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Psicosi da corona-virus e sottostima da parte cinese: è il Turismo a pagarne le conseguenze!

e che vogliamo dire dell'attuale PIAGNUCOLONE Fontana che soltanto qualche settimana fa (era il 25 febbraio) ebbe a dire a proposito del COVID-19 in un intervento al Consiglio regionale della Lombardia:

«Stiamo cercando di far capire che questa è una situazione sicuramente difficile, ma non così tanto pericolosa»-«Il virus è molto aggressivo nella diffusione, ma poi nelle conseguenze molto meno. Fortunatamente è poco più, e non sono parole mie (e di chi sarebbero?), ma dei tecnici con cui parliamo, di una normale influenza».
 
Un altro giorno di clausura, un altro giorno di preoccupazioni. Bisogna essere ottimisti, sempre. Ma a volte lo sconforto prende il sopravvento? Ce la faremo? Quando ne usciremo? Dopo la salute, l'economia. Credo ci voglia un nuovo piano Marshall per ripartire. Nel frattempo i sovranisti gongolano: l'UE sta facendo perdere la pazienza anche agli europeisti più convinti. E anche questo - la storia insegna - potrebbe diventare un virus micidiale
 
il suo nome è Tocilizumab

non si tratta di un gioco enigmistico, ma del farmaco della Roche quotidianamente prescritto dagli oncologi per prevenire gli effetti collaterali indesiderati provocati da alcuni immunoterapici.​

Attualmente in Italia sono stati 6 i pazienti trattati con l’insolito farmaco anti artrite e, il primo di essi, già dopo 24 ore, ha mostrato i miglioramenti sperati. Dopo 48 ore, invece, i suoi parametri respiratori erano rientrati quasi nella norma, motivo per cui, nelle prossime ore, potrebbe anche rinunciare ai tubi dell’ossigenazione nasale.​

Anche il secondo paziente ha presentato miglioramenti, mentre, sugli altri, si attende ancora che il farmaco faccia effetto.

Continua a dare ottimi riscontri questo farmaco. Speriamo bene, almeno si salva qualche vita umana. In attesa del vaccino
 
Cosa ne pensate del Regno Unito e dell'immunità di gregge? questi scherzano con il fuoco, secondo me. Alla fine di questa storia in tanti si pentiranno di aver preso in giro o puntato il dito contro l'Italia. Certo, se tutti rispettassero l'invito a non uscire andrebbe molto meglio. comunque mi aspetto il picco in questa settimana, poi spero cominci la discesa. è una speranza. almeno quella non possono togliercela
 
Hai ragione, scherzano col fuoco.Da qualche parte ho postato qualcosa a proposito. Preme far notare il discorso cinico e "terroristico" del premier Boris Jonhnson, che sembra la controfigura dell'altro fighetto biondo d'oltreoceano, riguardo i futuri imminenti ed inevitabili lutti dei famigliari dei suoi connazionali...
 
In fondo la decisione dell’establishment UK è diametralmente opposta a quella intrapresa dalla Corea del Sud che, alla lunga, sta dimostrando gli effetti migliori.​

Attendere la risposta del gregge o prendere il virus per il bavero?

Sapete @martino_bella e @liside

...quando si accampa il termine aporia
 
La seconda che hai detto ;-) non mi piacciono questi "terroristi" (hanno lo stesso parrucchiere?) che giocano con la pelle delle persone. un po' mi ricordano quell'altro terrorista con i baffetti
 
Alta diagnostica e controllo sociale, il modello Corea del sud ribalta i numeri
Così vicini, così lontani. Imbarazzante il paragone con l'Italia. 8 mila casi contro 15 mila, 71 morti contro oltre mille. Nel paese asiatico meno posti in rianimazione e più tecnologia. Tamponi (a pagamento) senza scendere dall’auto. E per risalire ai contatti avuti da un paziente non si esita a utilizzare tracciati gps dei telefoni, dati sull’uso delle carte di credito e telecamere a circuito chiuso

Andrea Capocci
EDIZIONE DEL14.03.2020
PUBBLICATO13.3.2020, 23:58
Il mantra degli ultimi giorni in Italia è «facciamo come la Cina», riferendosi al lockdown che ancora blocca gran parte delle attività anche fuori dalla zona rossa. In effetti, in Cina i contagi sono diminuiti nettamente: erano quasi 4 mila i nuovi casi giornalieri all’inizio di febbraio e ora la media giornaliera è scesa sotto il centinaio di casi.
MA LA CINA NON È L’UNICO modello che si può prendere a riferimento nella lotta contro il coronavirus. La Corea del sud, ad esempio, ancora all’inizio di marzo era il malato del mondo, con un numero di casi giornalieri doppio anche rispetto a quello italiano. Ora il rapporto si è più che ribaltato: ieri i casi italiani sono stati venti volte superiori a quelli sudcoreani, che registrano solo un centinaio di casi al giorno. In Corea del sud i casi censiti finora sono circa 8 mila, contro i 15 mila in Italia. Ciò che più colpisce è la differenza tra il numero di vittime in Corea del sud e in Italia: più di mille da noi, solo 71 in Corea. Il tasso di letalità, cioè il rapporto tra morti e casi censiti, in Italia supera il 6% mentre in Corea è allo 0,9%.
LA COREA DEL SUD È UN PAESE abbastanza simile al nostro per popolazione e superficie: un po’ più di 50 milioni di abitanti (noi siamo 60 milioni) distribuiti in 220 mila chilometri quadrati, contro i 301 mila italiani, età media di 42 anni poco inferiore ai nostri 46. Come si spiega che lo stesso virus abbia una così diversa letalità in due contesti analoghi?
I fattori sono diversi. Il sistema sanitario non è tra quelli. Anche in Corea del Sud gli ospedali si sono trovati impreparati davanti al numero di malati, con un numero inferiore di posti letto in terapia intensiva per abitante rispetto all’Italia. Alcune vittime sono morte a casa aspettando che si liberasse un letto in reparto.
UNA DIFFERENZA riguarda la strategia adottata per rallentare il contagio. Il principale focolaio sudcoreano è scoppiato all’interno di una congregazione cristiana (la «Chiesa di Gesù al Tempio del tabernacolo della testimonianza») e i casi si sono concentrati all’80% nelle regioni di Daegu e del Gyeongsang del nord, in un’area paragonabile per superficie e popolazione a quella della Lombardia. Ma invece di creare una zona rossa delimitata, le autorità sanitarie di Seul hanno puntato sulla rigida applicazione di quarantene, sul controllo capillare di eventuali contatti dei pazienti positivi e sulla capacità diagnostica.
PER CAPIRE CON QUALI PERSONE un paziente è entrato in contatto, non si è risparmiato in tecnologia. Oltre alle testimonianze dei pazienti, sono stati usati i tracciati gps dei telefoni, i dati sull’utilizzo delle carte di credito, le telecamere a circuito chiuso. Per ottenere queste informazioni sono state integrate le banche dati della polizia, delle società telefoniche, delle assicurazioni sanitarie e delle autorità finanziarie. Come altrove, il costo di un sistema sanitario impreparato davanti alle emergenze si è scaricato sui cittadini in termini di salute, ma anche di controllo sociale.
L’altro fattore decisivo è la capacità diagnostica. Sulla carta, i criteri con cui le autorità sanitarie sud-coreane scelgono quali persone devono sottoporsi al test per il coronavirus non sono diversi da quelli usati da noi. Ma la disponibilità di test è più elevata, si arriva a farne fino a 20 mila in un giorno, più ancora degli 11 mila tamponi effettuati in Italia.​
ANCHE IN COREA DEL SUD serve una prescrizione medica per il test, ma pagando circa 130 euro lo si può fare anche senza. Decine di centri diagnostici sono stati allestiti direttamente in strada e il tampone si può fare senza scendere dalla macchina. Così diminuisce il rischio di infezioni per medici e altri pazienti. I laboratori autorizzati per il test sono 96, il doppio rispetto ai nostri.
Questo ha permesso di rintracciare un numero molto più grande di contatti, rispetto alla sola testimonianza da parte dei pazienti che può essere lacunosa.​
Senza contenimento, ogni individuo infetto ne contagia in media altri tre o quattro. Per fermare la diffusione del coronavirus, gli epidemiologi ritengono necessario isolare almeno il 70% dei contatti a rischio. Secondo una ricerca di un’università olandese, il contagio da infetti asintomatici è più frequente del previsto. Se il dato fosse confermato, poter rintracciare i contatti con tempestività diventerebbe decisivo.
GRAZIE ALLA STRATEGIA adottata in Corea del sud, il profilo dei casi positivi è risultato piuttosto diverso da quello italiano. Le persone positive al virus sono più giovani (meno di cinquant’anni contro oltre sessanta da noi) e hanno meno sintomi. Le donne (maggioritarie nelle chiese evangeliche) sono il 62% delle persone contagiate e hanno fattori di rischio minori: solo il 6% delle coreane fuma, contro il 38% dei maschi.

https://ilmanifesto.it/alta-diagnos...-sud-ribalta-i-numeri-per-ribaltare-i-numeri/
 
Il Vietnam in testa nella lotta alla pandemia
Coronavirus. 44 nuovi casi, ma di importazione. L’Oms si è congratulata con il governo per la tempestività e l’efficienza,

Silvia FrosinaHANOI
EDIZIONE DEL15.03.2020
PUBBLICATO14.3.2020, 23:59
Con gli occhi del mondo puntati sull’Italia, l’Europa e gli Stati uniti in preda al panico, è di nuovo l’Asia a portarsi in testa nella lotta alla pandemia. La medaglia al valore, questa volta, va al Vietnam. Il paese, che da anni gravita nell’orbita della Cina e con cui condivide il confine settentrionale, aveva importato il primo caso extra-cinese di Coronavirus il 23 gennaio. Ma grazie agli inflessibili protocolli di contenimento – interi comuni sono stati isolati fin dallo scoppio dei primi soli cinque casi – il Vietnam è riuscito a liberarsi di Covid-19. Il 25 febbraio il ministero della Salute ha dichiarato che anche l’ultimo dei soli 16 contagiati sul suo territorio si è ripreso completamente.
«VOGLIO CHE IL PAESE resti umile», ha dichiarato in conferenza stampa il vice primo ministro Dam, «abbiamo vinto una battaglia ma non la guerra». E infatti il 6 marzo, pochi giorni prima che arrivasse l’autorizzazione dell’Oms a dichiarare il paese libero dal virus, sono comparsi nuovi contagi. Oggi il numero totale è salito a 44, ma ancora nessun morto. Si tratta di casi d’importazione: dei primi dieci scoperti, otto sono cittadini britannici e solo due vietnamiti, di ritorno da un tour in Europa. Tutti si trovavano sullo stesso volo proveniente da Londra e a Ho Chi Minh è già caccia all’uomo per un altro passeggero inglese sfuggito alla quarantena.
NON SOLO: secondo la Vietnam News Agency il tampone messo a punto dall’Istituto Nazionale di Epidemiologia è compatibile con i criteri stabiliti dalle agenzie Onu e verrà presto messo in circolazione ed esportato all’estero. Il tampone made in Vietnam – in grado di verificare la positività al virus solo in un’ora – sarebbe il secondo a venire impiegato su vasta scala dopo quello cinese, che richiede appena 15 minuti. Tutto ciò ha fatto entrare Hanoi nelle grazie della comunità internazionale: l’Oms si è congratulata con il governo per la tempestività e l’efficienza e l’ambasciata americana ha chiesto esplicitamente al paese di promuovere una più stretta collaborazione tra i paesi del sud-est asiatico per far fronte alla crisi.
L’efficacia della risposta si deve a misure preventive molto lungimiranti: il piano governativo per impedire la diffusione dei contagi era pronto già da fine dicembre, quando l’Europa era ancora all’oscuro della situazione a Wuhan. Tra i meriti di Hanoi, anche l’aver dato vita a una fortunatissima campagna di educazione all’igiene che, a suon di Coronavirus jealousy (remake di una top hit vietnamita, ma a breve sarà disponibile la versione inglese) è riuscita in poco tempo a cambiare le abitudini della popolazione.
COSÌ, LA RIGIDA FLESSIBILITÀ delle società asiatiche – il sistema politico vietnamita non è lontano da quello cinese – evidenzia il caos di quelle occidentali, dove lo Stato si accanisce con misure di contenimento sempre più severe su cittadini spesso incapaci – per le premesse teoriche insite nel nostro peculiare modo di stare in società, più che per becero egoismo – di anteporre il bene collettivo alle esigenze personali.

https://ilmanifesto.it/il-vietnam-in-testa-nella-lotta-alla-pandemia/
 
quando alla SOSTENIBILITA' viene concessa la precedenza

AUSTRALIA - il direttore della catena di supermercati Woolies

"Per aiutare a supportare le esigenze di acquisto da parte degli anziani e delle persone con disabilità, abbiamo introdotto ORARI DEDICATI nei nostri negozi per permettere a tali categorie di scegliere i loro articoli essenziali in un ambiente MENO affollato".

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Già già @Lo Psillo, cominciano a capire. Speriamo comincino a capirlo anche dalle mire parti. Ancora troppa gente in giro. Mi affaccio alla finestra e vedo un esercito di salutisti: tutti a correre. Sembra la maratona di New York.
@liside invece mi dà l'assist per parlare delle Partite IVA. Tutte incazzate nere, chissà perché. Ho come l'impressione che la crisi economica dalla quale ancora non usciamo sia stato un zuccherino rispetto a ciò che ci aspetta nei prossimi mesi. Spero di sbagliarmi
 
Il Vietnam in testa nella lotta alla pandemia
Coronavirus. 44 nuovi casi, ma di importazione. L’Oms si è congratulata con il governo per la tempestività e l’efficienza,

Silvia FrosinaHANOI
EDIZIONE DEL15.03.2020
PUBBLICATO14.3.2020, 23:59
Con gli occhi del mondo puntati sull’Italia, l’Europa e gli Stati uniti in preda al panico, è di nuovo l’Asia a portarsi in testa nella lotta alla pandemia. La medaglia al valore, questa volta, va al Vietnam. Il paese, che da anni gravita nell’orbita della Cina e con cui condivide il confine settentrionale, aveva importato il primo caso extra-cinese di Coronavirus il 23 gennaio. Ma grazie agli inflessibili protocolli di contenimento – interi comuni sono stati isolati fin dallo scoppio dei primi soli cinque casi – il Vietnam è riuscito a liberarsi di Covid-19. Il 25 febbraio il ministero della Salute ha dichiarato che anche l’ultimo dei soli 16 contagiati sul suo territorio si è ripreso completamente.
«VOGLIO CHE IL PAESE resti umile», ha dichiarato in conferenza stampa il vice primo ministro Dam, «abbiamo vinto una battaglia ma non la guerra». E infatti il 6 marzo, pochi giorni prima che arrivasse l’autorizzazione dell’Oms a dichiarare il paese libero dal virus, sono comparsi nuovi contagi. Oggi il numero totale è salito a 44, ma ancora nessun morto. Si tratta di casi d’importazione: dei primi dieci scoperti, otto sono cittadini britannici e solo due vietnamiti, di ritorno da un tour in Europa. Tutti si trovavano sullo stesso volo proveniente da Londra e a Ho Chi Minh è già caccia all’uomo per un altro passeggero inglese sfuggito alla quarantena.
NON SOLO: secondo la Vietnam News Agency il tampone messo a punto dall’Istituto Nazionale di Epidemiologia è compatibile con i criteri stabiliti dalle agenzie Onu e verrà presto messo in circolazione ed esportato all’estero. Il tampone made in Vietnam – in grado di verificare la positività al virus solo in un’ora – sarebbe il secondo a venire impiegato su vasta scala dopo quello cinese, che richiede appena 15 minuti. Tutto ciò ha fatto entrare Hanoi nelle grazie della comunità internazionale: l’Oms si è congratulata con il governo per la tempestività e l’efficienza e l’ambasciata americana ha chiesto esplicitamente al paese di promuovere una più stretta collaborazione tra i paesi del sud-est asiatico per far fronte alla crisi.
L’efficacia della risposta si deve a misure preventive molto lungimiranti: il piano governativo per impedire la diffusione dei contagi era pronto già da fine dicembre, quando l’Europa era ancora all’oscuro della situazione a Wuhan. Tra i meriti di Hanoi, anche l’aver dato vita a una fortunatissima campagna di educazione all’igiene che, a suon di Coronavirus jealousy (remake di una top hit vietnamita, ma a breve sarà disponibile la versione inglese) è riuscita in poco tempo a cambiare le abitudini della popolazione.
COSÌ, LA RIGIDA FLESSIBILITÀ delle società asiatiche – il sistema politico vietnamita non è lontano da quello cinese – evidenzia il caos di quelle occidentali, dove lo Stato si accanisce con misure di contenimento sempre più severe su cittadini spesso incapaci – per le premesse teoriche insite nel nostro peculiare modo di stare in società, più che per becero egoismo – di anteporre il bene collettivo alle esigenze personali.

https://ilmanifesto.it/il-vietnam-in-testa-nella-lotta-alla-pandemia/
Il Manifesto <3 Le prime pagine del cartaceo mi facevano impazzire
 
una notizia confortante per il Continente Africano

Il miliardario cinese co-fondatore di Alibaba, Jack Ma, si è impegnato a donare 20.000 kit di test, 100.000 maschere e 1.000 tute protettive a ciascun paese africano per aiutare la lotta contro il COVID-19.

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Martino, posso chiederti quanti anni hai? Il Manifesto a 3 pagine, una volta alla settimana 2 pagine in più, è roba da anni 70....:):cool:
Ho 48 anni, ma anche negli anni '90 non era male. Mi raccontano di quando morì papa Luciani, dopo mene di un mese dalla nomina: è rimorto il papa. Pi, in tempi più recenti, con l'elezione di Ratzinger: Pastore Tedesco. Leggevo anche "Cuore", mentre tu forse "Il Male" o qualcosa del genere
 
Ho 48 anni, ma anche negli anni '90 non era male. Mi raccontano di quando morì papa Luciani, dopo mene di un mese dalla nomina: è rimorto il papa. Pi, in tempi più recenti, con l'elezione di Ratzinger: Pastore Tedesco. Leggevo anche "Cuore", mentre tu forse "Il Male" o qualcosa del genere
forse c'è un equivoco sul "3" insieme a <3 doveva formare il simbolo del cuore, invece non è uscito
 
Ho 48 anni, ma anche negli anni '90 non era male. Mi raccontano di quando morì papa Luciani, dopo mene di un mese dalla nomina: è rimorto il papa. Pi, in tempi più recenti, con l'elezione di Ratzinger: Pastore Tedesco. Leggevo anche "Cuore", mentre tu forse "Il Male" o qualcosa del genere

Il Male, censurato, e poi rinato come "I quaderni del sale", ma anche Frigidaire.
E poi Pintor, la Rossanda, Valentino Parlato....che tempi quei tempi....
 
Questa la top-ten dell’incidenza del contagio da COVID-19 in Italia in base alla provincia:

LODI
1 ogni 162 abitanti​

CREMONA
1 ogni 173 abitanti​

PIACENZA
1 ogni 238 abitanti​

BERGAMO
1 ogni 279 abitanti​

BRESCIA
1 ogni 384 abitanti​

PESARO/URBINO
1 ogni 442 abitanti​

PARMA
1 ogni 565 abitanti​

PAVIA
1 ogni 618 abitanti​

RIMINI
1 ogni 666 abitanti​

LECCO
1 ogni 767 abitanti​

fonte: ISS
 
Il Male, censurato, e poi rinato come "I quaderni del sale", ma anche Frigidaire.
E poi Pintor, la Rossanda, Valentino Parlato....che tempi quei tempi....
Per me figure mitologiche. Poi di Luigi Pintor ricordo il fratello Giaime. Morì ai piedi delle Mainarde, a ridosso della Linea Gustav su una mina piazzata dai nazisti. Era un liberale, ma la scelta di sostenere i partigiani e di passare nelle fila degli antifascisti fu naturale. Però, che tempi, vero :-)
 
Questa la top-ten dell’incidenza del contagio da COVID-19 in Italia in base alla provincia:

LODI
1 ogni 162 abitanti​

CREMONA
1 ogni 173 abitanti​

PIACENZA
1 ogni 238 abitanti​

BERGAMO
1 ogni 279 abitanti​

BRESCIA
1 ogni 384 abitanti​

PESARO/URBINO
1 ogni 442 abitanti​

PARMA
1 ogni 565 abitanti​

PAVIA
1 ogni 618 abitanti​

RIMINI
1 ogni 666 abitanti​

LECCO
1 ogni 767 abitanti​

fonte: ISS
Mi hanno fatto notare che la zona più colpita d'Italia è anche quella più industrializzata e inquinata. Anche in Cina, da questo punto di vista, non se la passano bene. Solo un caso? Forse è un messaggio divino: l'Italia non deve puntare sull'industria, ma su ambiente e turismo ;-)
 

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