Turismo religioso: analisi, dati e prospettive future
Il turismo religioso, per la letteratura tradizionale può essere inserito nella categoria (o meglio come sottocategoria) del turismo culturale. Tale pensiero si è oggi modificato, visto il potere economico e sociale che il turismo religioso ha assunto in questi ultimi anni.
Le motivazioni di tale affermazioni per gli studiosi di sociologia sono da rinvenirsi nella capacità del turismo religioso ad accorpare sia i turisti in senso stretto che i pellegrini. Se si analizzano le origini storiche che spingevano gli individui a intraprendere un viaggio verso mete di culto, si evidenzia, infatti, come questa forma di viaggio sia antichissima, si ritrovano esempi già nell’età pre romana.
I pellegrinaggi, in senso stretto, erano pratiche che venivano svolte già dal 300 dC, anche se le forme più organizzate si fanno risalire al periodo del medio Evo con i Templari e con i viaggi verso al Terra Santa. Una evoluzione del pellegrinaggio si è avuto con il Gran Tour e con lo sviluppo del viaggio per motivi di studio. Il concetto stesso di viaggio si è ampliato, le persone si muovevano non solo per andare verso mete sacre o per il commercio ma anche per svago o per cultura.
Turismo religioso e pellegrinaggio: analogie e differenze
Analizzando le diverse accezioni che si danno al termine turismo religioso si può constatare come, non univoca sia la definizione, molto spesso si tende a usare i termine pellegrinaggio e turismo religioso come sinonimi. Secondo Costa “il pellegrinaggio è una forma di pratica di fede che si svolge ai vari livelli nei santuari, nelle case del pellegrino, nelle abbazie, nei monasteri e nei conventi.
Per turismo religioso si deve intendere, invece, un’attività economico-sociale da organizzare e promuovere, il turista religioso, a differenza del turista e del pellegrino, non ha un’identità teologico-pastorale come tipo particolare di viaggiatore (Costa N.,1998).
Quindi ciò che li differenzia in modo sostanziale sono le motivazioni per cui essi intraprendono un viaggio. Le motivazioni del turista possono essere sintetizzate con la voglia di divertimento, di evasione, di relax .
Ma nella accezione più moderna la figura del pellegrino in visita ad un luogo sacro si sdoppia in due sottofigure tipiche che sono quella del pellegrino escursionista e quella del pellegrino turista. Il primo visita la località nell’arco di una giornata e non soggiorna nelle strutture ricettive; il secondo vi soggiorna e di conseguenza viene classificato come un turista, ed è così che nasce la forma di turismo religioso.
Il turismo religioso oggi può essere, quindi, considerato quale macrosistema in cui far rientrare il turista in senso stretto e il pellegrino.
Una sintesi che ci fa comprendere come il turismo e il pellegrinaggio possono essere accomunati lo fornisce Nocifora che definisce:
turismo religioso quella pratica turistica che ha come meta luoghi che hanno una forte connotazione religiosa ma la cui motivazione è eminentemente culturale e/o spirituale, quando non direttamente etnica, o naturalistica, o a carattere etico/ sociale, ma non religiosa in senso stretto.
Casi in cui è possibile confermare tale giustificazione sono le mete più famose di turismo religioso Pompei, Città del Vaticano e Santiago de Compostela.
Il caso simbolo: il cammino di Santiago de Compostela
Il caso-simbolo, in cui è più semplice dimostrare il nostro ragionamento è per Nocifora quello del “Camino de Santiago”, l’unico esempio in cui turismo religioso e pellegrinaggio convivono a stretto contatto fra loro. Al momento di ricevere la “compostela” si compila un breve questionario in cui si cerca di indagare la motivazione del “pellegrino”.
Nel cammino il turista si da una meta che ha una connotazione religiosa, un santuario, un convento, un luogo che ha un significato mistico, ma non è la sua confessione a guidare la pratica di viaggio quanto piuttosto la sua cittadinanza in un movimento turistico connotato in senso moderno. Così facendo si crea un legame fra il passato e presente dove le mete del pellegrinaggio tradizionale, sono trasformate in mete di un movimento turistico caratterizzato la maggior parte delle volte in senso culturale, o etico/sociale, o naturalistico/salutista.
La legittimazione del turismo verso le mete di culto o a forte spiritualità si è avuta nel 1987, quando il Consiglio d’Europa ha riconosciuto l’importanza dei percorsi religiosi quali veicoli culturali e spirituali di primaria importanza. Anche analizzando i dati forniti dalla WTO si può constatare il peso che oggi il turismo religioso riveste nel’economia mondiale.
Secondo gi ultimi dati il turismo religioso coinvolge più di 300 milioni di persone l’anno con un giro d’affari di circa 18 miliardi di dollari. ( WTO 2012)
Il turismo religioso in Italia
Secondo una ricerca dell’Isnart, in Italia il turismo religioso pesa sull’economia nazionale l‘1,5% sul totale dei flussi turistici, di cui il 2% sulla domanda internazionale e l’1,1% sui turisti italiani , per un totale di 5,6 milioni di presenze turistiche (di cui 3,3 milioni di presenze straniere e 2,3 milioni di presenze legate al mercato italiano).
I turisti stranieri sono circa il 60% del comparto: il 45,3% proviene dall’Europa e il 14,9% dai Paesi extraeuropei. Nello specifico il 45,3% arriva dall’Europa e il 14,9% dai Paesi extraeuropei.
Da una indagine più analitica si evidenzia come i principali fruitori sono gli adulti: il 41,4% tra i 30 e i 50 anni, il 44,4% dei turisti che raggiunge le località italiane per motivazioni religiose utilizzano i tour operator e le agenzie di viaggio. Il 32,7% preferisce viaggiare in compagnia del proprio partner, il 20% sceglie un tour organizzato, il 19,7% un gruppo di amici, il 13,3% la famiglia, mentre il 9,8% viaggia da solo.
Il pellegrino viaggia principalmente in bassa stagione e spende mediamente 51 euro al giorno: gli italiani spendono di più degli stranieri (rispettivamente 59 euro e 46 euro).
I turisti che scelgono mete a carattere religioso sono per il il 32,7% accompagnate dal proprio compagno per il 20% invece fa parte di un tour organizzato ed in alternativa è accompagnato da un gruppo di amici (19,7%), mentre solo il 13,3% sceglie di muoversi con la famiglia, solo il 9,8% viaggia da solo. La motivazione religiosa, che rappresenta la principale ragione di scelta del soggiorno (71,9%) è unita al desiderio di partecipare ad eventi di natura spirituale (37%).
Fra le altre motivazioni troviamo che il 42,4% dei turisti sceglie le località italiane anche per la ricchezza del patrimonio artistico e monumentale, mentre il 26,3% esprime il desiderio di conoscere nuovi luoghi, e il 21,1% intende conoscere gli usi e costumi della popolazione locale.
FONTI:
• COSTA N., (1995°). Il turismo religioso: definizioni e caratteristiche, in Annali Italiani del Turismo Internazionale, vol. 1:2, pp. 121-168.
• COSTA N., (2000) Il giubileo: centro di pellegrinaggio, luogo del turismo religioso e media evento de-territorializzato Annali Italiani del Turismo Internazionale
• Isnart Rapporto sul turismo in Italia 2013
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