Vendere il vuoto al turista? “Niente” di più facile
Il niente è un prodotto facile da vendere al turista.
Le guide turistiche ci vogliono abitualmente far visitare i monumenti architettonici più importanti delle città, quelli più grandi che sono anche, spesso, di rilevante interesse estetico.
Sono scelti e proposti al turista attraverso il criterio della storia dell’arte.
Quasi sempre, quindi, il turista visita le città più grandi che dispongono di risorse artistiche.
Non sempre si viaggia per ammirare monumenti
Andiamo in un luogo perché c’è tanto da vedere, perché esso costituisce nel suo insieme un’opera d’arte.
E se ci andassimo perché NON c’è niente?
Niente da fare, ma anche niente da vedere.
Il tempo libero (niente da fare) è sempre stato considerato un lusso, ma credo che un imprenditore dovrebbe dare maggiore valore allo spazio libero.
Lo spazio si valuta come unità percettive in relazione alla loro dimensione, forma e diversità, e anche il grado di apertura.
Al vuoto, al niente che si frappone tra chi guarda e la linea dell’orizzonte.
Si viaggia anche per arrivare davanti a questo:
Gli elementi per capire se un vuoto è vendibile
Il niente presente in questa veduta è gradevole, grazie al rapporto tra la proporzione e la dimensione di spazio aperto. Sono tre gli elementi da considerare per capire se questo vuoto è vendibile:
1. Percentuale di terra aperta
2. Ampiezza della veduta
3. Profondità della vista
Nella foto (qui trovi alcuni spunti per fotografare una destinazione turistica) qui sopra NON c’è niente da vedere, eppure per alcuni turisti è attraente e quindi acquistabile.
Il valore del vuoto da dove deriva?
Quando il Nepal è “illuminante”
Ho sempre desiderato visitare il Nepal, e anni fa finalmente mi sono svegliata davanti alla catena Himalayana. Questa è la veduta di cui godevo sdraiato comodamente nella mia capanna di legno a Dhulikel:
Nulla da guardare, se non le cime delle montagne (che al mio risveglio, ho scambiato per nuvole) e le colline coltivate.
Al mio ritorno, un amico mi regalò un interessante libro fotografico proprio sul Nepal: “Sherpa, Himalaya, Nepal”.
L’autore è Mario Fantin, un ottimo fotografo ed un coraggioso alpinista.
Pubblica il libro negli anni ’70, quando il paese era molto difficile da raggiungere.
Sfoglio con curiosità il libro e mi imbatto in questa immagine:
La stagione è diversa, sono passati almeno 40 anni, ma la veduta è la medesima. Ho scattato la stessa foto, sullo stesso niente che ha ammirato Mario Fantin.
Perché?
Il valore del vuoto
Il valore del vuoto deriva dalla mancanza di ostruzioni dello sguardo: amiamo osservare vedute quando in esse non ci sono elementi architettonici o oggetti che bloccano la vista.
Due elementi influiscono sul valore del niente:
1. Densità di oggetti che ostruiscono: minore è la densità, maggiore è il valore.
2. Grado di penetrazione visiva della vegetazione, che non deve danneggiare l’impressione di open area.
Concludendo, il vuoto è una risorsa.
Sfruttatelo!
PS. Seguo su Instagram (un social, tra l’altro, che ben si presta per la promozione di hotel e destinazioni turistiche) il fotografo Alan Schaller, e guardate cosa ha pubblicato:
Sì, il libro di Mario Fantin sul Nepal!
La lista delle cose da fare
TO DO LIST:
1. Smettete di pensare che non avete niente da vendere!
2. Il vuoto deve essere vuoto: rimuovete elementi perturbativi (a tal proposito può essere interessante anche leggere questo contributo dedicato proprio alle perturbazione visive)!
3. … (sì, il terzo punto è vuoto, non ho scritto niente!)