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Come vendere online un’esperienza turistica

marilena cionfi

Membro Junior
Ciao a tutti e a quanti possono aiutarmi.
Mi chiedevo se un soggetto non appartenente alla categoria delle agenzie turistiche, né a quella dei tour operator, potesse vendere online direttamente esperienze turistiche come un tour in segway, una visita enogastronomica, un’escursione, ricorrendo allo strumento del voucher, precedentemente concordato con i diversi partners.

L’offerta non prevede visite guidate, trasporto o altre forme di servizi che sono prerogativa delle agenzie di viaggio e dei TO., e quindi mi chiedo quale sarebbe il ruolo?
Mi piacerebbe sapere se tale attività possa essere inquadrata da un punto di vista legale ed eventualmente fiscale.
 
Ciao Marilena,
leggendo la tua domanda, non posso non prendere subito in considerazione la parola “vendita”.
Non essendo tu un’agenzia di viaggi, né un tour operator, credo sia abbastanza improbabile la possibilità di vendere direttamente al cliente.
Se ho ben capito, l’attività consisterebbe nel proporre (o vendere?) un voucher che tu avresti precedentemente concordato con un partner, giusto? A questo punto il cliente dovrebbe pagare l’acquisto della sua esperienza, direttamente al partner e non a te, che andresti a fornire solo un servizio di prenotazione e pubblicità.

Purtroppo la legislazione in materia è abbastanza precisa, qui puoi trovare qualche informazione
<a href="https://www.formazioneturismo.com/discussione/agenzia-servizi-turistici-senza-agenzia-viaggio/" target="_blank">Agenzie servizi turistici senza agenzia viaggi/</a>

Ma non abbandonare l’idea! Non è detto che le cose non possano cambiare!
Ci auguriamo nuove normative, più snelle magari e più di ampio raggio che possano dare la possibilità, a chi come te, si propone per una nuova attività o un servizio che possa migliorare l’esperienza del turista.
 
Confermo Annalisa.
Le modalità di fornitura di un simile servizio sono borderline con il lavoro delle imprese di viaggi. Senza le necessarie autorizzazioni si entra nel campo dell'abusivisimo.

Unica via è quella di limitarsi alla promozione delle offerte, visite, tour, etc, organizzate ed erogate dai partner commerciali con i quali si hanno rapporti basati su % sull'effetivo venduto [conteggi sui volumi delle prenotazioni transitate da te] oppure su base costo per lead [quindi sul contatto cliente procurato] o ancora con ipotesi tra le più diffuse quella del canone flat su base temporale mesi/anno, semestrale, etc.

Almeno io non vedo alternative, l'unico modo di operare è quello di essere confinati nella fornitura di servizi di promozione, come indicato nel link postato da Annalisa.
Invito l'informatissimo @saverio10 a dire la sua...ma temo che non possa far altro che confermare.

Sicuramente attività similari di vendita di esperienze turistiche - penso a Musement - o tante altre piattaforme esistenti, alkcune di nicchia altre più generaliste, fanno molto bene al turismo. Tuttavia se approfondisci il loro operare avviene secondo le regole. Non cìè dubbio chge ancora vige molto abusivismo, soprattutto se pensi alla fornitura di tali servizi sul web.
Online è un pò una giungla in questo ambito.

Evoluzioni in altri ambiti vedi Uber primo o poi - quando vengono toccati gli interessi delle categorie professionali o gli interessi dei turisti - necessariamente si sviluppano, dopo unùa prima fase anarchica, con ordine e regole certe.
 
Confermo quanto sostenuto da Francesco, l'intermediazione turistica é riservata esclusivamente agli agenti di viaggi, in regola on la disciplina regionale, in quanto si tratta di materia di competenza residuale o innominata riservata alle regioni (Art. 117 comma IV Costituzione).
 
e comunque, al di là della necessità di una pur auspicabile maggiore flessibilità, di regole certe, di tasse troppo alte e dei soliti problemi (in questo periodo) nel bandire gli esami per ottenere i patentini, mi pare giusto in linea di principio che ognuno debba fare il proprio mestiere. in questo caso, come giustamente puntualizzano francesco e saverio "l’intermediazione turistica é riservata esclusivamente agli agenti di viaggi".

ecco, ben vengano le belle idee, ma cerchiamo di agire correttamente. dietro un titolo di studio, dietro una professione, dietro un'impresa, ci sono sacrifici, anni di studio e magari esami da sostenere per conseguire un'abilitazione. ci sono professionalità e preparazione di base che si acquisiscono anche con l'esperienza e non di certo con l'improvvisazione.


a ognuno il suo, altrimenti ce ne andiamo a scatafascio (e in parte sta accadendo, e non mi riferisco solo al settore turistico): un operaio edile deve fare l'operaio edile, non può fare il chirurgo; e viceversa. il piazzaiolo non può fare il giornalista, e via discorrendo. quindi: se si vogliono vendere viaggi, ci si adoperi per acquisire le autorizzazioni e le competenze richieste.

altro elemento affatto trascurabile: dietro un'agenzia di viaggi o intermediazione turistica in genere ci sono spese da sostenere, tasse da pagare e quant'altro. è facile bypassare tutto questo, certo, ma è giusto nei confronti di chi butta il sangue o viene prosciugato dagli esattori? Mi rendo conto che con questo passaggio sono andato fuori il seminato, ma credo che anche questo aspetto debba essere chiarito
 
Ciao Marilena, come hanno precisato Francesco ed Annalisa escluderei che tu possa "vendere" un servizio, come anche escluderei un discorso voucher tipo Groupon, però potresti fare come molti blogger di turismo e guadagnare comunque in due modi:
1) attraverso affiliazione diretta a portali di turismo e servizi come booking.com, volagratis, Edreams, lastminute.com ecc... che ti riconoscono una commissione tra il 3% ed il 5% per ogni vendita che proviene dalle tue pagine. In pratica tu scrivendo di viaggi sul tuo sito inviti apertamente il lettore a prenotare albergo e volo attraverso il tuo link perchè a lui non costa un centesimo in più mentre a te permette di continuare a scrivere ciò che evidentemente apprezza, ti assicuro che il sistema funziona.
2) altro modo è chiudere accordi diretti con operatori specializzati per procacciargli clienti, come ad esempio fanno quelli di http://www.viaggi-baltico.it che scrivono di destinazioni ed esperienze di viaggio, ricevono richieste dai loro lettori ed a loro volta le girano ai tour operator che in questo caso una volta conclusa la vendita del pacchetto (da parte del T.O.), riconoscono al blogger procacciatore commissioni anche fino al 7%- 10%.
Il primo modello è utilizzato da tutti i blogger di viaggio USA e se hai molti lettori (traffico) dà risultati abbastanza certi e costanti, il secondo è più impegnativo ma si possono guadagnare delle cifre abbastanza importanti.
Spero di esserti stato utile.
 
Per Antonio, non sei andato affatto al di fuori dal seminato. Il problema é sempre lo stesso. Al di là delle buone idee e dell'entusiasmo, chiunque voglia entrare nel mondo del turismo deve rendersi conto che si tratta di una disciplina estremamente complessa ed eterogenea che richiede: tanto studio, applicato alla pratica sul campo, per acquisire competenze e professionalità.
 
Grazie Saverio, in effetti non è bello né giusto vedere in giro tanti "scienziati" pronti a vendere chiacchiere e incompetenza e - se possibile - ad abbindolare il prossimo.

per non parlare dei leoni da tastiera (quelli che pontificano su facebook, per intenderci) che hanno sempre una soluzione per tutto, sanno sempre cosa bisogna fare, salvo poi scoprire che sono laureati in "ricerca su google". non servono le chiacchiere, bensì studiare sodo e lavorare tanto. il turismo è una cosa seria, in italia ancor di più (o, meglio, così dovrebbe essere).

ecco, è questo modo di pensare e di fare (solo italiano?) che sicuramente in larga parte frena il settore. del resto lo si capisce dallo sport per eccellenza del Bel Paese (il calcio) qual è l'andazzo: quando gioca l'italia spuntano 60 milioni di allenatori, idem quando gioca la squadra del cuore. Tutti sanno qual è la formazione giusta e per tutti o quasi il mister è un somaro. in realtò gli addetti ai lavori sanno che non è così. e lo stesso vale nel turismo: se in un determinato posto c'è quell'allenatore c'è un motivo ben preciso. magari a te sfugge, ma c'è.

Ora, però, mi è venuta spontanea una domanda ispirata dal tema della discussione: "Come vendere online un’esperienza turistica". ebbene, stavolta davvero non c'entra niente, ma vi chiedo: cosa ne è stato dell'article marketing? Fino a qualche annetto fa andava che era una bellezza, ora sembra essere sparito dai radar, salvo sporadiche eccezioni. immagino che non tiri più, ma... perché?

Chi mi risponde vince un mese da ct della nazionale al posto di Ventura ;-)
 
article marketing? boh, credo che abbia subito la stessa sorte dei vari fenomeni del web: per un periodo vanno alla grande, fanno il botto come si suol dire, ma durano poco. c'è una fiammata, ma dopo un po' si spengono e prendono il sopravvento altre tendenze, nuove mode.

L'article "marketting" (con due t rende meglio l'idea...) credo sia finito in soffitta per una serie di ragioni: la gente va sempre più di fretta e tende a saltare gli articoli troppo lunghi e complessi. inoltre con il boom degli smartphone, a mio avviso rende di più essere presenti sui social. con testo brevi e accattivanti.

conviene anche perché certe campagne promozionali puoi indirizzarle a un target ben preciso. e allora sì che ti puoi concedere un articoletto pregno pregno di informazioni, anche se alla fine può bastare una foto simpatica e un link che rimanda al sito e il gioco è fatto.

l'unico dubbio che mi viene, rispetto al mio (presunto) ragionamento è questo: i social hanno avuto il loro boom ma non mi pare proprio che siano stati abbandonati, anzi...

prendete facebook: la mamma degli imbecilli ha continuato a partorire senza tregua e il suo funerale, annunciato qualche anno fa da autorevoli esperti di social, è stata perlomeno rimandato. facebook è vivo e vegeto e credo che andrà avanti ancora per un pezzo, visto che sempre più aziende programmano su questo social le loro campagne.
 

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