BREVE STORIA DELL'OSPITALITA'
Forme antiche di ospitalità erano già presenti nelle culture primitive e rispondevano ad aspetti di carattere magico-religioso (si credeva che lo straniero possedesse poteri oscuri) oltre che ad un rapporto di reciprocità. La giustificazione religiosa dell’ospitalità nella cultura greca, ad esempio, veniva da un’antica credenza che gli dei errassero sulla terra sotto spoglie umane, distribuendo ricompense o punizioni a chi si fosse dimostrato buono o malvagio. Nell’ospitalità reciproca invece si esprimeva il desiderio di proteggere ed essere protetti dai pericoli e di essere a sua volta ospite e protetto.
Interessante è la trasmissione ereditaria del diritto-dovere di ospitalità in uso sin dall’età omerica: il rapporto di ospitalità si trasmetteva dai due contraenti ai loro figli e alle generazioni successive e, quando i discendenti non si conoscevano più personalmente, il diritto all’ospitalità veniva testimoniato da un segno di riconoscimento: il symbolon in Grecia e la tessera hospitalis a Roma, cioè cocci d’argilla, tavolette, anelli, monete,ecc., divisi in due metà, ognuna delle quali veniva conservata e trasmessa nelle due famiglie contraenti. Quest’usanza sopravvisse fino all’età imperiale romana.
L’ospitalità gratuita comportava spese e responsabilità, così che quasi dappertutto era limitata a due o tre notti, e solo in casi particolari si poteva decidere di prolungarla. L’alloggio e il sostentamento di una corte regale imponeva la necessità di annunciare la visita con un certo anticipo. L’ospitante doveva sempre tenere pronto un "paniere" di vivande (carne, pesce, uova, formaggio, vino o birra, pane o frumento, verdura, spezie, foraggio, ecc. ), stoviglie, materassi e altri oggetti d’uso.
Il cristianesimo ha poi ripreso il concetto di ospitalità sotto la forma d’amore per il prossimo: in ogni ospite povero e bisognoso d’aiuto si deve vedere Cristo e tutti gli uomini sono ospiti su questa terra. Accanto alla forma gratuita e spontanea di ospitalità era frequente una forma coattiva, la pretesa di ricevere vitto e alloggio avanzata da pubblici ufficiali, vescovi e sovrani. Dalle raccolte di leggi del periodo delle invasioni barbariche (V-VII sec) è possibile avere notizie sulle disposizioni concernenti l’ospitalità, in alcuni casi "particolare". Nel rituale di accoglienza dell’ospite assume grande importanza il momento del convivium: l’ospite riceve il posto d’onore, mentre chi entra in casa con intenzioni ostili rifiuta il pasto. Quando l’ospite si reca a letto, viene spogliato o dalla moglie o dalla figlia del padrone di casa, che talvolta resta a sua disposizione per il resto della notte. Il mattino della partenza l’ospite riceve i suoi indumenti, le armi e i cavalli sellati, e dopo aver chiesto licenza e aver ringraziato, prende commiato accompagnato dalla benedizione del padrone di casa e si allontana. A volte il padrone di casa lo scorta per un pezzo del tragitto, in segno d'onore e per motivi di sicurezza.
Nei regni barbarici l'ospitalità era considerata un dovere a cui nessuno poteva sottrarsi, durava da due a tre giorni e comprendeva un alloggio, un posto per il fuoco, acqua, legna da ardere e biada per i cavalli, escludendo però il vitto. Questa forma limitata di ospitalità diventava completa solo nel caso di ospiti particolari, quali gli inviati di popoli stranieri. Ad esempio, nel diritto dei Franchi era vietata l’accoglienza di profanatori di tombe, di donne che si davano agli schiavi, di ladri e di prescritti; qualora si fosse ospitato senza saperlo un ladro e non si avevano almeno sei testimoni per garantire la propria buona fede, l’ospitante veniva trattato come se fosse anche lui un ladro.
I caratteri tipici dell’ospitalità si mantennero in parte nell’età carolingia (VIII-IX sec): ma nelle regioni meridionali dell’impero solo in caso di cattivo tempo o nel periodo invernale si doveva offrire un tetto ai forestieri, che dovevano comunque provvedere da soli al vitto, per evitare abusi del diritto di ospitalità.
Quando il cristianesimo fu elevato a religione di stato, si cominciano a costruire case d’ospiti, gli xenodochia, finanziate da vescovi, monasteri, membri della casa imperiale e ricchi fedeli, e gestite da ecclesiastici, in cui sono ospitati pellegrini e viaggiatori. Sin dall’inizio l’accoglienza è rivolta anche ai poveri, agli orfani ed ai malati delle zone vicine. Nelle città più grandi erano spesso presenti delle case specializzate: orphanotròphia (per gli orfani); ptochotròphia (per i poveri); gerontocòmia (per gli anziani).
Il X secolo vede la rinascita dell’ospitalità ecclesiastica: alcuni ospizi ed ospedali sono fondati lungo le strade che attraversano la Francia meridionale e il nord della Spagna, regioni nelle quali un contributo importante all’ospitalità per pellegrini e altri viaggiatori viene offerto dai monaci benedettini di Cluny e dai canonici regolari agostiniani.
Nel XII secolo si assiste alla diffusione in tutta Europa dell’ordine dei cistercensi che adotta una forma di ospitalità simile a quella dei cluniacensi: tratta i sovrani, gli abati del loro Ordine e le personalità eminenti con maggior riguardo rispetto agli ospiti comuni ed ai poveri, così come gli si riservano i cibi migliori.
La nascita dell’ospitalità a pagamento è legata all’intensificarsi del commercio ed all’espansione dei mercati: si assiste nel XII secolo ad una commercializzazione dell’ospitalità. In occasione delle fiere cittadine e dei mercati annuali, i luoghi di pellegrinaggio risultano sovraffollati così che pellegrini e mercanti devono pernottare in alloggi di emergenza o all’aria aperta. Capita che bisogna pagare una grossa cifra o un pegno per trovare alloggio: mentre pellegrini e mercanti frequentano taverne ed alberghi modesti, i nobili alloggiano in casa di ricchi cittadini. L'ospitalità a pagamento si forma su basi di discriminazione sociale.
L’ospitalità privata assume quindi diverse forme: concessa da un cittadino a un cavaliere; case adibite appositamente a tale funzione e piene di ospiti; un mercante che occasionalmente riceve gli stranieri, facendogli pagare tutto o solo una parte delle prestazioni offerte. Normalmente l’ospite non riceve il vitto dal padrone di casa, lo porta con sé o lo acquista al mercato.
Nel XII secolo gli ospedali per i pellegrini, che prima erano sostenuti dai sovrani, dai nobili e dai monasteri, vengono fondati da laici caritatevoli, i quali poi ne affidano la gestione a ordini religioso-cavallereschi, a canonici agostiniani o a confraternite pie.
La nascita e lo sviluppo degli ordini monastico-militari fu la risposta ad un’esigenza dettata dalle Crociate e dai pellegrinaggi del basso Medioevo per risolvere problemi di ospitalità e di protezione. La prima presenza di ordini monastico-cavallereschi risale all’XI secolo in Palestina, dove già esistevano delle strutture ospitaliere: ricoveri dove si dormiva su materassi di paglia o sul fieno, tutti assieme. Con l’avvento delle Crociate sorgono le consorterie di "confratres", che cominciano ad assistere i viandanti ed a nutrirli, ospitandoli nelle "mansio", "ostelli", "hospity", "hospitale" costruiti sulle strade.
Inizialmente gli ordini monastico-cavallereschi si occupano solo dell’assistenza, poi si espandono lungo le strade d’Europa e della Terrasanta ed assumono il ruolo di difensori dei viaggiatori e dei pellegrini contro infedeli e banditi.
I primi ordini religioso-guerrieri furono i Templari ed i Giovanniti (Ordine di Malta): mentre i primi assicurano protezione militare terrestre e fungono da collettori di merci e valute, i Giovanniti assumono compiti ospedalieri assistenziali. In terre germaniche nel 1127 nacque l’ordine teutonico formato solo da cavalieri tedeschi che voleva liberarsi sia dal papa che dall'impero. A partire dall’XI e XII secolo l’ospitalità gratuita completa o senza vitto lascia quindi il posto all’ospitalità a pagamento, occasionale o professionale.
La scomparsa dell’ospitalità e degli antichi alloggi comunitari e lo sviluppo dell’ospitalità a pagamento avvengono in concomitanza con l’evoluzione del commercio itinerante e carovaniero che si va trasformando in stanziale.
Questa connessione è evidente nelle grandi compagnie italiane: tra il XIII e il XIV secolo i mercanti delle città commerciali dell’Italia centro-settentrionale cominciano a preferire il commercio stanziale tramite corrispondenza, creando delle filiali stabili nelle città più importanti. Con questa nuova organizzazione, la mobilità, che prima faceva confluire mercanti ambulanti in città e fiere, favorendo gli alloggi comunitari e la possibilità di essere accolti in case o quartieri pubblici, creati da sovrani o da autorità comunali con il duplice scopo di incentivare e controllare il commercio, cambia il tipo di viaggiatori e sposta l'ospitalità verso l'alloggio a pagamento. I viaggi dei più abbienti si concentrano nei centri finanziari e commerciali, le città, e si assiste all'insediamento dell'amministrazione reale, prima itinerante, adesso in forma stabile in una città, visitata con frequenza dal sovrano stesso.
Questo processo segna la nascita in Europa delle città capitali e di residenza reale o imperiale, e fu presto imitato da principi e signori, che collocano i loro centri di potere in città dotate di un castello o di una residenza fortificata. Fino al basso Medioevo era consuetudine che i sovrani e la corte più ristretta alloggiassero fra le mura di residenze, castelli, sedi vescovili e monasteri, mentre il resto del seguito (esercito vero e proprio e grandi signori ecclesiastici e laici) si accampasse nei dintorni. Ma il seguito ristretto dei sovrani e dei grandi signori costituiva un peso oneroso. La mancanza di spazio interno in quei luoghi spinse i grandi signori ecclesiastici e laici a costruire i propri quartieri, corti e ostelli nelle località in cui i sovrani erano soliti sostare o che costituivano i centri del loro sistema itinerante, le cosiddette sedes regni.
Quanto più le città, come spazio chiuso, si addossano il peso dell’ospitalità dovuta ai sovrani, tanto più devono fare i conti con i suoi effetti collaterali che, nella trasformazione da centri sotto dominio signorile a zone di immunità speciale per i traffici e commerci, vengono percepiti come conseguenza di un obbligo gravoso e imposto dall’esterno. E' così che la lotta contro l’ospitalità diventa una caratteristica dello sviluppo delle città europee nell’alto Medioevo. Il commercio prende possesso della merce umana in movimento.
Tra il XII e il XIV secolo si verifica lo spostamento dell’ospitalità da regge, sedi vescovili, monasteri e corti aristocratiche prima verso le case di cittadini eminenti, poi verso ospitanti che già esigevano un compenso e infine verso locande vere e proprie. Sparisce quasi completamente il concetto di ospitalità pubblica e privata, rimangono gli ospitali per poveri e pellegrini che decadranno nei secoli seguenti.
BIBLIOGRAFIA
H. C. Peyer, Viaggiare nel Medioevo, Bari Laterza 1997