Rob Art
Esperto
Lessico e lavoro
Sarà che sono diventato un trombone, ma il lessico concernente settori di attività, e non, sta diventando insopportabile.
E non perchè siamo puristi o nazionalisti, per carità, ma semplicemente perchè siamo assoggettati a modelli linguistici estranei alla nostra cultura.
Il discorso è complesso, ma chi vuol intendere lo faccia.
Segnatamente al turismo, sembra che i colossi del viaggio abbiano influenzato il nostro modo di parlare, e direttamente di intendere la realtà, con termini inglesi o anglosassoni che ne distorcono la nostra percezione di discendenti di Cicerone e Dante.
Provate, a rovescio, a far interpretare ad un anglosassone i versi "Amor, ch’a nullo amato amar perdona ....": quanto ne capirà? Riuscirà a leggere tra le righe?
Forse un anglosassone su un milione...
Alla stessa stregua noi italiani, soprattutto quando nel nostro lessico ci sono termini efficaci per esprimere lo stesso concetto.
Quando ero giovane (scusate la locuzione che usiamo tra una stretta cerchia di amici) c'era solo Rai 1 che trasmetteva, dalle 20:00 alle 22:30 circa, film perlopiù americani. In bianco e nero.
Molti erano validi e piacevano a mio padre fino a quando un doppiatore diceva "ok". Questo termine inglese contrariava mio padre fino al gesto estremo di spengere il televisore e lasciare tutta la famiglia con la bocca amara poichè non avremmo mai conosciuto l'esito.
Personalmente, tanti anni fa, ebbi a discutere con un pezzo grosso di ITWG (ricordate?) riguardo ad un aumento della commissione. Se ne sarebbe potuto discutere, e negoziare, ma appena questi pronunciò termini come "mark up", "revenue", eccetera, ne fui talmente infastidito che decisi di annullare il contratto in essere (sappiamo tutti che fine abbia poi fatto.).
I francesi, che saranno antipatici ma non bischeri, chiamano il PC "ordinateur", e, secondo me, noi lo dovremmo chiamare "calcolatore" e non computer poichè è il termine che lo definisce alla perfezione.
Scusate lo sfogo....
Sarà che sono diventato un trombone, ma il lessico concernente settori di attività, e non, sta diventando insopportabile.
E non perchè siamo puristi o nazionalisti, per carità, ma semplicemente perchè siamo assoggettati a modelli linguistici estranei alla nostra cultura.
Il discorso è complesso, ma chi vuol intendere lo faccia.
Segnatamente al turismo, sembra che i colossi del viaggio abbiano influenzato il nostro modo di parlare, e direttamente di intendere la realtà, con termini inglesi o anglosassoni che ne distorcono la nostra percezione di discendenti di Cicerone e Dante.
Provate, a rovescio, a far interpretare ad un anglosassone i versi "Amor, ch’a nullo amato amar perdona ....": quanto ne capirà? Riuscirà a leggere tra le righe?
Forse un anglosassone su un milione...
Alla stessa stregua noi italiani, soprattutto quando nel nostro lessico ci sono termini efficaci per esprimere lo stesso concetto.
Quando ero giovane (scusate la locuzione che usiamo tra una stretta cerchia di amici) c'era solo Rai 1 che trasmetteva, dalle 20:00 alle 22:30 circa, film perlopiù americani. In bianco e nero.
Molti erano validi e piacevano a mio padre fino a quando un doppiatore diceva "ok". Questo termine inglese contrariava mio padre fino al gesto estremo di spengere il televisore e lasciare tutta la famiglia con la bocca amara poichè non avremmo mai conosciuto l'esito.
Personalmente, tanti anni fa, ebbi a discutere con un pezzo grosso di ITWG (ricordate?) riguardo ad un aumento della commissione. Se ne sarebbe potuto discutere, e negoziare, ma appena questi pronunciò termini come "mark up", "revenue", eccetera, ne fui talmente infastidito che decisi di annullare il contratto in essere (sappiamo tutti che fine abbia poi fatto.).
I francesi, che saranno antipatici ma non bischeri, chiamano il PC "ordinateur", e, secondo me, noi lo dovremmo chiamare "calcolatore" e non computer poichè è il termine che lo definisce alla perfezione.
Scusate lo sfogo....