Turismo: vademecum in 10 punti per sfruttare i trend 2021 per il rilancio
Il Covid ha messo a dura prova il settore turistico.
Infatti le restrizioni imposte per fronteggiare la pandemia hanno influito sul volume di affari registrato nel 2020.
Con l’eccezione del periodo estivo, l’impossibilità di spostarsi e il lockdown hanno pesato sul numero delle prenotazioni.
E la flessione più significativa è stata quella dei visitatori stranieri.
Ma non ci sono solo questi aspetti da considerare.
Il Coronavirus ha cambiato più in generale il volto al comparto dei viaggi.
Le nuove disposizioni hanno trasformato le abitudini dei villeggianti. Forse non per sempre, ma comunque nell’immediato.
Se ne sono rese conto, per prime, le grandi aziende che operano non soltanto nell’ambito del turismo, ma anche della consulenza strategica.
Così dei nomi importanti, come ad esempio Expedia e PricewaterhouseCoopers Italia, hanno analizzato il mercato per individuare i trend su cui puntare nel 2021.
Sapere su cosa puntare è la chiave per programmare
Comprendere le tendenze future, per chi opera nel settore, consente di programmare consapevolmente gli interventi da fare e su cosa puntare.
Sapere quali aspetti spingeranno i viaggiatori a scegliere una località, un pacchetto, una struttura significa essere tra i primi a proporre le offerte giuste.
E, quindi, aumentare il proprio business.
Il mercato del turismo, infatti, si evolve costantemente.
Anticipare i trend significa potersi organizzare per fronteggiare i cambiamenti e sfruttarne le potenzialità.
Le tendenze del 2021: prontuario in 10 punti per farsi trovare preparati
Sia Expedia che PwC Italia hanno illustrato quelle che, a loro avviso, sono le parole che dovremo ricordare per l’avvenire.
E che sono un utile vademecum da tenere a mente nella predisposizione delle proprie attività.
A queste se ne aggiungono altre evidenziate da altri analisti del settore.
Volendo fare una panoramica più completa, possiamo evidenziare queste tendenze:
- Pulizia
- Tecnologia
- Flessibilità
- Comunicazione
- Sostenibilità
- Slow Tourism
- Itinerari meno battuti
- Last minute
- Turismo domestico
- Workation
Prendere nota di tali suggerimenti può aiutarci a scoprire cosa cambiare, cosa eliminare e cosa, infine, introdurre nelle proposte che offriamo al pubblico.
Ognuno di questi trend rappresenta un punto nella guida pratica da seguire per non farsi trovare impreparati alla prossima stagione turistica.
1 – Pulizia: il dopo Covid impone standard più stringenti
Quando si parla di hospitality i concetti di pulizia e igiene, spesso, possono apparire scontati.
Ora, però, questo orientamento di base non basta più. La pandemia ha fatto nascere nuove esigenze.
La parola d’ordine, adesso, è sicurezza.
Per questo può essere utile non solo attivare dei protocolli specifici, ma soprattutto comunicarli agli ospiti.
Un suggerimento può essere quello di rivolgersi a personale specializzato, o appositamente formato, sui nuovi sistemi di igienizzazione o sanificazione.
Un altro consiglio può essere quello di eliminare elementi decorativi come cuscini, pouff o tappeti: sono belli ma per il momento meglio farne a meno.
(A tal proposito è utile leggere questo articolo sui cambiamenti in atto negli hotel di lusso)
I processi di sanificazione
Altro aspetto da non trascurare è la sanificazione di interruttori, maniglie, pulsanti degli elettrodomestici.
In bagno tutto deve essere disinfettato con prodotti che contengano almeno un 70% di alcool.
In camera da letto, meglio sottoporre lenzuola e altri elementi di corredo a sanificazione.
È senz’altro utile fornire informazioni agli ospiti sulle procedure seguite, così come sul momento in cui è stata effettuata l’ultima igienizzazione e sul personale o la ditta che l’ha effettuata.
2 – Tecnologia e digitale: le innovazioni offrono un plus irrinunciabile
Secondo PwC Italia, il digitale giocherà un ruolo chiave nel rilancio dopo l’emergenza sanitaria, soprattutto sul fronte della comunicazione.
Come sfruttarlo?
Un’idea che sta prendendo sempre più piede è quella di fornire ai potenziali turisti dei tour virtuali.
Sono strumenti ritenuti utili per orientare i viaggiatori nella scelta della destinazione.
A guardar bene, possono essere sfruttati anche per presentare al meglio la propria struttura e farla risaltare tra le proposte della concorrenza.
Per gli analisti, poi, è arrivato il momento giusto per pensare al Digital upskilling.
Il personale deve essere formato sulle nuove tecnologie per saperne utilizzare cogliendone tutte le potenzialità.
In particolare per quel che riguarda l’analisi dei dati, la profilazione e la comunicazione.
Ma anche nella gestione dei sistemi operativi e delle piattaforme legate alle prenotazioni, che devono risultare chiari per il turista, soprattutto sotto la voce delle regole per la cancellazione.
3 – Flessibilità: una sicurezza in più per chi vuole viaggiare
Expedia non ha dubbi: la flessibilità è uno dei trend irrinunciabili per il futuro.
La tendenza è nata con la pandemia, che ha cambiato in corso d’opera i progetti di viaggio di molti turisti.
Ma è destinata a restare tra gli elementi che per il turista faranno la differenza.
Quindi per stare al passo coi tempi può rivelarsi opportuno offrire ai potenziali clienti la possibilità della free cancellation della prenotazione.
L’azienda leader del booking on line l’ha già fatto, così come ha previsto la no change fees per i voli, permettendo a chi prenota di cambiare la data senza pagare nessuna penale.
Altro punto da considerare è l’introduzione delle tariffe rimborsabili.
Secondo le statistiche già nel 2020 sono state scelte dal 10% dei turisti in più rispetto al 2019.
Per il 2021 si prevede un ulteriore incremento.
4 – Comunicazione: deve essere giusta per il web
In tutti gli ambiti, una comunicazione efficace fa ottenere risultati migliori.
Anche per il turismo questo concetto sta diventando sempre più basilare.
Ma quali sono gli aspetti da privilegiare?
Per Pwc, prima di tutto bisogna valorizzare attrattive e punti di forza.
Ciò significa, in uno scenario in cui c’è sovrabbondanza di informazioni, canalizzare l’attenzione del pubblico su quelle che possono orientarlo a scegliere la nostra destinazione.
Fondamentale, da questo punto di vista, saper elaborare il messaggio in modo da renderlo adeguato al mondo digitale affinché risalti tra gli altri ‘annunci’ che popolano il web.
Un’altra carta è quella della creazione di un ecosistema digitale, che raccolga l’offerta di ogni singolo territorio per eliminare la ridondanza informativa che caratterizza il web.
Anche in questo caso la formazione, orientata sul digital marketing turistico, permette di raggiungere ottimi risultati.
5 – Sostenibilità: l’attenzione all’ambiente è sempre più richiesta
Sulla scorta dei movimenti a sostegno del pianeta, cresce anche nel turista l’esigenza di una maggiore sostenibilità.
La sfida del futuro, per intercettare un maggior numero di viaggiatori, è proporre un’offerta che tenga conto del rispetto dell’ambiente.
Per il cibo, l’alloggio, le modalità di spostamento.
A tavola il menu può privilegiare ingredienti a chilometro zero e biologici.
Allo stesso tempo, occorre fare attenzione a ridurre gli sprechi alimentari, acquistando solo le quantità di cibo strettamente necessarie all’organizzazione dei pasti.
Privilegiare le fonti di energia alternative
Un secondo consiglio è quello di privilegiare fonti di energia alternative.
Un sistema eolico o fotovoltaico crea energia pulita con cui alimentare l’impianto di illuminazione o riscaldamento.
Per l’illuminazione, via libera ai led con sensore di movimento negli spazi comuni, per ridurre l’intensità della luce quando non sono frequentati.
È bene mettere a disposizione degli ospiti la colonnina per ricaricare le auto elettriche.
Nell’elaborazione degli itinerari e dei tour, è utile proporre mezzi di trasporto a basso impatto.
Il treno, quando è possibile preferirlo, inquina meno dell’aereo.
Per gli spostamenti all’interno del luogo di soggiorno, poi, la bicicletta consente emissioni zero e maggiore accessibilità alle zone a traffico limitato.
6 – Slow Tourism: un settore destinato a crescere
La pandemia e il lockdown ci hanno portato a tornare a ritmi più lenti.
Un’abitudine che si è trasferita anche al settore turistico.
Sono aumentati i soggiorni di più lunga durata rispetto al passato e con meno spostamenti da una località all’altra.
Tra le formule preferite ci sono quelle che prevedono una vacanza a contatto con la natura, basata su escursioni e gite.
In questi casi, un suggerimento per chi propone i pacchetti e prevedere un’attività di riserva.
Il piano B consente di far fronte, per esempio, a un cambio improvviso delle condizioni meteorologiche.
Nel turismo lento rientrano anche tutte quelle attività che consentono di immergersi pienamente nella realtà locale della destination scelta.
Quindi sì a proposte che permettono di vivere in prima persona le tradizioni e la cultura del luogo.
7 – Itinerari: sì alle mete al di fuori delle destinazioni di massa
Di pari passo col fenomeno dello Slow Tourism va quello della scelta di itinerari lontani dalle mete del turismo di massa.
Anche in questo caso ha influito il Covid con la necessità del distanziamento sociale.
In molti hanno preferito viaggi e vacanze in luoghi poco affollati.
Si è fatta strada la scelta di optare per città piccole e borghi meno conosciuti. (Qui un esempio efficace di marketing digitale per i piccoli borghi).
Nelle città d’arte, invece, quest’esigenza ha portato a privilegiare itinerari diversi dai tradizionali tour dei monumenti e musei principali.
Per cogliere questa opportunità, nella preparazione dei pacchetti è possibile suggerire diversi percorsi organizzati nei dettagli che comprendano orari di visita e numeri di telefono dei musei, teatri, punti di interesse storico o architettonico.
Buona idea proporre anche la visita alle piccole realtà artigianali o produttive, capaci di raccontare la storia del territorio.
Vanno forte, in questo momento, anche le attrattive naturalistiche: cascate, laghetti incontaminati, oasi, riserve naturali e parchi.
8 – Il last minute si sta riaffermando, tenerne conto è necessario
L’incertezza legata all’andamento della curva pandemica ha segnato il mercato delle prenotazioni.
Si è tornati, perciò, a una grande richiesta di viaggi last minute.
Ciò comporta, per gli operatori del settore, un ripensamento delle strategie di vendita.
Il turista impiega poco tempo per vagliare le tante proposte. Sceglie in fretta alloggio e destinazione.
Spesso tra i fattori decisivi c’è un’offerta economicamente più vantaggiosa.
Naturalmente pesa sulla decisione finale anche l’immediatezza della partenza: sempre più spesso si prenota il giorno prima per il giorno dopo.
Per le strutture può essere importante rivedere la politica delle prenotazioni, oggi gestite privilegiando un anticipo maggiore.
9 – Il turismo è sempre più domestico: vicino casa è bello
C’è chi lo chiama Staycation, chi turismo di prossimità: quel che è certo è che sarà una dei nuovi orientamenti del futuro.
Sempre più persone preferiscono le vacanze nella propria città e in località vicine. O comunque nella stessa regione.
Un fenomeno, questo, esploso principalmente in Italia e in Spagna, ma registrato con percentuali minori anche in Francia.
Questo si traduce, ad esempio, nell’uso di mezzi di trasporto come il treno o l’automobile.
Molti hotel hanno registrato un incremento di utenti provenienti dalle aree limitrofe.
Per approfittare di questo mood, il consiglio può essere quello di pensare a servizi che possano attrarre una clientela che non cerca solo un alloggio.
Potrebbe valere la pena, ad esempio, non solo per gli hotel, proporre pacchetti esperienziali su misura. Anche nel segno dell’innovazione.
Ma anche orientati al lusso, al benessere, all’eccellenza. Definiti cioè in base al target dei turisti che si desidera intercettare.
10 – Workation: offrire la libertà di lavorare anche in vacanza
Complice la diffusione dello smart working, è emerso il nuovo fenomeno della workation: lavorare andando in vacanza.
Come incide questa nuova prassi sul settore turistico?
Per prima cosa, consente di non concentrare le vacanze familiari o individuali in due soli periodi all’anno.
In buona sostanza si supera il concetto di “bassa stagione”.
La vacanza-lavoro, inoltre, modifica le propensioni sulla durata delle ferie.
Non più nel week end o per pochi giorni, ma più a medio o lungo termine.
Un soggiorno part-time, che consente di fare il turista solo nelle ore in cui non si lavora, incide anche sulla scelta della location e sulla tipologia di esperienza.
Vengono, così, preferite le mete meno turistiche, che possono essere vissute familiarizzando con gli abitanti del luogo.
Il settore hospitality deve ripensare l’accoglienza
La conseguenza è che chi lavora nell’hospitality deve ripensare alcuni aspetti dell’accoglienza.
Gli spazi devono avere aree dedicate per consentire di lavorare in tutta tranquillità.
Nelle stanze non possono mancare scrivanie, servizi digitali all’avanguardia e connessioni Wi-Fi.
Nelle strutture va prevista, inoltre, anche la presenza di sale conferenze.