Turismi

Turismo sostenibile: quando non basta la parola

Favorire lo sviluppo di un mercato turistico realmente sensibile e rispettoso della natura che sia anche strumento di crescita economica e sociale. Ne discutono scienziati di tutto il mondo nel corso di un convegno internazionale organizzato dall’Ibimet-Cnr.

Si tiene dal 14 al 19 ottobre, a Montecatini Terme, il convegno internazionale MMV4 (Monitoring and Management of Visitor Flows in Recreational and Protected Areas) sul monitoraggio e gestione dei flussi turistici nelle aree protette, organizzato dall’Istituto di Biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze.

Il convegno, che si svolge per la prima volta in Italia, vuole porre l’accento sull’importanza di una buona gestione delle politiche per un turismo responsabile nelle aree urbane e rurali, anche nella prospettiva dei cambiamenti globali in corso. “Turismo sostenibile significa, in primo luogo, gestire correttamente i flussi turistici così da mitigare l’impatto sull’ambiente naturale e sull’economia locale”, afferma Antonio Raschi, ricercatore Ibimet. “Non possiamo più permetterci di ignorare la necessità di una programmazione che parta proprio dal monitoraggio dei flussi turistici, in Italia tuttora molto scarso, e scarsamente utilizzato ai fini di ricerca”.
“E’ evidente come la domanda di turismo ‘verde’ sia in aumento, almeno nel nostro Paese”, dice Raschi. “Questo è dovuto anche ai cambiamenti climatici in corso: le più alte temperature estive ci spingono a cercare refrigerio in campagna e in montagna, e flussi turistici più intensi, anche per escursioni brevi, richiedono una gestione più curata”. E le risorse del nostro Paese sono sfruttate solo in parte: “si pensi a tutto il potenziale indotto del settore, fatto di artigianato, di prodotti tipici ecc.”, prosegue il ricercatore. “Allo stesso tempo, la riduzione delle precipitazioni invernali sta obbligando a riflettere sulla programmazione delle stagioni sciistiche”.

Nel corso del convegno, sarà anche presentata una ricerca dell’Ibimet svolta utilizzando i dati delle strutture ricettive per la rilevazione dei flussi turistici in Trentino, unica provincia italiana ad aver reso disponibile una banca dati in un arco temporale piuttosto ampio, dal 1982 ad oggi. “Abbiamo effettuato un’analisi del rapporto tra le presenze di turisti nel periodo invernale e l’andamento meteo degli ultimi 20 anni”, spiega Raschi. “Comparando i dati di temperatura, profondità media della neve e flusso turistico abbiamo notato che c’è una correlazione tra la media delle temperature massime della stagione e l’arrivo dei visitatori, nel senso che più l’aria è calda minore è l’afflusso turistico: ciò sarà dovuto, probabilmente, al fatto che i turisti non amano sciare nelle ore calde quando la neve è bagnata. Questo studio potrebbe servire, ad esempio, a pianificare le possibilità di crescita di alcune stazioni sciistiche. Se, come pare, nei mesi di marzo e aprile le temperature tendono a salire molto e la copertura nevosa a ridursi notevolmente, evidenziando una diminuzione degli sciatori, il buon senso (ovvero il senso ‘sostenibile’) dovrebbe suggerire cautela negli investimenti per nuove stazioni sciistiche intorno ai mille metri perchè sarebbero a rischio di operatività, soprattutto nella seconda metà della stagione”.

La conferenza, che vede la partecipazione di numerosi ricercatori stranieri, vuole essere un momento di confronto tra le realtà e le esperienze italiane con quelle delle altre nazioni, in un’ottica di cooperazione su temi importanti quali gli effetti sociali ed economici della recreation ecology e turismo nelle aree verdi, la gestione, il monitoraggio e l’orientamento dei turisti, i conflitti fra visitatori e residenti, i rischi ambientali. “Il turismo è uno dei settori più importanti del nostro sistema economico”, conclude Raschi. “Ci auguriamo quindi che l’Italia voglia mantenere il passo delle vicine nazioni europee come anche di quelle oltre oceano. Ma per fare questo occorre stabilire delle norme precise sulla gestione dei dati dei flussi turistici ed investire di più nella ricerca”.