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Covid, addio cassa integrazione per tutti: cosa cambia
Stop alla cassa integrazione per tutti come è accaduto nei primi mesi dell'emergenza. Nel 2021 verrà concentrata sui settori maggiormente in difficoltà.

28 Settembre 2020

Lo aveva annunciato il ministro dell’Economia Gualtieri una decina di giorni fa, ora è certo: La cassa integrazione “per tutti” per sostenere le aziende nella crisi innescata dalla pandemia di coronavirus finirà col 2020. Dal 2021 non sarà più generalizzata e gratuita.

“Escludo – aveva detto il titolare del Mef – che ci sia la cassa integrazione generalizzata e gratuita per tutti, già ora la stiamo superando”. Ci sarà, invece la cassa integrazione nella sua versione standard, spiega il ministro, e “qualche elemento specifico per sostenere i settori più in difficoltà”.

Dunque le imprese potranno continuare a usare i normali ammortizzatori sociali (la CIG 2020 con causale Covid non ha intaccato i massimali previsti) e ci saranno eventualmente interventi a sostegno di settori particolarmente colpiti dalla crisi economica determinata dal Coronavirus.
Il Governo riproporrà ammortizzatori più mirati rispetto a quelli fin qui previsti. Prevedibilmente inseriti nella manovra 2020 oppure in provvedimenti specifici nel prossimo autunno. Mentre, in vista, c’è una riforma degli ammortizzatori vera e propria, annunciata a più riprese dal ministero del Lavoro, Nunzia Catalfo e inserita fra gli interventi del Recovery Plan italiano, le cui linee guida sono state inviate dal Governo al Parlamento.

La cassa Covid, come noto, è prevista dal Decreto Agosto fino alla fine del 2020: ci sono altre 18 settimane, utilizzabili dallo scorso 13 luglio, in aggiunta alle 18 precedentemente previste dal Cura Italia e dal Decreto Rilancio. E’ previsto un meccanismo di domanda 9+9, con un contributo addizionale legato al fatturato per le imprese che chiedono le ultime nove settimane e hanno subito riduzioni dei ricavi inferiori al 20% per l’emergenza Covid. E c’è un meccanismo premiale, con un esonero contributivo per le imprese che, avendo utilizzato le cassa integrazione da maggio a metà luglio, non chiedono le ulteriori settimane. Infine, il divieto di licenziamento è a sua volta legato all’utilizzo della nuova CIG Covid.

quifinanza.it
 
"Non lavoro gratis": Natalia Maramotti lascia Destinazione Turistica Emilia
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La presidente annuncia le dimissioni dalla guida dell'ente che unisce Piacenza, Parma e Reggio nel segno della cultura

03 ottobre 2020


Natalia Maramotti lascia la presidenza di Destinazione Turistica Emilia, l'ente pubblico fondato nel 2017 dai capoluoghi Reggio Emilia, Parma e Piacenza a cui aderiscono più di cento Comuni.

In una intervista al Resto del Carlino l'assessora reggiana spiega di avere chiesto una indennità, ricevendo il no della Regione: "Ne faccio anche una questione di 'genere', forse si pensa che il lavoro delle donne possa essere gratuito..." ha detto.
Maramotti era alla guida di Destinazione Turistica Emilia da tre anni e mezzo. Un compito svolto gratuitamente in quanto la normativa vieta a chi è stato in una pubblica amministrazione (Maramotti ha ricoperto il ruolo di assessore comunale a Reggio) di avere incarichi nelle società partecipate per i due anni successivi alla fine del mandato e in secondo luogo di percepire compensi per l'ente turistico.

Trascorsi tre anni dalla conclusione del compito in Giunta a Reggio in quota Pd, Maramotti ha chiesto un compenso e una volta incassato il no da Bologna ha deciso di fare un passo indietro: "Una scelta obbligata, non posso accettare di avere responsabilità importanti senza percepire uno stipendio".

Destinazione Turistica Emilia ha avuto un ruolo molto importante anche nella preparazione e nella promozione di molti eventi collegati a Parma capitale italiana della Cultura con oltre oltre 500 appuntameti che, prima della pandemia, avrebbero dovuto accompagnare i visitatori nel corso dell'anno a scoprire, tramite il veicolo della cultura, la bellezza del territorio dell'Emilia occidentale.

repubblica.it
 
TURISMO: A RISCHIO 1,3 MILIONI DI POSTI DI LAVORO
Il turismo, settore che vale il 13% del PIL nazionale, è stato tra i più colpiti dalla pandemia

Le conseguenze più preoccupanti sono quelle sull’occupazione: solo ad agosto e solo per alberghi e ristoranti sono state autorizzate 44 milioni di ore di cassa integrazione, corrispondenti a 254mila mensilità a tempo pieno.

Ancora più allarmante è quanto riportato nella relazione di accompagnamento al decreto agosto: da gennaio a maggio 2020 le assunzioni nei settori turismo e terme si sono ridotte dell’80% per i contratti di lavoro stagionale e del 60% per quelli a tempo determinato.

Per i prossimi mesi, le previsioni non migliorano, infatti, da agosto a fine anno, il Governo stima una riduzione delle assunzioni nell’ordine del 70%.

Durante il lockdown pressoché tutte le aziende del settore hanno dovuto sospendere l’attività per quasi tre mesi per legge o sono state costrette a reinventarsi l’attività. Solo gli alberghi avevano la possibilità di rimanere aperti ma, non avendo ospiti, molti hanno dovuto chiudere. Da marzo a maggio 2019 la media mensile dei lavoratori dipendenti nel turismo è stata di 1.262.921 unità. Di queste il 59,8% aveva contratti a tempo indeterminato, e quindi tutelata dal blocco dei licenziamenti, ma il restante 40,2% erano lavoratori con contratto a termine o stagionali.

Chi ha visto scadere il proprio contratto difficilmente ha trovato altre occasioni d’impiego, specialmente all’interno del settore. Da qui un ulteriore elemento di preoccupazione: la dispersione di competenze e professionalità che rischia di impoverire il settore e compromettere le capacità di ripresa.

Sebbene gli italiani non abbiano rinunciato del tutto alla vacanza ed abbiano avuto modo di scoprire meglio i propri territori, preoccupa l’approssimarsi dell’autunno. Con la riapertura delle scuole, la stagione estiva è ufficialmente conclusa e il settore non può sostenere i costi di un intero anno con i proventi di appena tre mesi di lavoro. Senza contare poi che mancano all’appello i turisti stranieri, cioè il segmento di mercato a maggior valore aggiunto in termini di spesa.

Dall’esame dettagliato della situazione occupazionale del 2019, fotografata dal XII rapporto “Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo” redatto da Federalberghi e FIPE per conto dell’Ente Bilaterale Nazionale Turismo, si possono comprendere le enormi ricadute che l’emergenza Covid ha avuto e avrà.

Nel 2019 gli occupati dipendenti nel settore turistico sono stati nella media dell’anno 1.300.512, con un aumento rispetto al 2018 del 4,7%. In particolare, si trattava di donne (52,6% sul totale) e i giovani (il 60,1% ha meno di 40 anni). Il turismo, infatti, riesce in quello che nessun Governo riesce mai a fare: far entrare nel mondo del lavoro due delle categorie che storicamente hanno più difficoltà a trovare un’occupazione.

I DATI DEL RAPPORTO NEL DETTAGLIO
Lo studio, basato su dati forniti dall’INPS, è stato realizzato da Federalberghi e Fipe in partnership con EBNT (Ente Bilaterale Nazionale per il Turismo) e analizza l’andamento dell’occupazione dipendente dell’intera filiera del turismo italiano nel corso del 2019. Ecco in dettaglio i dati.
GLI OCCUPATI – I lavoratori dipendenti occupati in Italia nelle aziende del settore sono stati 1.300.512 (media annua), di cui il 47,4% uomini ed il 52,6% donne per un’età media di 37 anni. La maggioranza (60,1%) ha meno di 40 anni. Il 46,3% risulta assunto a tempo pieno ed il restante 53,7% a tempo parziale. Gli stranieri rappresentano il 25,0% della forza lavoro dipendente.
Nel dettaglio, le imprese ricettive contano una forza lavoro dipendente media annua pari a 269.530 unità, i pubblici esercizi 989.354, l’intermediazione 32.480, il termale 7.573 e i parchi di divertimento 1.575.
LE AZIENDE – Il numero delle aziende turistiche con lavoratori dipendenti è pari a 200.388 (media annua), di queste 27.365 appartengono al comparto ricettivo, 166.723 ai pubblici esercizi, 5.852 all’intermediazione, 252 al comparto termale e 196 ai parchi di divertimento.
LA DIMENSIONE MEDIA – L’organico nel settore turismo è in media pari a 6,5 lavoratori dipendenti per azienda. In particolare, nel comparto ricettivo hanno lavorato 9,7 dipendenti per azienda e in quello dei pubblici esercizi 5,9 dipendenti per azienda. Nell’intermediazione, invece, i dipendenti per azienda sono stati 5,5, mentre nel comparto termale e nei parchi di divertimento sono stati rispettivamente 29,9 e 7,5.

GLI OCCUPATI PER LIVELLO PROFESSIONALE

I DIRIGENTI – Nelle aziende del settore i lavoratori dipendenti assunti come dirigenti ammontano a 790 unità (media annua). Si tratta di figure professionali presenti soprattutto nelle aziende di maggiori dimensioni che nel settore rappresentano una quota minoritaria. Si evidenzia che nel comparto ricettivo se ne sono registrati in media 282, nei pubblici esercizi 339, nell’intermediazione 123, nel termale 32 e nei parchi di divertimento 15.
I QUADRI – Sono stati 5.064 gli occupati inseriti nel turismo in qualità di quadri. Nei servizi ricettivi ne risultano 2.209 (media annua), nei pubblici esercizi 1.921, nell’intermediazione 846, nel termale 76 e nei parchi di divertimento 13.
GLI IMPIEGATI – I lavoratori registrati in questa categoria professionale sono risultati 125.799 di cui 53.561 unità hanno lavorato nel comparto ricettivo, 42.940 nei pubblici esercizi, 25.959 nell’intermediazione, 3.084 nel termale e 255 nei parchi di divertimento.
GLI OPERAI – Nel turismo hanno lavorato mediamente 1.067.948 operai, di cui 200.486 appartengono al comparto ricettivo, 858.883 ai pubblici esercizi, 3.199 sono occupati nell’intermediazione, 4.299 nel termale e 1.081 nei parchi di divertimento. Nella qualifica di operai confluiscono la stragrande maggioranza delle figure professionali del settore fatta di cuochi, personale di sala, addetti ai piani e facchini.
GLI APPRENDISTI – Il numero degli apprendisti operanti nel turismo risulta pari a 100.752 unità. Nel ricettivo si registrano 12.944 apprendisti, nei pubblici esercizi 85.201, nell’intermediazione 2.313, nel termale 83 e nei parchi di divertimento 211.

GLI OCCUPATI PER TIPOLOGIA CONTRATTUALE

I DIPENDENTI CON CONTRATTO A TEMPO INDETERMINATO – I lavoratori assunti a tempo indeterminato nel 2019 sono stati 754.891 (il 58,0% del totale), il maggior numero, 614.537 unità, lavora nei pubblici esercizi, 107.812 nel comparto ricettivo, 26.875 nell’intermediazione, 5.114 nel termale e 553 nei parchi di divertimento.
I DIPENDENTI CON CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO – I contratti a tempo determinato sono stati 360.621, di cui 54.195 sono propri del comparto ricettivo, 301.210 dei pubblici esercizi, 3.866 dell’intermediazione, 966 del termale e 385 dei parchi di divertimento.
I DIPENDENTI CON CONTRATTO STAGIONALE – Gli stagionali sono stati nel 2019 185.000, di cui 107.523 inseriti nel comparto ricettivo, 73.608 nei pubblici esercizi, 1.739 nell’intermediazione, 1.494 nel termale e 637 nei parchi di divertimento.
I DIPENDENTI CON CONTRATTO INTERMITTENTE – I lavoratori assunti con contratto intermittente sono stati in tutto 143.159, di cui 17.811 unità impiegati nel comparto ricettivo, 124.452 nei pubblici esercizi, 488 nell’intermediazione, 222 nel termale e 186 nei parchi di divertimento.
I DIPENDENTI CON CONTRATTO PART-TIME – Sono stati 698.161 i lavoratori part-time occupati nelle imprese del turismo nel corso del 2019. Di questi 593.708 sono registrati come operai e 44.915 come impiegati.
Nel ricettivo i lavoratori a tempo parziale sono stati 75.805, di cui 58.489 inquadrati come operai e 13.426 come impiegati.
Nei pubblici esercizi gli occupati part-time sono stati 607.980, di cui 532.091 operai e 21.175 impiegati.
Nell’intermediazione sono risultati in media 11.847 lavoratori a tempo parziale, di cui 1.477 operai e 9.563 impiegati.
Nel termale i part-time sono stati in media d’anno 1.819, di cui 1.135 operai e 651 impiegati. Nei parchi di divertimento, infine, i lavoratori part-time sono stati 710, di cui 516 operai e 100 impiegati.

GLI OCCUPATI PER CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE

ETÀ – L’età media dei lavoratori del settore turismo è di 37 anni. In particolare, nel ricettivo essa è pari a 40 anni, nei pubblici esercizi a 36, nell’intermediazione è pari a 40 anni, nel termale a 46 e nei parchi di divertimento a 33.
SESSO – Nel turismo il numero delle lavoratrici supera quello dei lavoratori: 684.206 donne contro 616.306 uomini, con una percentuale pari al 52,6%. Nel ricettivo è donna il 54,2% delle persone occupate (145.970 lavoratrici in tutto) mentre nei pubblici esercizi il 51,5% (509.293 donne).
Nell’intermediazione la percentuale di lavoro femminile tocca il 72,5% (23.554 donne). Nel termale la percentuale delle donne occupate è pari al 61,6% (4.662 donne) mentre nei parchi di divertimento è del 46,1% (726 donne).
NAZIONALITÀ – Nel settore turismo nel 2019 hanno lavorato in media 324.775 lavoratori stranieri (pari al 25,0% dell’occupazione dipendente complessiva). Di questi 74.037 sono occupati nel ricettivo (22,7%), 246.769 nei pubblici esercizi (76,0%), 3.214 nell’intermediazione (1,0%), 591 nel termale (0,2%) e 164 nei parchi di divertimento (0,1%).
LA STAGIONALITÀ – Il picco massimo di occupazione è stato registrato nei mesi estivi ed in particolare a luglio, con 1.523.184 lavoratori occupati, e ad agosto con 1.515.418 unità. Il numero più basso di lavoratori, invece, si è concentrato nei mesi invernali con 1.084.348 occupati a febbraio e 1.105.735 a gennaio (cfr. tabella 1).
Anche per quanto riguarda le aziende è stato nei mesi estivi che sono stati registrati i numeri più alti: 218.997 realtà attive a luglio, seguito da agosto che ne ha contate 218.641. Nel mese di febbraio è stato registrato il dato più basso, con 182.244 aziende (cfr. tabella 2).
Rispetto alla dimensione media, infine, è a giugno e luglio che sono state toccate le punte massime con 7 dipendenti per impresa. La punta minima è stata registrata a febbraio: 5,9 dipendenti.
LE REGIONI CON PIÙ OCCUPATI – La Lombardia è la regione con più lavoratori dipendenti nel turismo con 234.795 unità. La seconda regione è l’Emilia-Romagna con 132.770 lavoratori, terzo il Lazio con 128.834. Seguono, il Veneto che occupa 128.400 lavoratori dipendenti e la Toscana che ne registra 95.833.
LE PROVINCE CON PIÙ OCCUPATI – La provincia con più occupati nel turismo è quella di Milano con 111.708 lavoratori su un totale di 1.300.512 dipendenti. Al secondo posto si è classificata la provincia di Roma con 106.118 dipendenti. Terza la provincia di Napoli con 49.159 lavoratori nel turismo. Quarta la provincia di Venezia che ha registrato 37.332 dipendenti e quinta la provincia di Bolzano con 36.264 dipendenti.

Fonte: Ufficio stampa Federalberghi
 
Coronavirus Cina, zero contagi e boom del turismo per la "settimana d'oro"
Negli otto giorni di festa nazionale sono tornate a crescere le prenotazioni di aerei e alberghi tutto il Paese. I nuovi casi sono stati praticamente azzerati grazie a lockdown localizzati e controlli stringenti

È finita l'8 ottobre la "settimana d'oro" (Huángjin Zhou), otto giorni di ferie per tutti i lavoratori cinesi, che per la prima volta da quando è iniziata la pandemia di coronavirus hanno ricominciato a viaggiare e spendere a livelli pre Covid.
Aerei e alberghi in netta ripresa
Il gigante cinese dei pagamenti con carta China UnionPay, durante i primi tre giorni di ferie, ha visto aumentare i suoi pagamenti online del 9,6%. Secondo i dati di Fliggy, agenzia di viaggi di Alibaba, le prenotazioni alberghiere a livello nazionale sono aumentate di oltre il 50% su base annua, mentre sia le prenotazioni di biglietti aerei che di siti turistici sono aumentate del 16% su base annua. "Ogni anno, il costo della vacanza di una settimana è un barometro attentamente monitorato dello stato di salute dell'economia del Paese", ha scritto il New York Times, sottolineando che le vacanze di quest'anno hanno offerto "la misura più chiara finora della ripresa della Cina dalla pandemia”.
Tamponi, quarantena e lockdown localizzati
La voglia di ritornare a viaggiare deriva anche dalla sicurezza a livello di contagi da Covid: da circa un mese nel Paese ci sono zero nuovi casi interni, solo qualche caso importato da cittadini in rientro dall’estero o viaggiatori stranieri. Inoltre chi arriva in Cina deve fare un tampone prima di imbarcarsi, uno appena si atterra e poi comunque passare 14 giorni di quarantena in albergo, registrandosi su un'app. Il Governo ha anche deciso di imporre lockdown mirati e immediati nelle città che vedevano un aumento dei casi con possibili focolai, in modo da limitare nuovi contagi.
Al momento 90 mila casi registrati
Guardando i numeri pubblicati quotidianamente dalla Johns Hopkins University sui contagi da Covid19 nel mondo, in Cina al 9 ottobre sono stati registrati 90.728 casi, con 4.739 morti. Le rilevazioni del Governo potrebbero nono tenere conto delle vastissime zone rurali in cui vivono milioni di cittadini, ma i dati sicuramente sono meno preoccupanti rispetto all'inizio della pandemia. Anche se la scia di possibili nuovi contagi causati dal movimento della settimana d'oro si potrà conteggiare solo tra qualche settimana.

tg24.sky.it
 

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