Rob Art
Esperto
23 luglio 2020
Francia, il portale del governo contro le fake news fa infuriare i giornalisti
dalla nostra corrispondente ANAIS GINORI
"Desinfox Coronavirus" avrebbe dovuto smascherare le notizie false sul Covid: ma ha finito per favorire solo alcune testate. Da qui la rivolta e poi la sospensione dell'esperimento
PARIGI – La strada per l'inferno, si sa, è lastricata di buone intenzioni. L'idea del portale “Desinfox Coronavirus” lanciata dal governo francese in pieno lockdown, con il conteggio delle vittime del Covid che continuava a salire, doveva combattere la disinformazione, con il rischio di alimentare panico e comportamenti pericolosi durante l'emergenza sanitaria. Sul sito ufficiale dell'esecutivo “Desinfox Coronavirus” si proponeva di aggregare contenuti “sicuri e verificati”, secondo la definizione della portavoce del governo, Sibeth Ndiaye. Venivano raccolti articoli su fake news diventate virali in Rete come l'idea che il virus potesse sparire con un bagno di acqua calda o che bastava ingurgitare qualche goccia di candeggina per non essere contagiati. Sono apparsi contenuti presi da Afp, Le Monde, Libération, con l'obiettivo dichiarato di "informarsi sulla disinformazione".
Appena il portale è andato il linea, a fine aprile, i giornalisti francesi si sono ribellati. Primo motivo di scontento: sul portale figuravano una manciata di testate. "È come se, per il governo, solo cinque media parigini facessero bene il loro lavoro" ha commentato Emmanuel Poupard, segretario generale del sindacato nazionale dei giornalisti (Snj). "Che disprezzo per i 35mila giornalisti, compresi quelli della stampa regionale che svolgono un prezioso lavoro sul campo” aveva aggiunto Poupard. Secondo il governo erano state privilegiate quelle redazioni nazionali che avevano creato da anni apposite sezioni di debunking, tra cui appunto i Décodeurs di Le Monde e CheckNews di Libération, precursori in questo campo.
E' così che uno dei principali quotidiani francesi, Le Figaro, senza una redazione specializzata nel debunking, era escluso dal portale del governo. “Il governo dimentica che il fact-checking è l'essenza stessa del lavoro del giornalista” ha commentato il giornale. Anche i prescelti per essere dentro “Desinfox Coronavirus” hanno protestato. "La comunicazione del governo è una cosa, il lavoro della redazione è un’altra” ha scritto il direttore di Libération, Laurent Joffrin.
Lo scontro si è allargato a una battaglia di principio, ovvero l’idea che esista una “verità ufficiale”, e alla tormentata relazione tra informazione e governi in questo periodo di forte sfiducia dei cittadini e disintermediazione. I comitati di redazione di 32 media francesi, tra cui Le Monde, BfmTv, Paris Match e Les Echos, hanno pubblicato un testo comune dal titolo “Lo Stato non è l’arbitro dell’informazione". "Riprendendo questo o quell'articolo sul suo sito web, il governo dà l'impressione, in una confusione di piani, di voler certificare la produzione di certi media” scrivono le varie testate chiedendo la rimozione del portale “Desinfox Coronavirus". La reazione dei media francesi è dovuta anche alle relazioni tese con questo governo. Già nel gennaio 2018 Emmanuel Macron aveva annunciato una legge per bloccare la pubblicazione di fake news in periodi particolarmente delicati, come le campagne elettorali, ricevendo dai mezzi d’informazione un’accoglienza tiepida se non ostile.
Qualche mese fa il capo dello Stato era stato criticato per aver chiesto "una forma di regolamentazione" dei media, attraverso la creazione di un Consiglio etico dei media. “L'attuale governo dimostra ancora una volta la sua diffidenza nei confronti di una stampa libera e pluralista" hanno commentato i media francesi nel loro appello contro “Desinfox Coronavirus”. I grandi media francesi si sono trovati d’accordo per evitare un bollino di qualità del governo. La crisi sanitaria ha prodotto Oltralpe un aumento dei lettori e degli abbonamenti digitali per molti media tradizionali ma ha anche rafforzato la diffidenza verso l'esecutivo. A febbraio il 57 per cento dei francesi pensava già che il governo avesse nascosto alcune informazioni sul Covid. La cifra è salita al 74 per cento a maggio. Nel dato ha pesato la polemica sulla mancanza di mascherine e di tamponi e le varie contraddizioni di alcuni ministri che hanno spesso nascosto la penuria con affermazioni non corrette da un punto di vista scientifico (“Le mascherine servono solo al personale sanitario”, “Bisogna testare solo chi ha sintomi”).
Il portale “Desinfox Coronavirus” è finito dopo qualche settimana, rimosso dal sito del governo e subito dimenticato. La riflessione all'interno della redazione sulla necessità o meno di certificare le fonti di informazioni più affidabili va invece avanti. Il quotidiano Le Monde ha inventato già tempo fa un'estensione di navigatore che si chiama Decodex. E Reporters Sans Frontières ha avviato consultazioni e diverse sperimentazioni. “L'idea è una certificazione, come ci sono degli standard per la costruzione di edifici” ha spiegato il giornalista Pierre Haski, presidente di Rsf. “Siamo tutti d'accordo sull'idea che bisogna esplorare questa strada per non lascere che siano le piattaforme a fare la polizia sui contenuti, né che siano i governi a decidere tutto".
repubblica.it
Francia, il portale del governo contro le fake news fa infuriare i giornalisti
dalla nostra corrispondente ANAIS GINORI
"Desinfox Coronavirus" avrebbe dovuto smascherare le notizie false sul Covid: ma ha finito per favorire solo alcune testate. Da qui la rivolta e poi la sospensione dell'esperimento
PARIGI – La strada per l'inferno, si sa, è lastricata di buone intenzioni. L'idea del portale “Desinfox Coronavirus” lanciata dal governo francese in pieno lockdown, con il conteggio delle vittime del Covid che continuava a salire, doveva combattere la disinformazione, con il rischio di alimentare panico e comportamenti pericolosi durante l'emergenza sanitaria. Sul sito ufficiale dell'esecutivo “Desinfox Coronavirus” si proponeva di aggregare contenuti “sicuri e verificati”, secondo la definizione della portavoce del governo, Sibeth Ndiaye. Venivano raccolti articoli su fake news diventate virali in Rete come l'idea che il virus potesse sparire con un bagno di acqua calda o che bastava ingurgitare qualche goccia di candeggina per non essere contagiati. Sono apparsi contenuti presi da Afp, Le Monde, Libération, con l'obiettivo dichiarato di "informarsi sulla disinformazione".
Appena il portale è andato il linea, a fine aprile, i giornalisti francesi si sono ribellati. Primo motivo di scontento: sul portale figuravano una manciata di testate. "È come se, per il governo, solo cinque media parigini facessero bene il loro lavoro" ha commentato Emmanuel Poupard, segretario generale del sindacato nazionale dei giornalisti (Snj). "Che disprezzo per i 35mila giornalisti, compresi quelli della stampa regionale che svolgono un prezioso lavoro sul campo” aveva aggiunto Poupard. Secondo il governo erano state privilegiate quelle redazioni nazionali che avevano creato da anni apposite sezioni di debunking, tra cui appunto i Décodeurs di Le Monde e CheckNews di Libération, precursori in questo campo.
E' così che uno dei principali quotidiani francesi, Le Figaro, senza una redazione specializzata nel debunking, era escluso dal portale del governo. “Il governo dimentica che il fact-checking è l'essenza stessa del lavoro del giornalista” ha commentato il giornale. Anche i prescelti per essere dentro “Desinfox Coronavirus” hanno protestato. "La comunicazione del governo è una cosa, il lavoro della redazione è un’altra” ha scritto il direttore di Libération, Laurent Joffrin.
Lo scontro si è allargato a una battaglia di principio, ovvero l’idea che esista una “verità ufficiale”, e alla tormentata relazione tra informazione e governi in questo periodo di forte sfiducia dei cittadini e disintermediazione. I comitati di redazione di 32 media francesi, tra cui Le Monde, BfmTv, Paris Match e Les Echos, hanno pubblicato un testo comune dal titolo “Lo Stato non è l’arbitro dell’informazione". "Riprendendo questo o quell'articolo sul suo sito web, il governo dà l'impressione, in una confusione di piani, di voler certificare la produzione di certi media” scrivono le varie testate chiedendo la rimozione del portale “Desinfox Coronavirus". La reazione dei media francesi è dovuta anche alle relazioni tese con questo governo. Già nel gennaio 2018 Emmanuel Macron aveva annunciato una legge per bloccare la pubblicazione di fake news in periodi particolarmente delicati, come le campagne elettorali, ricevendo dai mezzi d’informazione un’accoglienza tiepida se non ostile.
Qualche mese fa il capo dello Stato era stato criticato per aver chiesto "una forma di regolamentazione" dei media, attraverso la creazione di un Consiglio etico dei media. “L'attuale governo dimostra ancora una volta la sua diffidenza nei confronti di una stampa libera e pluralista" hanno commentato i media francesi nel loro appello contro “Desinfox Coronavirus”. I grandi media francesi si sono trovati d’accordo per evitare un bollino di qualità del governo. La crisi sanitaria ha prodotto Oltralpe un aumento dei lettori e degli abbonamenti digitali per molti media tradizionali ma ha anche rafforzato la diffidenza verso l'esecutivo. A febbraio il 57 per cento dei francesi pensava già che il governo avesse nascosto alcune informazioni sul Covid. La cifra è salita al 74 per cento a maggio. Nel dato ha pesato la polemica sulla mancanza di mascherine e di tamponi e le varie contraddizioni di alcuni ministri che hanno spesso nascosto la penuria con affermazioni non corrette da un punto di vista scientifico (“Le mascherine servono solo al personale sanitario”, “Bisogna testare solo chi ha sintomi”).
Il portale “Desinfox Coronavirus” è finito dopo qualche settimana, rimosso dal sito del governo e subito dimenticato. La riflessione all'interno della redazione sulla necessità o meno di certificare le fonti di informazioni più affidabili va invece avanti. Il quotidiano Le Monde ha inventato già tempo fa un'estensione di navigatore che si chiama Decodex. E Reporters Sans Frontières ha avviato consultazioni e diverse sperimentazioni. “L'idea è una certificazione, come ci sono degli standard per la costruzione di edifici” ha spiegato il giornalista Pierre Haski, presidente di Rsf. “Siamo tutti d'accordo sull'idea che bisogna esplorare questa strada per non lascere che siano le piattaforme a fare la polizia sui contenuti, né che siano i governi a decidere tutto".
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