In più luoghi di discussione si è affermato che l'epidemia da Covid-19 stia colpendo in modo trasversale con impatti economici che vanno dalle multinazionali ai piccoli commercianti di periferia.
Purtroppo gli effetti di lungo termine non saranno uguali per tutti, anzi. L'emergenza Covid-19 sta accentuando le disuguaglianze già radicate nel sistema italiano in tutte le sue declinazioni: centro e periferia, tutelati e precariato, oltre all'atavico dualismo tra fasce di reddito. "Non è più una povertà generica, questa è una povertà di sopravvivenza" spiega Magda Baietta della Ronda di Carità, un’associazione meneghina di volontariato.
** L'Italia era un paese "diseguale" anche prima che esplodesse il virus. Il coefficiente di Gini, una misura sulla disuguaglianza calcolata su una scala da 0 a 1, arrivava nel 2018 allo 0,33, uno dei valori più alti su scala Ue, la Francia è a 0,29 e la Danimarca a 0,26.
Le cose non vanno meglio in termini di mobilità sociale se si considera che in Italia occorrono 5 generazioni per migliorare il proprio status socio-economico e il 31% dei figli di genitori a basso reddito è "condannato" allo stesso livello di entrate della sua famiglia. **
La crisi economica annunciata da paventati tracolli del Pil che arriveranno perfino al -10%, potrebbe divaricare ancora di più la polarizzazione tra chi sta bene e chi sta male, esacerbando le sue profonde ragioni.
Un report del Center for Economic and Policy Research, un centro-studi di Washington, ha evidenziato che i lavoratori più giovani saranno i più esposti alla crisi per la maggiore diffusione di contratti a termine, impieghi saltuari o la proliferazione dei "lavoretti" della gig economy.
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