relativa spesa. Almeno per coerenza con quello che si legge tutti i giorni sui turisti cinesi come big spender. Purtroppo l’unica fonte ufficiale è Banca d’Italia.
E il punto va al Brasile, non solo per volumi. Ma anche per trend di crescita degli ultimi anni.
Continua il mistero del perché le statistiche dell’Istituto di Via Nazionale – che colloca la Cina solo intorno al 20esimo posto nel ranking spesa stranieri – continuino a sottostimare il contributo del mercato asiatico.
E lo fa in totale controtendenza con altre analisi di player privati o con quanto dichiarato da altre destinazioni.
Fingiamo di crederci a titolo di provocazione. Sperando che prima o poi qualcuno si preoccupi di risolvere questo mistero e di apportare i dovuti correttivi.
Le presenze dei brasiliani e dei cinesi per regioni visitate
Torniamo alle quantità relative al turismo incoming da Brasile e Cina. Considerato che l’indicatore arrivi di ISTAT è alquanto discutibile, ci concentriamo sull’analisi delle presenze.
Nel 2017 entrambi i mercati hanno registrato un forte recupero dopo il sensibile calo registrato nel 2016.
A fronte di un incremento medio di poco più del 5% delle presenze di turisti stranieri internazionali in Italia, il mercato Brasile ha registrato la seconda maggiore crescita percentuale (+23 %). Piazzandosi dopo la Russia.
Mentre la Cina si è collocato al terzo posto della classifica con un +12 %.
La concentrazione dei flussi nelle regioni più visitate, caratteristica di entrambi i mercati, è meno accentuata per il Brasile.Il “peso” dei viaggi degli oriundi in otto regioni italiane
Nonostante quanto si legga tutti i giorni sui tentativi di delocalizzare i flussi turistici, non si vede alcun progresso per la Cina (nel 2015 il peso delle 6 top era 90,1 %).
Mentre per il Brasile si nota un miglioramento rispetto al 86 % di tre anni fa.
Per otto delle altre regioni (tra le quali le Isole, Puglia e Calabria) il contributo di presenze del Brasile è maggiore di quello generato dalla Cina. Anche grazie al contributo dei viaggi di oriundi italiani.
Roma Caput Mundi
L’analisi delle quattro città più visitate mostra Roma al primo posto per entrambi i mercati (un altro mistero l’incredibile boom registrato nel 2015 !).
Milano, dove ormai le presenze dei cinesi hanno superato anche quelle USA , viene al secondo posto per il mercato asiatico. Mentre i brasiliani preferiscono Firenze. Anche a Venezia.
I flussi dalla Cina a Milano
La classifica delle altre città più visitate rivela alcune particolarità quali la presenza per i cinesi di località atipiche per i brasiliani come Prato o Varese.
Sono città caratterizzate da una forte presenza di cinesi residenti (nell’ ultimo censimento ISTAT l’Italia ne conterebbe 293 mila contro i 48 mila brasiliani).
Il peso della comunità cinese si fa sentire anche nei flussi per Milano.
Turismo incoming da Brasile e Cina tra vacanze e affari
Per il turismo dalla Cina manca un approfondimento sul peso di viaggi per affari o per visita ad amici e parenti.
Non solo da altre città italiane, ma anche da altri Paesi europei che contano una discreta presenza di cinesi residenti.
I flussi brasiliani hanno una maggiore incidenza di viaggi per vacanza e piacere. Mentre nuova linfa può arrivare dai viaggi per motivi di studio.
Altre città come Pistoia (e Montecatini) o Treviso sono scelte dai tour operator cinesi sopratutto per i gruppi, in considerazione della loro prossimità alla meta più importante (Firenze o Venezia).
Un modo per abbattere il costo della stanza. Possono quindi essere considerate città dormitorio.
Caratteristica questa che non interessa in eguale misura i flussi dei turisti brasiliani, meno propensi a questo tipo di soluzione.
Un altro punto a favore del Brasile arriva dalla stagionalità dei flussi
Entrambi i mercati sono tra quelli che presentano la migliore diluizione dei flussi lungo tutto l’anno.
Ma il Brasile è più interessante per i mesi con maggiore potenzialità a ridosso del picco estivo.Dove dormono i cinesi e i brasiliani
Per quanto riguarda la scelta dell’alloggio, secondo ISTAT il peso degli hotel 4 e 5 stelle è maggiore per i turisti cinesi.
Mentre hotel 3 stelle, esercizi extra-alberghieri, B&B e agriturismi sembrerebbero avere più chance sul mercato Brasile.
In realtà più che la categoria degli hotel sarebbe interessante poter comparare i dati relativi alla redditività dei rispettivi flussi.
Come ad esempio il ricavo medio per stanza (soprattutto nelle sopracitate città dormitorio!).
Il vero vantaggio del Brasile
Fin qui i numeri. Il vero vantaggio del Brasile deriva da una serie di fattori di maggiore “accessibilità” che facilitano l’attività di marketing.
Il visto: i turisti brasiliani, a differenza di quelli cinesi, non hanno bisogno di visto.
Con tutto quello che ne consegue in termini di organizzazione del viaggio e problematiche connesse. Come ad esempio le prenotazioni fasulle dei cinesi solo per ottenere il visto.
Connettività aerea: non disponiamo di un confronto sul numero di voli diretti e capacità offerta dai vettori aerei tra i due mercati e l’Italia.
Ma il Brasile, secondo mercato long-haul di Alitalia, conta 21 voli settimanali della Compagnia. In Cina, invece, non vola!
La lingua: ulteriore vantaggio per il Brasile deriva dal fatto che il portoghese come lingua è più facile rispetto al cinese.
Vantaggio che si riflette su accoglienza, servizi, segnaletica o menu dei ristoranti. E ovviamente sull’attività promozionale-commerciale.
Il contesto storico culturale
Il contesto storico e socio-culturale: qui il divario a favore del Brasile si allarga ulteriormente.
Il DNA dei brasiliani è fortemente influenzato dalla copiosa presenza di oriundi italiani che nel tempo ha favorito la famigliarità con il nostro Paese.
L’accoglienza: i brasiliani non hanno bisogno di particolari attenzioni come dicevamo in questo articolo dedicato al turismo dal Brasile qualche tempo fa.
Secondo quanto dicono gli albergatori italiani, i brasiliani sono più empatici e più easy dei turisti cinesi.
Esportano allegria e sono dei veri goderecci. Sfruttano a pieno l’esperienza del viaggio.
La competitività della destinazione Italia è maggiore sul mercato brasiliano
L’effettivo posizionamento dello Stivale rispetto ad altri Paesi europei nelle scelte dei turisti cinesi non è chiaro. Sembra che siamo dietro Francia, ma anche Germania e Svizzera.
Mentre l’analisi dei dati dichiarati dalle varie destinazioni e il risultato di vari sondaggi dimostrano che per i brasiliani l’Italia perde solo rispetto alla Francia.
Ulteriore affinità tra i due mercati è la forte componente di viaggi multi-destinazione.
Ma come dimostra anche questa recente infografica della ETC (European Travel Commission) la stessa è meno spiccata per i brasiliani.
Con conseguente effetto sulla durata della permanenza in Italia.
Il Brasile vince anche nel social media marketing
Anche nel social media marketing vince il Brasile. Come noto la Cina ha i suoi propri social network e app.
Mentre i brasiliani sono tra i maggiori utilizzatori al mondo dei più importanti social network usati anche in Italia.
Infine, per quanto riguarda la commercializzazione, il mercato cinese presenta un’ulteriore complicazione.
Solo un numero limitato di agenzie e operatori autorizzati dal governo cinese può trattare il turismo da e per la Cina.
E anche questo aspetto finisce per pesare sul turismo incoming da Brasile e Cina.
Tutti pazzi per i cinesi, ma si sottovalutano le potenzialità del mercato brasiliano
Certo è che sono tutti pazzi per i cinesi. Mentre la potenzialità del mercato brasiliano è ancora sottovalutata dai player italiani del turismo incoming.
Sulla base di queste premesse ci chiediamo quanto senso abbiano certi investimenti sul mercato cinese dei quali leggiamo tutti i giorni, sopratutto da parte delle regioni meno visitate.
È solo moda? Qualcuno ha riflettuto su certi numeri? E sopratutto ha stabilito obbiettivi che giustifichino certi investimenti?
Quando leggiamo di protocolli o presunti accordi commerciali firmati da politici e assessori vari con tour operator cinesi ci chiediamo quale sia la loro effettiva consistenza. Non solo in termini di potenzialità, ma sopratutto di processo di vendita.
Chi governa i flussi turistici
In Brasile la maggioranza dei flussi turistici è ancora governata da dinamiche di tipo industriale e mass market.
Non è la stessa cosa per il mercato cinese? Il grande operatore statale cinese, dopo aver firmato il protocollo (e magari incassato il contributo di marketing), a chi si affiderà per organizzare i viaggi dei propri clienti in quella regione?
Non bastano i numeri, dunque. Mancano i dovuti approfondimenti sull’effettivo modo di acquisto dei viaggi da parte di questi turisti. Come più in generale di quelli originanti da altri Paesi.
In conclusione, proprio per onorare la nostra premessa lasciamo certe domande in sospeso.
Ovviamente siamo pronti a rivedere il nostro giudizio sul turismo incoming da Brasile e Cina in caso le suddette conclusioni vengano smentite da chi conosce bene e opera sul mercato cinese. Purché ci dica tutta la verità (e senza secondi fini).