Riprendono le prenotazioni in Italia. E Airbnb cambia strategia: turismo di prossimità
Più 20 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. Al vertice lago di Como, la Valle d’Aosta e la campagna toscana. Intanto la piattafofrma cambia strategia su scala globale, lancia il programma “Go Near” con cui punta al turismo domestico e alla collaborazione con gli enti locali
di SIMONE COSIMI
11 giugno 2020
Dopo aver messo in affitto le case più celebri delle serie tv,
Airbnb torna a fare sul serio. E uscendo dal periodo più duro legato ai lockdown per il coronavirus in mezzo mondo che ha bloccato il turismo, ha elaborato una nuova strategia di azione. Che, inevitabilmente, passa dai viaggi e dalle vacanze domestiche. Si chiama “Go Near” ed è di fatto un cambio di paradigma, almeno temporaneo: una nuova iniziativa pensata per sostenere le economie locali attraverso il turismo interno. Si sviluppa anche attraverso una serie di accordi con le associazioni locali di tutto il mondo per incentivare i viaggi e la crescita economica locale.
D’altronde anche in Italia, dopo l’ingresso nella Fase 3 e la ripresa dei movimenti tra le regioni – oltre che in Europa, salvo divieti specifici stabiliti dai diversi paesi – qualcosa si muove. Spiega la piattaforma che la scorsa settimana, quella del 31 maggio, le prenotazioni degli italiani sono tornate a crescere, facendo segnare un aumento del 20% addirittura rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È stato il primo, vero segnale dal blocco totale di marzo.
Analizzando più nello specifico questa crescita, si vede che le destinazioni casalinghe più prenotate la scorsa settimana dagli italiani sono state le abitazioni e le strutture nei pressi del lago di Como, sulle Alpi lombarde, in Valle d’Aosta, in Trentino-Alto Adige e nella campagna toscana. Da un sondaggio commissionato dal sito guidato da Brian Chesky, l’82% degli italiani quest’anno opterà proprio per vacanze a corto raggio e preferibilmente all’interno del territorio nazionale. Un orientamento che si conferma anche a livello globale: negli Stati Uniti, per esempio, la maggior parte degli intervistati sostiene di preferire le destinazioni raggiungibili in auto in meno di un giorno di viaggio.
Chesky ci crede fortemente. Le previsioni e le stime di perdite che si moltiplicano da mesi, per esempio quelle della Iata che vede in un calo di 84 miliardi di dollari per il comparto delle compagnie aeree, non lo spaventano. Nonostante la piattaforma abbia dovuto licenziare il 25% dei suoi dipendenti, cioè quasi 2mila persone, il Ceo ha spiegato di vedere già un rimbalzo: “Dal 17 maggio al 6 giugno, in un periodo di tre settimane, abbiamo raccolto più prenotazioni che nello stesso periodo dell’anno scorso – ha spiegato in un’intervista alla
Abc, riferendosi in particolare alle dinamiche statunitensi – si tratta di una ripresa stabile o di una domanda per così dire repressa? Non lo sa nessuno. Ma nessuno avrebbe mai immaginato qualcosa del genere nei periodi più difficili”.
Non solo: “Le persone vogliono ancora viaggiare, a prescindere dal contesto, vogliono rimanere connesse ma vogliono farlo in sicurezza – ha aggiunto Chesky – magari non sono ancora pronte a salire su un aereo o a passare un confine e vogliono viaggiare nei pressi”. Ecco perché è arrivato “Go Near” che consiste in un aggiornamento dei propri strumenti al fine di aiutare i viaggiatori a riscoprire le destinazioni vicine a casa, offrendo loro degli spunti per favorire questo tipo di viaggi, anche last-minute.
Al programma “Go Near” Airbnb affianca inoltre una serie di collaborazioni con autorità locali, organizzazioni benefiche ed enti turistici di tutto il mondo, con i quali verranno condivisi dati e ricerche di viaggio per capire come muoversi in modo più efficace e ai quali verrà data la possibilità di utilizzare la piattaforma e i canali di Airbnb per raggiungere milioni di viaggiatori in tutto il mondo. Tra i primi partner annunciati ci sono enti come la National Park Foundation negli Stati Uniti, l’ente turistico di Porto Rico, della Danimarca, della Corea del Sud, dello stato brasiliano di San Paolo, del KwaZulu-Natal, in Sudafrica, delle Bermuda e molti altri.
“Il modo in cui abbiamo viaggiato fino allo scorso febbraio è finito e non sarà mai più lo stesso – ha chiuso il cofondatore – ma non significa che non tornerà. Accadrà ma in modo diverso. Ad esempio, credo che l’era dominata dal turismo di massa, in cui le persone andavano nelle stesse venti città, ci rimanevano per schiacciarsi in un bus a due piani e farsi un selfie di fronte a un monumento-simbolo rimarrà ma occuperà una quota più piccola, in futuro”.
repubblica.it