silvia_green
Membro Junior
<strong>Lauree turismo, stop all'anonimato</strong>
A riciao a tutti, vedo che la discussione sta prendendo una bella piega e direi che siamo almeno in due (e spero che se ne aggiungano altri) ad avere un atteggiamento positivo e non limitato a: ma le cose stanno così, quindi mi rassegno!
A tal proposito, una specifica come risposta al precedente msg di Dave: credo ti riferissi a me quando hai citato la non importanza del dibattito tra turista e viaggiatore o allocentrico e psicocentrico (trovi alcuni dei miei post firmati Lavy perchè non ricordo come mi sono registrata..) in realtà, oltre al fatto che ero in un momento di sconforto (ma è durato poco!!)il concetto che volevo esprimere è un altro, ossia che è chi sta fuori e deve decidere se prenderti o meno in considerazione come risorsa che non capisce l’importanza di queste nozioni, perchè manca la cultura del professionismo nel settore turistico.
A tal proposito non me ne voglia chi da anni lavora nel settore e che senz’altro, grazie all’esperienza acquisita, può considerarsi un professionista, ma siamo arrivati ad una svolta tale per cui il settore turistico si deve evolvere ed imparare ad avere una visione più complessa, insomma cominciare a lavorare come sistema.
Sono perfettamente d’accordo sul fatto che sia giunto il momento in cui si deve essere più customer oriented, si deve analizzare il mercato al di là delle dinamiche che finora hanno caratterizzato la gestione del turismo in Italia, spesso solo legate alla questione “vendere”…certo, cosa fondamentale, ma vendere cosa a chi?
Il settore turismo, soprattutto per quanto riguarda il prodotto Italia, è e sta cambiando, la sociologia del turismo (materia sconosciuta ai più!) può essere una buona base per capire le motivazioni del viaggio, che non sono più legate solo al fattore mare, sole ecc…Insomma, il consumatore oggi è molto più esigente ed informato, e pretende un prodotto diversificato.
E, nonostante la nostra formazione presenti certo delle lacune, da’ degli spunti grazie ai quali, poi, uno può approfondire i temi che maggiormente gli interessano.
Ma, ribadisco, se noi per primi non abbiamo capito il senso del nostro percorso accademico, come possiamo aspettarci che lo facciano gli altri? Se la pensiamo così rimarremo sempre “invisibili”.
Se invece, come già detto, cominciassimo a mettere in risalto i punti forti di quello che abbiamo imparato, sono certa che le cose cambierebbero.
Spero davvero che saremo in tanti ad impegnarci in tal senso, ma con azioni che non siano solo una pretesa ad un posto di lavoro (che, diciamolo, nessuno può garantirci) ma che servano a far capire l’importanza di risorse formate ad hoc.
Detto questo, e scusate se ci sono andata giù lunga, mi ri-unisco all’invito di Dave.
Chi ha delle idee si faccia avanti!
A presto Lavy (banshee)
A riciao a tutti, vedo che la discussione sta prendendo una bella piega e direi che siamo almeno in due (e spero che se ne aggiungano altri) ad avere un atteggiamento positivo e non limitato a: ma le cose stanno così, quindi mi rassegno!
A tal proposito, una specifica come risposta al precedente msg di Dave: credo ti riferissi a me quando hai citato la non importanza del dibattito tra turista e viaggiatore o allocentrico e psicocentrico (trovi alcuni dei miei post firmati Lavy perchè non ricordo come mi sono registrata..) in realtà, oltre al fatto che ero in un momento di sconforto (ma è durato poco!!)il concetto che volevo esprimere è un altro, ossia che è chi sta fuori e deve decidere se prenderti o meno in considerazione come risorsa che non capisce l’importanza di queste nozioni, perchè manca la cultura del professionismo nel settore turistico.
A tal proposito non me ne voglia chi da anni lavora nel settore e che senz’altro, grazie all’esperienza acquisita, può considerarsi un professionista, ma siamo arrivati ad una svolta tale per cui il settore turistico si deve evolvere ed imparare ad avere una visione più complessa, insomma cominciare a lavorare come sistema.
Sono perfettamente d’accordo sul fatto che sia giunto il momento in cui si deve essere più customer oriented, si deve analizzare il mercato al di là delle dinamiche che finora hanno caratterizzato la gestione del turismo in Italia, spesso solo legate alla questione “vendere”…certo, cosa fondamentale, ma vendere cosa a chi?
Il settore turismo, soprattutto per quanto riguarda il prodotto Italia, è e sta cambiando, la sociologia del turismo (materia sconosciuta ai più!) può essere una buona base per capire le motivazioni del viaggio, che non sono più legate solo al fattore mare, sole ecc…Insomma, il consumatore oggi è molto più esigente ed informato, e pretende un prodotto diversificato.
E, nonostante la nostra formazione presenti certo delle lacune, da’ degli spunti grazie ai quali, poi, uno può approfondire i temi che maggiormente gli interessano.
Ma, ribadisco, se noi per primi non abbiamo capito il senso del nostro percorso accademico, come possiamo aspettarci che lo facciano gli altri? Se la pensiamo così rimarremo sempre “invisibili”.
Se invece, come già detto, cominciassimo a mettere in risalto i punti forti di quello che abbiamo imparato, sono certa che le cose cambierebbero.
Spero davvero che saremo in tanti ad impegnarci in tal senso, ma con azioni che non siano solo una pretesa ad un posto di lavoro (che, diciamolo, nessuno può garantirci) ma che servano a far capire l’importanza di risorse formate ad hoc.
Detto questo, e scusate se ci sono andata giù lunga, mi ri-unisco all’invito di Dave.
Chi ha delle idee si faccia avanti!
A presto Lavy (banshee)