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Le vie del vino

primitivo di manduria. buono! Ma che tristezza brindare a distanza

Tra Taranto, Alberobello e Salerno, il Sessantanni Primitivo di Manduria, Cantina di San Marzano, è unanimamente uno dei migliori ( e quello che a me piace di più), ma non proprio a buon mercato....Si può "surrogare" con un Primitivo delle cantine Soloperto, non male, in vendita anche nei supermercati.;)
 
Una delle vie possibili...

Il banchetto maieutico degli adepti essoterici

Ser Brunello, da Montalcino, Signore incontrastato delle Terre circoscritte dall'Orcio, dall'Ombrone e dall'Asso in quel di Siena, già dava segni d'impazienza, facendo pesare oltremodo il suo blasone, e non s'era che all'inizio.
Correva l'anno 1961, annata ottima.
L'aprutino Lo Psillo, il sannitico Martino e l'appulo Liside, nell'ordine finitimi, coordinati dall'ineffabile Mod, siedevano, per ragioni di rango incomprensibili, timidamente al desco.
Ser Brunello troneggiava a centro tavola, altero, quasi sprezzante, scrutando i commensali e la porchetta arrosto servita con contorno di patatine al forno, rigorosamente prive di maionese e ketchup..
Finalmente, dopo tanto temporeggiare, si diede inizio alla stura.
I Zalto Burgundy, turriti bastioni, ne furono subito pervasi e, consci della loro missione, riflettevano rubini riverberi sui visi dei luculliani.
Io e Martino esitavamo quasi intimiditi.
Fu Lo Psillo, per mero disegno olistico, e con gesto deciso e stupefacente, ad afferrarne uno per il gambo e rompere gli indugi sotto gli occhi vigili e senzienti del Mod, nostro sodale e mentore, e suggerne il contenuto.
(segue...)
 
Una delle vie possibili...

Il banchetto maieutico degli adepti essoterici

Ser Brunello, da Montalcino, Signore incontrastato delle Terre circoscritte dall'Orcio, dall'Ombrone e dall'Asso in quel di Siena, già dava segni d'impazienza, facendo pesare oltremodo il suo blasone, e non s'era che all'inizio.
Correva l'anno 1961, annata ottima.
L'aprutino Lo Psillo, il sannitico Martino e l'appulo Liside, nell'ordine finitimi, coordinati dall'ineffabile Mod, siedevano, per ragioni di rango incomprensibili, timidamente al desco.
Ser Brunello troneggiava a centro tavola, altero, quasi sprezzante, scrutando i commensali e la porchetta arrosto servita con contorno di patatine al forno, rigorosamente prive di maionese e ketchup..
Finalmente, dopo tanto temporeggiare, si diede inizio alla stura.
I Zalto Burgundy, turriti bastioni, ne furono subito pervasi e, consci della loro missione, riflettevano rubini riverberi sui visi dei luculliani.
Io e Martino esitavamo quasi intimiditi.
Fu Lo Psillo, per mero disegno olistico, e con gesto deciso e stupefacente, ad afferrarne uno per il gambo e rompere gli indugi sotto gli occhi vigili e senzienti del Mod, nostro sodale e mentore, e suggerne il contenuto.
(segue...)

il problema semmai è facci entrare il mio importante naso in quel burgundy :))
 
La presa del calice fu facile (che assonanza!) e automatico il raccordo con un dettaglio di un viaggio appena terminato. Come per la madeleine di Proust, così le patatine riecheggiarono il rosso della Valle Calepina.
Lo Psillo era appena tornato, infatti, da un tour in terra d’Insubria: una breve escursione a Montisola d’Iseo e poi svolta ad occidente in direzione del castello, ora proprietà di Cristina Kettlitz. L’incontro con le dame del Vino venne fissato per l’ora sesta del pomeriggio.
Tra i vini una Riserva “Castello” e una Riserva Cru Colle Calvario, entrambi vini di marmorea struttura.


Ma qualcosa non andò pel verso giusto…
 
Fu così che, come un sol uomo, spinti da una sorta di nemesi tannica dalle molte bottiglie acquistate al supermercato, cozzammo immediatamente i piombi e sacrificammo a Dioniso.
 
Fu così che Martino tentò di andare in loro soccorso, portando del vino a suo dire di ottima qualità: "Questa è Tintilia sannita, un vino aspro e forte come i guerrieri che a Caudio sottoposero al giogo i soldati romani". Ma Liside lo gelò: "Ha lo stesso retrogusto del catrame, meglio il Tavernello in busta".
Martino non si perse d'animo, tirò fuori una gran riserva dello stesso nettare di Bacco. "Sento lo stesso olezzo delle stalle, ma cosa bevete tra quelle montagne?", sogghignò lo Psillo. Martino ci restò male. E si fece una birra Peroni per tirarsi su
 
La semplice Peroni trangugiata da Martino, neanche doppio malto, fece sbottare il Mod che, con un coup de theatre, ribaltò la compromessa situazione a nostro favore tirando fuori, da sotto la cintola, quello che a noi primamente sembrò solo un'esuberanza anatomica: un Amarone della Valpolicella Classico DOC 2011 Giuseppe Quintarelli, il non plus ultra.
"Empio!" gridò il Mod a Martino che, complice l'assonanza, non si fece pregare e, con fare repentino, carpì la buticula dalle braghe del Mod per riempire.
"Faccio io!" , sentenziò con voce impostata e autorevole Lo Psillo.
 
Dapprima sommessamente, poi, in un crescendo rossiniano fino ai 250-300 ml , Lo Psillo iniziò la mescita, Zalto dopo Zalto.
Liside guardava rapito.
Martino aveva intenzione di rapire, dopo la Peroni.
Il Mod aveva già rapito dall'enoteca di fronte casa sua approfittando di un momento di distrazione dell'esercente, e fatta sua la bottiglia.
 
Ultima modifica:
L'alternanza del mescere e dello svuotar dei calici imitava il ritmo ciclico dell'Araba Fenice, dell'eterno ritorno . Fu qui che maturò, negli essoterici divenuti ormai esoterici, l'idea dell'immanenza, di ciò che è in sè imperituro ed immarcescibile: il bicchiere, non più mezzo vuoto o mezzo pieno (secondo l'opinione vulgata), diveniva SEMPRE vuoto e SEMPRE pieno!
Pietra miliare ed assioma inconfutabile.
Il Mod ratificò il tutto apponendo a suggello il tappo.
All'occaso gli ultimi barlumi del giorno cedevano già lo passo alle tenebre e, fino all'ultima stilla, i quattro diedero il benvenuto alla cena prossima ventura nella consapevolezza di indagare ancora i segreti della vite.
Tanto potè l'Amarone.
 

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